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Vitale: «Rosario Livatino ha dato la sua vita e la sua morte per difendere il principio di giustizia»

Intervista al professore Aldo Rocco Vitale, professore di Filosofia del Diritto all'Università Europea di Roma e Membro Centro Studi Rosario Livatino, a 35 anni dalla morte del magistrato Beato Rosario Angelo Livatino.

by Antonino Schilirò
21 Settembre 2025
in Interviste
Reading Time: 12 mins read
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Un incontro di riflessione sulla giustizia terrena e divina, alla luce della testimonianza di San Vincenzo Ferreri e del Beato Rosario Livatino, esempio di coerenza, fede e servizio al bene comune. Evento rientrante nella festa del compatrono di Maletto (CT), San Vincenzo Ferreri, con interventi del Prof. Aldo Rocco Vitale, Filosofia del Diritto – Università Europea di Roma – Membro Centro Studi Rosario Livatino e di Padre Giuseppe Puglisi, Dottore in Teologia.

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Rosario Livatino. La vita. 

1952, 3 ottobre. Rosario Angelo Livatino nasce a Canicattì: è uomo del nostro tempo, se non fosse stato ucciso, oggi sarebbe ancora in servizio. Il papà, Vincenzo, laureato in legge, è stato dipendente dell’esattoria comunale, la mamma è Rosalia Corbo.

1952, 7 dicembre. Riceve il Sacramento del Battesimo nella Chiesa della Città natale.

1964, 26 luglio. Riceve il Sacramento della Comunione.

1966-1971. A Canicattì frequenta il liceo classico Ugo Foscolo.

1971-1975. Studia alla facoltà di giurisprudenza di Palermo e si laurea con la lode.

1977-1978. Lavora come vicedirettore all’Ufficio del Registro di Agrigento.

  1. Vince il concorso magistratura e svolge il tirocinio al Tribunale di Caltanissetta.

1979-1989. È sostituto procuratore al Tribunale di Agrigento.

1988, 29 ottobre. A 35 anni riceve il sacramento della Confermazione.

  1. Si trasferisce come giudice, nello stesso Tribunale, nella sezione penale.

1990, 21 settembre. È ucciso in un agguato lungo la SS 640 Agrigento-Caltanissetta, mentre si reca al lavoro.

2021, 9 maggio, Nella cattedrale di San Gerlando ad Agrigento viene proclamato beato nella S. Messa celebrata dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione per le cause dei Santi.

29 ottobre. È il giorno della sua memoria liturgica, anniversario della Cresima.

 

Rosario Livatino. Il magistrato

Nel decennio dal 29 settembre 1979 al 20 agosto 1989, come Sostituto Procuratore della Repubblica, Livatino si è occupato delle più delicate indagini antimafia, di criminalità comune ma anche, nel 1985, di quella che poi negli anni 1990 sarebbe scoppiata come la “Tangentopoli siciliana”. Il servizio che, dal 21 agosto 1989 al 21 settembre 1990, egli presta al Tribunale di Agrigento è di giudice a latere nella sezione penale, e in quanto tale, si dedica in modo a speciale alle misure di prevenzione, incluse quelle patrimoniali. La sua attività professionale è documentata nel volume di A. Mantovano-D. Airoma-M. Ronco, Un giudice come Dio comanda. Rosario Livatino, la toga e il martirio, il Timone, Milano 2021 (una edizione accresciuta è stata pubblicata nel 2022).

Rosario Livatino fu ucciso la mattina del 21 settembre 1990 sul viadotto Gasena lungo la SS 640 Agrigento-Caltanissetta mentre, alla guida della propria auto, si recava in Tribunale. Per la sua morte sono stati individuati, grazie al testimone oculare Pietro Nava, i componenti del gruppo omicida e i mandanti, e tutti sono stati condannati, in tre differenti tronconi processuali.

Nell’agenda di Livatino, alla data del 18 luglio 1978, è possibile leggere: “Oggi ho prestato giuramento: da oggi sono in magistratura. Che Iddio mi accompagni e mi aiuti a rispettare il giuramento e a comportarmi nel modo che l’educazione, che i miei genitori mi hanno impartito, esige”. Fede e diritto, come Livatino spiegò in una conferenza tenuta a Canicattì nell’aprile 1986, sono due realtà “continuamente interdipendenti fra loro, sono continuamente in reciproco contatto, quotidianamente sottoposte ad un confronto a volte armonioso, a volte lacerante, ma sempre vitale, sempre indispensabile”.

