Pentiti, collaboratori, testimoni di giustizia. Termini ben diversi, vite che hanno avuto un patto radicalmente opposto nell’incontro/scontro con le mafie del “Paese orrendamente sporco” e il “puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità” contro cui Paolo Borsellino chiese di opporre il “fresco profumo della libertà”.
Sono cento, su sessanta milioni di italiani circa, i “testimoni di giustizia”. Ovvero le persone che in quel fresco profumo di libertà credono, lo alimentano e lo portano avanti ogni giorno. I testimoni sono persone che non hanno mai commesso reati, che hanno visto con i loro occhi e sentito con le loro orecchie il “puzzo del compromesso” e non hanno chinato la testa, non si sono girati dall’altra parte, non sono rimasti in silenzio. Vedendo le loro vite travolte, devastate, segnate per sempre, pagando prezzi altissimi per il loro coraggio e il servizio ad un Paese, una cittadinanza, uno Stato troppo spesso a dir poco irriconoscente.
Il nostro Gennaro Ciliberto, presidente onorario dell’associazione Dioghenes, lo testimonia e racconta costantemente anche sulle pagine di WordNews.it.
“Una vita contro la camorra” è il libro che Paolo De Chiara, direttore di WordNews.it e Presidente dell’Associazione Antimafie Dioghenes APS, ha dedicato ai “testimoni di giustizia”. Un racconto, una denuncia civile, un grido di indignazione e rabbia che giovedì sera è stato condiviso durante la “Settimana del libro” a San Salvo, organizzata dall’associazione culturale Don Milani e da Quintapagina.eu.
Stimolato dalle domande e dalle riflessioni di Paolo Scarabeo, presidente dell’associazione culturale Don Milani e di Quintapagine.eu, De Chiara ha spaziato su temi nazionali e locali, sul puzzo del compromesso traversale a parte del mondo politico e della società e dell’impegno civile di cittadini, testimoni, giornalisti.
Una testimonianza, un grido (che, ancora una volta, questo territorio pare non aver voluto colto, come accaduto con il premio Lea Garofalo e accade quotidianamente e costantemente) di rabbia, di indignazione giunto da un comune al confine tra Abruzzo e Molise.
Terre che per decenni, e in parte ancora oggi nonostante atti e fatti l’abbiamo demolito come un castello costruito con i lego, si è cullata con la favoletta sciocca (come i proverbiali servi) dell’isola felice, di alcune sole penetrazioni sporadiche e accidentali di qualche mela marcia. Così non è. A non molti passi è forte e ben alimentato il turpe mercato criminale della tratta, dello sfruttamento mafioso della prostituzione. Si sono avvelenate terre, persone, bambini, sono stati sversati rifiuti di ogni tipo dalla camorra, sono stati arrestati boss di camorra e sono state documentate presenze forti e radicate di camorra, società foggiana e altre mafie pugliesi, clan albanesi.
L’inchiesta della DDA di Campobasso del febbraio scorso è solo l’ultima di una lunga serie che ha attraversato gli ultimi decenni. In questo territorio Giovanni Falcone rischiò di essere ammazzato dalle mafie, fu sventato un attentato che sarebbe potuto avvenire in occasione della visita per un interrogatorio nel carcere di Vasto. L’abbiamo raccontato per l’ultima volta (come facciamo sin dal nostro primo giorno e si faceva, nel silenzio, nell’omertà, nella vigliaccheria di troppi, anche prima) in questi giorni.

Al termine dell’incontro è stato consegnato a De Chiara il premio “Giorgio Mazzanti”. Questa la motivazione:
«Con profonda convinzione e sincera gratitudine, l’Associazione culturale “don Milani” e il giornale online QuintaPagina.eu assegnano il Premio “Giorgio Mazzanti” – giunto alla sua terza edizione – a Paolo De Chiara, scrittore e giornalista che ha fatto della parola un’arma civile e della memoria un dovere etico.
La sua intera opera si distingue per un costante impegno nella denuncia delle ingiustizie, nella valorizzazione delle testimonianze, nella lotta concreta e culturale contro le mafie e ogni forma di sopraffazione. Presidente dell’Associazione Antimafia e Antiusura “Dioghenes”, De Chiara ha saputo coniugare la profondità dell’inchiesta con la passione dell’educazione, rendendosi voce di chi spesso non ha voce e interlocutore privilegiato del mondo giovanile, a cui si rivolge con linguaggio chiaro, diretto, coinvolgente.
La sua presenza sui territori, la vicinanza alle vittime, l’attenzione per la verità e la giustizia, fanno di lui un esempio alto di giornalismo etico e di cittadinanza attiva. Le sue parole, mai piegate al compromesso, illuminano le coscienze e indicano un cammino di responsabilità condivisa.
Nel segno di Giorgio Mazzanti – uomo che seppe unire il rigore dell’intellettuale all’impegno instancabile nel sociale e nella formazione – il Premio viene dunque conferito a Paolo De Chiara per la sua instancabile azione di testimonianza, per il suo coraggio civile e per il suo impegno quotidiano nel costruire una cultura dell’onestà, della legalità e della speranza.
La Giuria del Premio “Giorgio Mazzanti”
Associazione Culturale “don Milani”
QuintaPagina.eu».












