Le notizie sono notizie e il compito del giornalismo è riportarle, quando c’è una notizia non esiste se, ma e impedimenti a farlo. In politica tutte le posizioni e le riflessioni sono legittime e hanno pari dignità. Per Horacio Verbitsky, giornalista e scrittore in prima linea da decenni nel denunciare i crimini della dittatura in Argentina (quindi a certe “aree politiche” dovrebbe interessare e dovrebbero vederlo in maniera positiva) il giornalismo deve diffondere notizie. Se non lo fa è propaganda, se la diffusione della notizia qualcuno non la vuole è giornalismo ancor di più diffonderlo.
Questa notizia, da noi riportata così come da tante testate giornalistiche locali e nazionali, ha suscitato clamore. E fastidi, molte reazioni sui social lo dimostrano. Rivendichiamo quanto pubblicato, rivendichiamo il nostro impegno di giornalisti, nel diffondere notizie, raccontare e documentare. C’è chi è arrivato a scrivere, noto intellettuale musicale vastese, che chi si è indignato, chi ha scritto una verità lineare e incontrovertibile – quella maglietta riporta il logo delle Brigate Rosse ed è venduta online per sostenere le spese legali di una band (la P38gang, un nome che racconta già chi sono) sotto processo per apologia e istigazione al terrorismo – è cerebroleso. Sulle pagine facebook di quasi tutta la stampa vastese sono arrivati sempre gli stessi commenti, è capitato anche sotto post col nostro articolo. Negazione della provenienza della maglietta, irrisione, accuse di essere venduti, analfabeti, di tutto si è scatenato. Concentrandosi col benaltrismo (perché di lor signori c’è sempre qualcuno più cattivo e loro, parafrasando Luca Rastello, si sentono sempre “I buoni”) e tacendo su un pezzo fondamentale. C’è anche chi, ma questo è capitato ovviamente solo a noi, ci ha contestato la pubblicazione del nome dell’esibente.
Ribadiamo ancora una volta, e sia ben chiaro che più si cerca di dirci di stare zitti più urliamo, che il giornalismo è giornalismo sempre, che non esistono verità di comodo, preconfezionate, parziali, accettabili. Su queste pagine non abbiamo mai fatto sconti a nessuno e mai lo faremo e siamo editori di noi stessi, senza padrini e padroni, suggeritori o impositori, censori o polizia del pensiero di orwelliana memoria. Alle 9 del mattino del 29 settembre abbiamo pubblicato 10.861 articoli, il sottoscritto – vicedirettore di questa testata e vicepresidente dell’associazione editrice – 1283. Certe persone in questi cinque anni non li abbiamo mai visti, mai si sono interessati delle tantissime denunce, inchieste, approfondimenti pubblicati in questa mole di articoli. Ora si son improvvisamente svegliati, per esprimere fastidio e farci sapere che secondo lor signori non dovevamo pubblicare. A loro, a chi rimane nell’ombra e insinua, rispondiamo andate a leggere, studiare prima di (s)parlare sui social.
Premesso tutto questo torniamo ai fatti, nella loro interezza e non nella parzialità che fa comodo a “compagni” che in questi giorni si son mostrati freneticamente attivi sui social e anche alquanto nervosi e arroganti. Ricordando che Enrico Berlinguer aveva una posizione ben chiara, netta e decisa sulle Brigate Rosse. Visto che pulluliamo di discepoli, cantori, figli, nipoti e stranipoti politici del segretario del PCI ricordiamo che di fronte il terrorismo che avanzava dialogò con Almirante, al pensiero che un iscritto del suo partito (ancor di più non solo semplice iscritto) fosse detentore di un qualcosa che potrebbe essere stato utilizzato per sostenere spese legali di gentaglia sotto processo per apologia e istigazione al terrorismo, altro che cercare altrove quel che accadeva avrebbe fatto.
- La maglietta in oggetto non è dato sapere da chi e dove è stata acquistata e quindi nulla viene espresso nell’articolo. Si riporta, già dal titolo, un dato certo e sicuro: online c’è un solo sito web in cui la si può acquistare, soldi che vanno a finire alle spese legali di un gruppo “musicale” sotto processo per apologia e istigazione al terrorismo. Fatto che documentiamo nella foto di copertina di quest’articolo. Solo nelle ultime 48 ore circa, quindi dopo il clamore nazionale sul congresso dei Giovani Democratici a Vasto, la maglietta in questione è stata tolta dallo shop online a sostegno della P38gang. Ma i motori di ricerca documentano che lo è (stata?).
- I teletubbies stanno su quella maglietta perché i membri del gruppo in oggetto salgono sui palchi con passamontagna, loro stessi legano a tale televisiva immagine i loro passamontagna.