Rosario Livatino. Il cristiano

Rifacendosi ad alcuni passi evangelici, Livatino osservava come Gesù affermi che “la giustizia è necessaria, ma non sufficiente, e può e deve essere superata dalla legge della carità che è la legge dell’amore, amore verso il prossimo e verso Dio, ma verso il prossimo in quanto immagine di Dio, quindi in modo non riducibile alla mera solidarietà umana; e forse può in esso rinvenirsi un possibile ulteriore significato: la legge, pur nella sua oggettiva identità e nella sua autonoma finalizzazione, è fatta per l’uomo e non l’uomo per la legge, per cui la stessa interpretazione e la stessa applicazione della legge vanno operate col suo spirito e non in quei termini formali”.

Ancora su questo aspetto, Livatino dichiarava: “Cristo non ha mai detto che soprattutto bisogna essere ‘giusti’, anche se in molteplici occasioni ha esaltato la virtù della giustizia. Egli ha, invece, elevato il comandamento della carità a norma obbligatoria di condotta perché è proprio questo salto di qualità che connota il cristiano”. Rispetto al ruolo del magistrato, nella stessa conferenza, Livatino affermava: “Il compito del magistrato è quello di decidere. Orbene, decidere è scegliere e, a volte, tra numerose cose o strade o soluzioni. E scegliere è una delle cose più difficili che l’uomo sia chiamato a fare. Ed è proprio in questo scegliere per decidere, decidere per ordinare, che il magistrato credente può trovare un rapporto con Dio. Un rapporto diretto, perché il rendere giustizia è realizzazione di sé, è preghiera, è dedizione di sé a Dio. Un rapporto indiretto per il tramite dell’amore verso la persona giudicata”. Ogni mattina, prima di entrare in tribunale, andava a pregare nella vicina chiesa di San Giuseppe.

 

S.T.D.: all’inizio non decifrate, poi identificate come le iniziali dell’espressione ‘sub tutela Dei’, quelle lettere segnano l’affidamento al Signore di tutto ciò che per Rosario Livatino ha senso, dalla vita familiare al lavoro, dalle preoccupazioni per l’incolumità propria e altrui alle speranze di matrimonio, fino alle incombenze di studio. Per questo le si incontra spesso nelle pagine delle sue agende. Mons. Michele Pennisi, arcivescovo emerito di Monreale, scrive a proposito di esse: “gli inquirenti all’inizio si inquietano e pensano a un messaggio cifrato per indicare il nome di chi lo perseguitava. In realtà quella sigla, presente già nella sua tesi di laurea in giurisprudenza, si trova in tutte le sue agende (…). E ricorda – come ha spiegato il professore Giovanni Tranchina, che di Livatino fu docente universitario – ‘le invocazioni con le quali, in età medievale, si impetrava la divina assistenza nell’adempimento di certi uffici pubblici’”.

“Livatino è un esempio non soltanto per i magistrati, ma per tutti coloro che operano nel campo del diritto: per la coerenza tra la sua fede e il suo impegno di lavoro, e per l’attualità delle sue riflessioni”, ha detto di lui Papa Francesco nel discorso “Ai Membri del Centro Studi Rosario Livatino” tenuto nella Sala Clementina il 29 novembre 2019.

Rosario Livatino. Il beato

La beatificazione avviene il 9 maggio del 2021, nell’anniversario della visita di San Giovanni Paolo II ad Agrigento nel 1993. Dall’Omelia dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi:

 

“Nell’amore di Cristo, infatti, egli si è collocato, “come un bimbo svezzato in braccio a sua madre”, dice il Salmo (131,2). È il senso ultimo di quel motto S.T.D. (…). I giusti, scriveva un autore del XII secolo, si collocano sotto la Croce, si pongono, cioè, sub tutela divinae protectionis e così si saziano dei frutti dell’albero della vita (…). È quanto è accaduto al giudice Livatino, il quale è morto perdonando come Gesù ai suoi uccisori”.

