Ciliberto, già manager nel settore delle opere pubbliche, è tra i primi a segnalare — dagli anni 2010 in poi — anomalie strutturali, appalti truccati e infiltrazioni criminali in cantieri strategici.
Le sue denunce hanno inciso su sequestri, stop a lavori e ripristini di opere difettose; la sua vicenda è documentata da inchieste, articoli e libri che riportano anche minacce, attentati e la vicenda della scorta.
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Il nodo irrisolto: cambio di generalità che non protegge
Secondo quanto esposto nell’interrogazione, il cambio di generalità concesso nel 2021 avrebbe lasciato tracce collegabili all’identità originaria, esponendo la famiglia a rischi concreti e creando un limbo previdenziale e bancario (posizioni non aggiornate, difficoltà di accesso a conto e credito). È qui che entra in gioco la cornice normativa: la legge 6/2018 — che ha ridefinito la tutela dei testimoni di giustizia separandoli dai collaboratori — prevede misure di protezione e sostegno economico adeguate, nonché audizioni rapide. Se queste tutele restano sulla carta, il sistema fallisce.
Cosa chiede l’interrogazione (in breve)
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Verifiche e rimedi immediati sugli errori del cambio di generalità che avrebbero compromesso la sicurezza.
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Rispetto dell’art. 17: perché Ciliberto non è stato convocato entro 30 giorni?
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Allineamento amministrativo: contributi previdenziali, rapporti bancari e certificazioni aggiornate alle nuove identità.
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Sostegno reale: psicologico, economico, logistico; e inclusione dei familiari fragili conviventi nel programma.
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Trasparenza del Servizio Centrale di Protezione (SCP) sulle pratiche e sulle risposte dovute.
Il caso arriva in un momento in cui Commissione Antimafia e governo sono sotto pressione per la gestione di testimoni e collaboratori: critiche pubbliche, lettere formali e numeri esigui di audizioni hanno alimentato dubbi su tempi, priorità e metodi. Un banco di prova, insomma: o la legge è uguale per tutti, oppure non lo è per chi ha scelto lo Stato.
La palla passa ai Ministri: serve una risposta scritta e, soprattutto, atti conseguenti. L’architettura della tutela esiste — SCP, Commissione centrale, norme, articoli, finanziamenti — e non ha bisogno di slogan, ma di applicazione piena e tempestiva. Chi denuncia mafie e corruzione negli appalti non può essere abbandonato nelle pieghe di un’identità “a metà”.
Testo integrale dell’interrogazione
Al Ministro dell’Interno
Al Ministro della Giustizia
Per sapere – premesso che:
– Gennaro Ciliberto, già manager nel settore delle opere pubbliche, ha svolto dal 2011 un ruolo chiave nella denuncia di gravi irregolarità e corruzione in appalti di rilievo nazionale, segnalando alla Direzione Investigativa Antimafia di Milano anomalie nella costruzione di cavalcavia e denunciando un vasto giro di corruzione collegato, tra l’altro, alla criminalità organizzata;
– le sue segnalazioni, proseguite negli anni in varie procure (Trento, Palmi, Roma, Monza, Napoli), hanno portato al blocco di appalti per milioni di euro e al ripristino di opere difettose, prevenendo il rischio di crolli che avrebbero potuto causare centinaia di vittime;
– tra le opere sequestrate a seguito delle sue denunce vi è un importante cavalcavia sull’autostrada A1 nel tratto di Ferentino; la Passarella ciclopedonale SS 36 Anas -Impregilo, le indagini hanno accertato infiltrazioni del clan camorristico D’Alessandro e di esponenti del clan Cesarano; anche in un appalto al carcere di Larino.
