Ci sono silenzi che gridano. E ci sono responsabilità pubbliche che non possono più essere evitate. La Commissione Parlamentare Antimafia è uno degli organi più alti della Repubblica. Dovrebbe proteggere chi combatte le mafie, ascoltare le vittime, vigilare sulle connivenze e denunciare le zone grigie.
Oggi, sotto la guida di Chiara Colosimo, non fa nulla di tutto questo.
Uno dei segnali più gravi riguarda la gestione dei testimoni di giustizia, uomini e donne che hanno avuto il coraggio di rompere il muro dell’omertà e denunciare i poteri criminali.
E che oggi, dopo aver servito lo Stato, vengono lasciati soli dallo Stato stesso.
Un solo testimone audito. Gli altri? Solo telefonate.
Nel corso dell’ultimo anno, il Comitato della Commissione dedicato ai testimoni di giustizia ha convocato ufficialmente una sola persona. Una.
Tutti gli altri, raccontano fonti dirette, non sono mai stati auditi formalmente. In alcuni casi, sono stati contattati telefonicamente da funzionari o parlamentari, con conversazioni brevi, informali, prive di garanzie istituzionali.
Nessun verbale. Nessun confronto. Nessuna possibilità di raccontare pubblicamente la propria vicenda.
Senza ascolto, non c’è protezione.
Senza confronto, non c’è democrazia.
Senza attenzione, c’è abbandono istituzionale.
Colosimo, la presidente invisibile
Di Chiara Colosimo, presidente della Commissione Antimafia, non si ricordano atti concreti, relazioni pubbliche, piani operativi o dichiarazioni forti in difesa dei testimoni.
Nessuna proposta di riforma del programma di protezione.
Nessuna condanna verso i ritardi burocratici.
Nessuna azione politica incisiva verso un sistema che continua a punire chi denuncia e a premiare chi tace.
Una presidenza non pervenuta, mentre i testimoni di giustizia vivono isolati, impoveriti, minacciati, dimenticati.
Senza i testimoni di giustizia, non ci sarebbero le grandi inchieste, non ci sarebbero i processi, non ci sarebbe verità.
Sono le prime vittime e i primi combattenti. Hanno denunciato boss, politici corrotti, imprenditori collusi.
Hanno perso tutto: casa, lavoro, identità, legami. E hanno salvato lo Stato.
E oggi lo Stato, attraverso il suo organo più rappresentativo in materia, non li ascolta nemmeno.
Questo non è solo un errore. È un tradimento istituzionale.
L’inchiesta di Report: chi muove i fili?
L’ultima puntata di Report (RaiTre, a cura di Paolo Mondani) ha svelato un quadro ancora più inquietante:
secondo una fonte investigativa coperta da anonimato, è il generale Mario Mori a orientare le scelte della Commissione, comprese audizioni, consulenze, nomine e linee d’indagine.
“Il generale non nega di essere il burattinaio della Commissione Antimafia”, afferma la fonte.
“Parla con i suoi ufficiali, ride delle accuse di Scarpinato e dice che tanto tutti sanno che dietro c’è lui”.
Sempre secondo Report, Mori avrebbe inserito suoi consulenti, preparato audizioni con gli avvocati Basilio Milio e Fabio Trizzino, promosso una narrazione parziale della strage di via D’Amelio legata al dossier “mafia-appalti”, e operato per silenziare voci scomode come quella del senatore Roberto Scarpinato.
Se queste informazioni fossero confermate, ci troveremmo di fronte a un’interferenza gravissima in un organismo parlamentare autonomo, con una presidente – Colosimo – che, nel migliore dei casi, non esercita il controllo dovuto.
Nel peggiore, asseconda consapevolmente.
Le dimissioni di Colosimo sono un atto necessario
Non si può presiedere la Commissione Antimafia ignorando chi combatte davvero la mafia.
Non si può guidare un organo costituzionale senza indipendenza, senza trasparenza, senza etica pubblica.
Non si può restare in carica mentre testimoni vengono abbandonati, voci critiche silenziate, audizioni pilotate.
Chiara Colosimo deve dimettersi.
Lo deve a chi ha perso la vita lottando contro Cosa Nostra.
Lo deve a chi oggi sopravvive nel silenzio, nel buio, nella paura.
Lo deve a un Parlamento che non può essere ridotto a passerella o passerotto nelle mani di poteri invisibili.
Lo deve all’Italia intera.
Dimettersi è un atto di dignità.
È l’unico gesto possibile quando si è tradito il mandato morale e costituzionale affidato dal Paese.
Chiara Colosimo deve dimettersi: la Commissione Antimafia è diventata un guscio vuoto