(…) “La sua vita – avrebbe detto il Manzoni – fu il paragone delle sue parole (…). Credibilità fu per lui la coerenza piena e invincibile tra fede cristiana e vita. Livatino rivendicò, infatti, l’unità fondamentale della persona; una unità che vale e si fa valere in ogni sfera della vita: personale e sociale. Questa unità Livatino la visse in quanto cristiano, al punto da convincere i suoi avversari che l’unica possibilità che avevano per uccidere il giudice era quella di uccidere il cristiano. Per questo la Chiesa oggi lo onora come Martire”.

(fonte: sito web Centro Studi Rosario Livatino)

 

Il Centro Studi Rosario Livatino, costituitosi nel 2015, a 25 anni dal sacrificio del magistrato siciliano, è un gruppo di giuristi – magistrati, avvocati, docenti universitari, notai – che, traendo esempio dal giudice ucciso per mano mafiosa nel 1990 e proclamato beato il 9 maggio 2021, studia temi riguardanti in prevalenza il diritto alla vita, la famiglia, la libertà religiosa, e i limiti della giurisdizione in un quadro di equilibrio istituzionale.

La sua attività interna si articola in workshop periodici dedicati alla più stretta attualità, che di regola si aprono con un paio di relazioni, cui segue un confronto: se ne sono tenuti finora sulle ricadute giuridiche dell’ideologia del gender, sulle c.d. unioni civili, sulle esperienze di difesa legale sul fronte vita e famiglia negli USA, sull’obiezione di coscienza, sull’eutanasia, sulla riforma costituzionale, sul giudizio della Consulta in tema di agevolazione al suicidio, e altro. Talora le relazioni iniziali sono pubblicate sulla nostra rivista semestrale on line, comunque sono messe a disposizione di chi ne possa trarre utilità.

La sua attività esterna si svolge:

= nella cura quotidiana di questo sito che, oltre a informare delle attività del Centro studi, aggiorna in tempo reale: * sui lavori parlamentari che riguardano le materie di interesse, pubblicando i resoconti delle Commissioni e dell’Aula di Camera e Senato, * sulle sentenze delle Corti europee e italiane, * sugli atti che istituzioni di vario livello adottano in relazione ai temi menzionati, * sulle relazioni fra il diritto e altre discipline, come la letteratura o il cinema. A fianco all’informazione e alla documentazione, vi è un lavoro di lettura critica, seguito da componenti del Centro studi, ciascuno per quanto di propria competenza. Vi è altresì il costante aggiornamento degli appuntamenti che vedono impegnati gli esponenti del Centro studi e dell’eco stampa delle nostre iniziative o di nostri interventi;

= nella redazione di L-Jus, rivista semestrale on line, www.l-jus.it , di libera e gratuita consultazione;

= nell’organizzazione di un grande convegno annuale. Quelli svolti finora hanno avuto per tema:

– nel 2015, la figura di Rosario Livatino, in occasione del 25° dell’uccisione, con le presenze – fra gli altri – del Presidente del Senato, del Ministro della Giustizia, del Vicepres. del CSM, della Presidente della Comm. parlamentare antimafia, del Procuratore della Rep. di Palermo, del Postulatore della causa di beatificazione di Livatino, del Vescovo di Monreale Mons Pennisi;

– nel 2016, l’obiezione di coscienza, con aperture alla prospettiva internazionale. Nella circostanza abbiamo ricevuto due lunghi e articolati messaggi di S.Em. il cardinale Parolin e dell’allora Segretario gen. Cei Mons Galantino;

– nel 2017, la questione dei limiti della giurisdizione, avendo come relatori, fra gli altri, un giudice CEDU e uno della Corte europea di Giustizia;

– nel 2018, il diritto alla vita nell’ordinamento italiano. Il convegno si è svolto nell’Aula magna della Corte di Cassazione, con l’introduzione del Primo Presidente di quest’ultima;