– Ciliberto è stato vittima di un grave atto intimidatorio (colpo d’arma da fuoco a Torre Annunziata) e di continue minacce, anche in presenza della scorta, costretto a lasciare la propria città d’origine per motivi di sicurezza, collaborando in modo costante con più uffici giudiziari e forze di polizia;
– nel 2014 è stato ammesso allo speciale programma di protezione ex art. 17, poi in via definitiva, insieme alla convivente e al figlio neonato; durante tale periodo ha cambiato nove località, affrontando gravi difficoltà di inserimento socio-lavorativo e problematiche legate all’occupazione della convivente, insegnante, mai posta in aspettativa ai sensi di legge;
– nel 2018, dopo aver vinto un concorso pubblico, Ciliberto ha chiesto di uscire dal programma e di ottenere il cambio di generalità; la Commissione centrale ex art. 10 ha deliberato l’uscita ma inizialmente non il cambio di nome; solo nel 2021, con firma del dott. Gaetti, il cambio è stato approvato anche per la convivente e i due figli, ma con gravi anomalie: i nuovi nominativi risultavano collegati a quello originario, i figli venivano iscritti a scuola con il cognome reale, e documenti anagrafici e giudiziari contenevano dati che potevano rivelare la nuova identità;
– a seguito di tali errori, l’efficacia del cambio di generalità risulta compromessa, con rischi per la sicurezza della famiglia; inoltre, i contributi INPS e altre posizioni previdenziali non sono state aggiornate, rendendo inaccessibili alcuni diritti economici (compreso l’accesso sul conto postale);
– nel 2023, la Commissione centrale ex art. 10, a firma dell’on. Molteni, ha riammesso Ciliberto e la famiglia al programma di protezione, deliberando un nuovo cambio di generalità; tuttavia il suocero anziano, convivente dal 2016, è stato escluso nonostante l’età avanzata e la condizione di fragilità, e l’SCP non ha riconosciuto alcun beneficio al nucleo familiare;
– Ciliberto ha più volte richiesto supporto psicologico, aiuti economici per traslochi, mutuo agevolato, e chiarimenti su reddito e solvibilità con i nuovi nominativi, senza ottenere alcuna risposta dal Servizio Centrale di Protezione;
– con i nuovi nominativi la famiglia non potrà dimostrare la propria storia lavorativa, accedere al credito, o affittare un’abitazione, nonostante i coniugi siano dipendenti pubblici; inoltre saranno costretti a vendere tutto nella attuale località per trasferirsi in una nuova località.
– la legge n. 6 del 2018 prevede che i testimoni di giustizia abbiano diritto ad essere ascoltati dalla Commissione centrale entro 30 giorni dalla richiesta, ma Ciliberto non è mai stato convocato, né dalla Commissione né dalla Commissione parlamentare antimafia, nonostante numerose istanze indirizzate alla presidente Colosimo;
si chiede di sapere:
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se i Ministri interrogati siano a conoscenza del caso di Gennaro Ciliberto e delle anomalie segnalate in merito alla gestione del programma di protezione e al cambio di generalità, e se non ritengano che tali errori abbiano compromesso la sicurezza sua e della famiglia;
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per quali motivi il cambio di generalità deliberato nel 2021 sia stato attuato in modo da mantenere collegamenti evidenti con l’identità originaria, e se non si ritenga necessario adottare immediati correttivi per garantire un’effettiva tutela;
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perché, nonostante la legge n. 6 del 2018, la Commissione centrale ex art. 10 non abbia convocato Ciliberto entro 30 giorni dalle richieste, e se non si ritenga che tale inadempienza rappresenti una violazione dei diritti riconosciuti ai testimoni di giustizia;
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se non si intenda intervenire per garantire che i contributi previdenziali, i rapporti bancari e le certificazioni anagrafiche vengano correttamente aggiornati alle nuove generalità, evitando interruzioni nei diritti economici e previdenziali;
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se non ritengano necessario prevedere l’inclusione nel programma di protezione dei familiari conviventi in condizioni di fragilità, come nel caso del suocero di Ciliberto, che ha perso l’abitazione e il sostegno familiare;
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quali iniziative urgenti intendano adottare per assicurare a Ciliberto e alla sua famiglia un supporto concreto, sia in termini di sicurezza che di sostegno economico e psicologico, garantendo la piena applicazione delle norme a tutela dei testimoni di giustizia.
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