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Barcellona, l’arresto del collaboratore di giustizia e gli interrogativi posti anni fa dall’ex sottosegretario

Tornano d’attualità una vecchia interrogazione di Luigi Gaetti e le sue parole di fronte la Commissione Parlamentare Antimafia presieduta da Nicola Morra su Bisognano?

by Alessio Di Florio
29 Agosto 2025
in Approfondimenti
Reading Time: 7 mins read
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La notizia è esattamente di un mese fa ma, movente forse il caldo estivo e le ferie agostane, non ha conquistato grandi riflettori e l’attenzione nazionale. Eppure è arrivata dieci giorni dopo l’anniversario della strage di via D’Amelio in cui la mafia assassinò il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina ed Emanuela Loi e tre giorni dopo l’anniversario della morte in viale Amelia a Roma di Rita Atria. Anniversari che da sempre catalizzano la mobilitazione dell’antimafia “ufficiale”.

Operazione dei Carabinieri di Barcellona Pozzo di Gotto in esecuzione di un’ordinanza del Gip di Messina su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. «I provvedimenti cautelari in carcere riguardano Carmelo Bisognano (Mazzarrà Sant’Andrea, 59 anni) e Antonino Giardina, 36 anni. Agli arresti domiciliari Davide Giardina, 22 anni» riporta MessinaToday. «Viene contestato il “trasferimento fraudolento di valori”, aggravato dal metodo e dalla finalità mafiosi; i fatti contestati risalgono al luglio 2023 e si sarebbero protratti nel corso del 2024» si legge nell’articolo della testata giornalistica siciliana. «L’ex collaboratore di Giustizia, servendosi della propria riconosciuta caratura criminale, avrebbe: sostenuto l’impresa, accelerando la definizione di pratiche amministrative pendenti presso gli uffici tecnici del Comune di Mazzarà Sant’Andrea; perfezionato l’acquisto di mezzi meccanici riducendo le pretese economiche di altri imprenditori; indotto proprietari terrieri ad acconsentire a soluzioni individuate per la cessione di fondi in favore dell’azienda; consentito il parcheggio di mezzi dell’azienda, su suoli di sua proprietà» riporta quanto sostenuto dagli investigatori MessinaToday.

Legge italiana prevede (principio giuridico inderogabile e sacrosanto sotto molti aspetti) che nessuno è da considerarsi colpevole sino a sentenza passata in giudicato – principio molto spesso dimenticato da taluni in nome di supposte lotte alla legalità, contro le mafie e via discorrendo – e qui non siamo ancora neanche alle soglie del primo grado di giudizio. Ma alcune domande e interrogativi sono sollevati e sollevabili. «Avevano la sfera di cristallo o qualcuno dovrebbe dare conto e ragione di ciò che era stato ampiamente documentato?» la domanda posta in una pubblicazione su facebook dall’Associazione Antimafie Rita Atria l’11 agosto in cui si citano alcuni passaggi delle dichiarazioni dell’ex sottosegretario ed ex parlamentare Luigi Gaetti il 14 ottobre 2020 in una seduta della Commissione Parlamentare Antimafia che è possibile rivedere qui https://webtv.camera.it/evento/16902 . Audizione che Gaetti aveva ampiamente ricordato e citato in un convegno a Mantova l’anno scorso il 4 dicembre dell’anno scorso a cui abbiamo dedicato un articolo lo scorso 17 dicembre.

Montante e Manca, l’intervento di Gaetti a Mantova

Questa la registrazione dell’intervento di Gaetti

 

Queste le dichiarazioni di Gaetti riportate nel post facebook dell’Associazione Antimafie Rita Atria:

Il sottoscritto si è persuaso pertanto della necessità di presentare un’interrogazione parlamentare, onde sollevare il problema della disparità di trattamento tra collaboratori di giustizia. Per la redazione dell’atto parlamentare, il sottoscritto ha consultato materiale processuale e numerosi resoconti giornalistici, tra cui l’intervista dell’arresto del collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano rilasciata dall’allora Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Messina, dottor Guido Lo Forte. Se la premessa di cui sopra – documentabile, ove contestata – è già utile a dissipare i profili di asserita opacità circa la genesi dell’atto parlamentare, appare decisivo per stabilire la correttezza dell’operato del sottoscritto determinare se i fatti contenuti nell’interrogazione sul collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano siano veri o, come sostiene l’avvocato Repici, un concentrato di falsità tese a screditare il pentito. Come verificabile dalla lettura dell’interrogazione del 3 maggio 2017, firmata da Luigi Gaetti, Ornella Bertorotta e Nunzia Catalfo sono state evidenziate innanzitutto le condotte di reato commesse da Carmelo Bisognano in costanza di collaborazione che ne avevano determinato l’arresto: Trasferimento fraudolento di valori, attraverso l’attribuzione fittizia di titolarità societarie, al fine di occultare la proprietà dei beni e delle ricchezze in capo al collaboratore. Tentata estorsione, posta in essere a febbraio 2016 in danno di un imprenditore attivo nel settore scavi e movimento terra nell’area di Barcellona Pozzo di Gotto, finalizzata a ottenere subappalti per la società di Bisognano, fittiziamente intestata a terzi. Aver rilasciato dichiarazioni parziali e omissive. Nell’interrogazione si faceva riferimento anche al fatto che, dall’attività investigativa svolta da febbraio 2015 a maggio 2016, era emerso come Bisognano, pur essendo sottoposto a speciale programma di protezione, godesse di un’anomala libertà di spostamento, incompatibile con le regole che il collaboratore deve osservare, grazie alla complicità di alcuni appartenenti all’Arma dei Carabinieri, preposti ai controlli, che avevano favorito incontri con soggetti criminali. Venne evidenziato come fossero stati alcuni degli stessi appartenenti all’Arma dei Carabinieri ad aver fornito a Bisognano notizie riservate tratte dalle banche dati in uso alle Forze di Polizia.

La trascrizione delle dichiarazioni di Gaetti riguardanti Bisognano e l’interrogazione parlamentare sono disponibili sul sito web istituzionale del Senato qui https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/DF/358958.pdf da pagina 7.

La presentazione dell’interrogazione parlamentare sul collaboratore di giustizia, poi ritirata, fu tra i punti con cui l’avvocato Fabio Repici contestò la nomina di Gaetti a sottosegretario al Ministero dell’Interno nel primo governo Conte. «Nel maggio 2017 Gaetti pensò bene di interrogare il governo per chiedere di come fosse possibile che il collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano, arrestato a maggio 2006 su richiesta della D.d.a. di Messina, potesse ancora essere sottoposto a programma di protezione – scrive Repici su stampalibera.it ripreso poi da altri tra cui AntimafiaDuemila – Il guaio di quell’interrogazione parlamentare è che conteneva (per nulla casualmente, come posso testimoniare) frasi e parole identiche a quelle che possono leggersi nelle memorie difensive scritte dal legale del barcellonese Maurizio Sebastiano Marchetta, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa, persone (queste ultime) molto competenti in materia di servizi segreti. E conteneva, come sulle vicende di Barcellona Pozzo di Gotto può sempre capitare, anche le stesse falsità. Ma quell’interrogazione parlamentare, nonostante fu da Gaetti formalmente ritirata, almeno a guardare il calendario, che ha il pregio di essere oggettivo, produsse i suoi effetti. Subito dopo, la Procura di Roma, fino a quel momento inerte, chiese e ottenne un nuovo arresto per Bisognano. Subito dopo, la D.d.a. di Messina, scrivendo cose non propriamente veritiere (e agli antipodi di quelle fino a quel momento sostenute), chiese e ottenne la revoca del programma di protezione».