- Facendo una rapida ricerca online su tale gruppo si trovano diversi articoli che portano acqua al loro mulino. Leggo in uno di questi vaneggiamenti su “livore” contro la gang e esaltazione di una presunta (non so in che film l’hanno sognato ma così scrivono) ammirazione e diffuso consenso tra la popolazione nei confronti delle brigate rosse
- dopo una loro esibizione furono presentati diversi esposti, uno firmato dal figlio di Bruno D’Alfonso, “uno dei tre figli di Giovanni D’Alfonso, il carabiniere di 44 anni ucciso dalle Brigate Rosse il 5 giugno 1975 nello scontro a fuoco alla cascina Spiotta per la liberazione dell’industriale Vittorio Vallarino Gancia” (cito da un articolo di Repubblica Torino del 17 maggio 2022). «In seguito a quell’esposto, D’Alfonso aveva ricevuto via social un’immagine del padre con sopra una croce e la scritta “Sei il prossimo”» riporta Repubblica Torino
- “Zitto zitto pagami il riscatto, zitto zitto sei su una R4”, “Presidente non mi sembra stanco, la metto dentro una Renault 4” sono alcuni dei passaggi (in diversi altri affermano di avere armi per sparare citando alcuni personaggi famosi), “Bisogna riportare alla ribalta la lotta armata. Ci fosse la lotta armata, domani io stesso sarei il primo ad andare in strada a chiedere di essere arruolato” ha dichiarato in un’intervista un loro membro; “vengo, spendo, sparo” si legge in un altro loro testo; possono bastare come esempi o devo andare avanti?
- Siccome in almeno un comunicato sulla vicenda e in tanti post sui social leggo imprecisioni riporto alcuni passaggi dell’articolo. «Si è tenuto martedì 23 settembre il congresso dei Giovani Democratici del vastese. Mario Enrico Testa è stato eletto segretario. «Il congresso ha visto un’ampia partecipazione, con la presenza del Segretario Regionale dei Giovani Democratici Saverio Gileno e la Segretaria Provinciale Annachiara di Lorenzo e il sostegno del Partito Democratico con i Segretari di Vasto e Monteodorisio Simone Lembo e Rosalia di Risio, gli Assessori del Comune di Vasto Paola Cianci e Nicola della Gatta, il Consigliere Francesco del Viscio» riporta la nota della sezione territoriale della giovanile dei Giovani Democratici. Congresso che si è conclusa con la tradizionale foto di gruppo inviata alla stampa e pubblicata sui social network. Foto finita nella bufera in queste ore perché uno dei partecipanti, Lorenzo Antonellini, aveva una maglietta con riferimento alle Brigate Rosse. Antonellini è presidente dell’associazione Impatto, nata qualche mese fa a Vasto, è stato candidato alle ultime comunali nella lista di “Sinistra per Vasto” (che ha eletto l’assessore Cianci e il consigliere Del Viscio) ed è membro del direttivo del Pd di Vasto».
Su quest’ultimo punto una sottolineatura è doverosa, visto che tra offese, epiteti come cerebrolesi, manipolatori, vaneggiatori, venduti, tentativi di imporre che non si doveva pubblicare, racconti parziali ci è stato contestato anche questo. A furia di raccontare “verità” parziali forse qualcuno pensa che si deve parzializzare tutto. Non è dato sapere se è stato eletto un direttivo, nel comunicato dei Giovani Democratici del vastese non se ne fa menzione, se invece avessero indicato i nomi di membri del direttivo e avessimo pubblicato i nomi avrebbero applaudito? Quando il “ragazzo” si è candidato e il suo nome è stato pubblicato perché si poteva e ora no? Quando hanno fondato l’associazione Impatto e hanno inviato il comunicato successivo? Quando è stato nominato il direttivo del circolo di Vasto del PD e abbiamo in diversi giornalisti pubblicato i nomi perché si poteva e ora no? Allora perché ora, su una foto pubblica e diffusa dagli stessi Giovani Democratici di Vasto, su una persona che ha ruoli pubblici politici, si mette in dubbio la legittimità di scrivere? La risposta è, linearmente, fin troppo lapalissiana. Siamo pur sempre nella città in cui si invita ad un evento pubblico (non pubblicizzato) un ex ministro e si taglia fuori, chiedendo il silenzio, parte della stampa. A cui però poi ci si premura di inviare il comunicato post evento trionfale e con abbondanza di foto.
Democrazia alla carbonara (ma non è il piatto di pasta romano)
In Abruzzo qualche “problema” con l’articolo 21 e la stampa (libera)?