Il 18 luglio alla Casa di Paolo è stato presentato il libro “Stato Mafia. La guerra dei trent’anni” scritto dal giornalista Stefano Baudino e dal documentarista antimafia e antiterrorismo e appartenente al comparto delle forze dell’ordine Heiner Koenig. Alla presentazione ha preso parte Luigi de Magistris, già magistrato e sindaco di Napoli, ed è stato moderato da Giuseppe Galasso, referente agende rosse di Siena.
Il contesto è quello del ricordo a 33 anni della strage di via d’Amelio, dove il 19 luglio del 1992 vennero uccisi il giudice Paolo Borsellino insieme agli agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina. L’unico sopravvissuto fu Antonio Vullo.
Il 19 luglio i due autori li abbiamo intervistati in via d’Amelio per parlare del loro libro ma anche degli ultime novità e movimenti nella lotta alle mafie.
“È molto problematico quello che sta succedendo in commissione parlamentare antimafia è proprio perché la maggior parte dei cittadini non lo stanno capendo. Quello che vediamo è una commissione antimafia che parcellizza i lavori sulle stragi, anzi dimentica tutte le stragi che non c’entrano con quella di via d’Amelio proprio perché erige Paolo Borsellino a eroe ideologico, eroe di una parte politica. Mentre, invece, ci si dimentica tutto quello che le inchieste e i processi hanno appurato in questi anni, ovvero che c’è un grandissimo filo conduttore tra le stragi non soltanto quelle degli anni ’90 ,a anche le stesse logiche delle stragi degli anni ’70.”
Sono queste le parole del giornalista in merito ai lavori della commissione parlamentare antimafia.
“La popolazione civile, fattivamente, la cosa più importante che può fare è informarsi in maniera corretta, a 360°. la finalità della nostra azione, anche se è una goccia nel mare, è proprio quella, vale a dire portare al ripristino di quella che è la verità documentale e di quella che è la verità storica che ha portato fino a qua. Poi oggi la cosa è ancora molto più difficile da fare perché anche gli addetti ai lavori, anche persone insospettabili e anche persone molto vicine a determinati contesti, si sono assunti la responsabilità di violare quello che era il principio di azione di Paolo Borsellino, oltre che di Giovanni Falcone, di Antonino Caponnetto, di Chinnici e di Gian Carlo Caselli, vale a dire la visione d’insieme, vale a dire non innamorarsi su di una pista investigativa, ma considerare il quadro probatorio a 360°”
Commenta così il documentarista sulla possibilità dei cittadini di informarsi e sui lavori che si dovrebbero portare avanti.
foto copertina di Antonino Schilirò
19 luglio
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