Il 18 giugno 2018 su AntimafiaDuemila viene pubblicata la replica di Luigi Gaetti a Fabio Repici. «L’articolo, incomprensibile e nebuloso in alcune parti, contiene inesattezze, falsità, contumelie e toni volgarmente offensivi e ciò si spiega perfettamente in quanto proviene dall’avvocato di Bisognano, che difende fuori e dentro il processo il suo cliente e patrocina altresì chissà quali interessi. L’articolo dunque è per definizione di parte e non obiettivo» scrive Luigi Gaetti. «1.- L’interrogazione parlamentare da me presentata non è falsa, in alcun modo e risponde invece alla verità e agli atti processuali – sottolinea l’allora sottosegretario al Ministero degli Interni – Dopo essere stata ritirata per valutazioni di opportunità da parte del mio gruppo, considerato che Bisognano allora non era ancora stato condannato per i fatti di reato commessi durante la collaborazione e per i quali, nel maggio 2017* era comunque già detenuto, è intervenuta – nel settembre dello scorso anno – la condanna a 5 anni di reclusione inflittagli dal Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto. 2.- Per redigere l’interrogazione ho utilizzato atti provenienti dall’Autorità Giudiziaria e le dichiarazioni a riguardo di soggetti istituzionali, in particolare l’allora Procuratore di Messina dott. Lo Forte che aveva parlato di reati posti in essere da Bisognano strumentalizzando lo status riconosciutogli di collaboratore di giustizia per ottenere in modo illecito profitti. 3.- Nell’agosto del 2017 il programma di protezione gli è stato revocato da parte della Commissione Centrale presso il Ministero dell’Interno a causa delle numerose violazioni comportamentali, tra cui delitti, alle norme imposte dalla legge ai collaboratori, a riprova che i dubbi espressi nell’interrogazione parlamentare del maggio erano fondati. La decisione è stata confermata in seguito dal Tar Lazio, cui ha fatto invano ricorso la difesa di Bisognano».

*Nella controreplica, sempre su AntimafiaDuemila, Repici su questo punto scrive che «Gaetti cita la sentenza di primo grado per sostenere la presunta reticenza di Bisognano in quel processo. Sennonché quella sentenza fu riformata in appello, con il riconoscimento a Bisognano per il suo apporto processuale dell’attenuante speciale prevista per i pentiti attendibili».

Sette anni dopo questi fatti e quasi cinque anni dopo l’audizione di Luigi Gaetti in Commissione Parlamentare Antimafia è giunta l’operazione di esattamente un mese fa. «Trasferimento fraudolento di valori» scrivono i giudici siciliani il mese scorso riporta MessinaToday, «trasferimento fraudolento di valori» fu una frase di Gaetti allora citata dall’Associazione Antimafie Rita Atria nel post dal titolo «Avevano la sfera di cristallo o qualcuno dovrebbe dare conto e ragione di ciò che era stato ampiamente documentato?».

In quest’articolo citiamo quanto riportato dalla stampa siciliana, segnatamente MessinaToday, e dichiarazioni pubbliche del passato e di queste settimane. Se l’ex collaboratore di giustizia e/o il suo legale intendono esprimere pubblicamente dichiarazioni, che non abbiamo trovato in queste settimane, siamo come legge e correttezza professionale da giornalisti vogliono, pronti a darne tempestivamente conto ai nostri lettori. 

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Alessio Di Florio

Vicedirettore WordNews.it - È nato ad Atessa (Chieti), nel 1984. Attivista e volontario di varie associazioni e movimenti culturali, ambientalisti, pacifisti e di lotta alle mafie. Collaboratore della redazione abruzzese di Pressenza e di TeleJato.it. Ha collaborato con Adista, Primadanoi, Terre di Frontiera, Unimondo, Libera Informazione, Popoff Quotidiano e SocialPress. Ha curato, per oltre dieci anni, il sito personale del giornalista e regista RAI Stefano Mencherini, dove è stata curata la diffusione e la pubblicizzazione del documentario d’inchiesta «Schiavi. Le rotte di nuove forme di sfruttamento», con il quale è stata portata avanti la “Campagna di sensibilizzazione per l’informazione sociale”, in collaborazione con MeltingPot e Articolo21, e per la creazione di un Laboratorio permanente di inchiesta e documentari sociali in RAI, nata per rompere la censura televisiva del documentario d’inchiesta “Mare Nostrum”. Articoli su tematiche sociali e culturali sono stati pubblicati dal mensile Vasto Domani. Per contatti: redazione@wordnews.it

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