Il 7 settembre 2025 rimarrà negli annali del tennis come la giornata in cui Carlos Alcaraz ha ribadito al mondo di essere il leader indiscusso della nuova generazione. Nella finale degli US Open, lo spagnolo ha superato Jannik Sinner con il punteggio di 6-2, 3-6, 6-1, 6-4, conquistando il suo sesto Slam e riconquistando la vetta del ranking mondiale. Un successo che non è soltanto il coronamento di due settimane perfette, ma anche il compimento di una stagione straordinaria.
Il primo set ha mostrato subito la differenza di approccio. Alcaraz ha imposto il suo ritmo, aggredendo con il dritto e variando con smorzate chirurgiche. Sinner è apparso contratto, incapace di reggere la pressione sulle seconde e in difficoltà nei turni di battuta. Il 6-2 è stato la fotografia di un Alcaraz in pieno controllo, capace di colpire con velocità e precisione.
Nel secondo parziale Sinner ha ritrovato fiducia. Ha aumentato la percentuale di prime in campo, ha spinto maggiormente col rovescio lungolinea e, soprattutto, ha preso l’iniziativa negli scambi prolungati. Alcaraz ha perso un po’ di brillantezza, e l’altoatesino ha sfruttato l’occasione portando a casa il set per 6-3. Sembrava il preludio a una battaglia epica.
La reazione del murciano è stata immediata. Nel terzo set è salito di colpi come un’onda travolgente: prime potenti, risposte profonde e variazioni continue che hanno disorientato Sinner. Il 6-1 è stato quasi brutale, con lo spagnolo che ha imposto un ritmo impossibile da reggere. In questo frangente si è visto perché Alcaraz viene considerato già oggi un fuoriclasse assoluto.
Il quarto set è stato più equilibrato. Sinner ha cercato con orgoglio di restare agganciato al match, ma le crepe al servizio sono riemerse: poche prime in campo, doppi falli nei momenti delicati e troppa prevedibilità nelle traiettorie. Alcaraz, invece, ha mantenuto lucidità e coraggio, conquistando il break decisivo e sigillando la partita 6-4 con un ace che ha mandato in visibilio l’Arthur Ashe Stadium.
Questa vittoria è l’apice di un 2025 memorabile per Alcaraz. Dalla vittoria a Montecarlo, passando per il trionfo a Roma, fino al capolavoro del Roland Garros, lo spagnolo ha mostrato continuità e versatilità su tutte le superfici. Persino la sconfitta a Wimbledon contro Sinner non ha scalfito la sua crescita: anzi, lo ha spinto a migliorarsi ancora. A Cincinnati aveva già dato segnali di forza, e a New York ha confermato di essere pronto a scrivere la sua epoca.
Per Sinner resta l’amarezza di non aver sfruttato appieno le occasioni. La percentuale di prime è stata insufficiente, con solo sporadici ace e troppi doppi falli. Senza la solidità del servizio, l’italiano ha dovuto forzare da fondo campo, trovandosi però spesso disarmato davanti alla varietà di soluzioni di Alcaraz. È un passo indietro rispetto al trionfo di Wimbledon, ma anche un segnale su dove concentrare il lavoro per il futuro.
A New York non è andata come l’Italia sperava, ma il tennis ha trovato la sua nuova stella polare: Carlos Alcaraz, il ragazzo capace di trasformare ogni partita in uno spettacolo e ogni torneo in un capitolo di leggenda.
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