– nel 2019, la magistratura in crisi – percorsi per ritrovare la giustizia. Il convegno si è svolto nell’aula Koch del Senato, avendo come relatori, fra gli altri, il presidente dell’Istat e il prof. Guarnieri, ed è stato preceduto lo stesso giorno dall’udienza che il S. Padre Francesco ha concesso ai convegnisti nella Sala Clementina, all’interno della Città del Vaticano;

– nel 2022, dopo la forzata sospensione delle attività in presenza a causa della pandemia, le ipotesi di legalizzazione delle droghe. Il convegno si è svolto nella Sala capitolare di S. Maria sopra Minerva, al Senato, ha ricevuto i ragionati messaggi di S.Em. il cardinale Parolin e della Presidente del Senato M. Elisabetta Alberti Casellati, e ha avuto come relatori, fra gli altri, il Procuratore vicario antimafia Giovanni Russo, l’ex vicedirettore generale ONU Antonio M. Costa e la Vice presidente della Regione Lombardia Letizia Moratti;

= in iniziative di mobilitazione culturale, come l’appello contro il “ddl Cirinnа” e contro il ddl sulle “dat”, che hanno raccolto  firme di illustri giuristi italiani, fra i quali non pochi accademici, magistrati in servizio, presidenti emeriti della Corte costituzionale (anch’essi riportati nel sito, con tutte le sottoscrizioni), e in campagne di chiarificazione e di informazione su vicende come quella di Alfie Evans, e come il giudizio di costituzionalità dell’art. 580 codice penale, che ha portato alla pubblicazione del volume Il “diritto” di essere uccisi. Verso la morte del diritto?, coordinato dal prof. Ronco;

= nella presenza in giudizi rilevanti, come è accaduto nel febbraio 2022, davanti alla Corte costituzionale, in occasione dell’ammissibilità del referendum sull’omicidio del consenziente e sulla legalizzazione delle droghe;

= in collaborazione con la casa editrice Cantagalli, nella pubblicazione di volumi su temi di attualità giuridico-politica, dalla riforma della magistratura, al ddl Zan, dall’eutanasia alla droga;

= nella partecipazione a conferenze e convegni, anche sul territorio, oltre che ad audizioni parlamentari.

 

 

Gli organi del Centro Studi Rosario Livatino sono: l’assemblea dei soci, il Consiglio di segreteria, il Presidente, i Vicepresidenti, il Segretario e il Tesoriere (art.8 dello Statuto).

PRESIDENTE:

Prof. Avv. Mauro Ronco (Professore emerito di diritto penale) 

VICEPRESIDENTI:

Dott. Domenico Airoma (Procuratore della Repubblica di Avellino)

Prof. Filippo Vari (Ordinario di diritto costituzionale, Università Europea di Roma)

SEGRETARIO E TESORIERE:

Avv. Margherita Prandi (in attesa di formalizzazione)

CONSIGLIO DI SEGRETERIA:

Avv. Daniela Bianchini, Avv. Francesca Carloni, Avv. Antonio Casciano, Avv. Francesco Cavallo, Prof. Francesco Farri, Avv. Stefano Nitoglia, Dott. Daniele Onori, Avv. Margherita Prandi, Avv. Roberto Respinti, Avv. Eva Sonia Sala, Prof. Aldo Rocco Vitale.

REFERENTI (ART. 10, CO.12, N.5, STATUTO)

Chiara Ester Airoma, Referente Giovani

Daniela Bovolenta, Referente Comunicazione

Valter Brunetti, Referente Campania

Arduino Aldo Ciappi, Referente Toscana

Paolo Lorenzo Gamba, Referente Corte di Appello di Brescia

Carmelo Leotta, Referente Piemonte

Lorenzo Jesurum, Referente relazioni scuola e università

Benedetto Tusa, Referente Lombardia

Angelo Sergio Vianello, Referente Triveneto

(fonte: sito web Centro Studi Rosario Livatino)

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Antonino Schilirò

Appassionato di politica e lotta alle mafie conduco, insieme al giornalista Giuseppe Notaro, la rubrica online sui social "Informazione Antimafia". Responsabile comunicazione dell'associazione Dioghenes Aps, con sede distaccata aperta a Maletto (CT). Inviato dell'emittente televisiva siciliana Telemistretta Collaboratore del giornale online della Generazione Z progressista.io

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