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Sicurezza delle scuole: il XXIII Rapporto di Cittadinanzattiva fotografa un’Italia che cade a pezzi

Il XXIII Rapporto di Cittadinanzattiva denuncia 71 crolli, 78mila infortuni e amianto ancora presente nelle scuole italiane. Solo una su tre è a norma antincendio. Servono investimenti, trasparenza e una cultura della sicurezza.

by Redazione Web
9 Ottobre 2025
in Attualità
Reading Time: 8 mins read
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Scuole insicure, studenti in pericolo. L’Italia del 2025 è ancora ferma ai crolli

Settantuno crolli in un solo anno, più di 78mila infortuni a studenti e insegnanti, edifici senza agibilità, senza certificazioni antincendio, senza collaudo statico, senza ventilazione. È la fotografia impietosa scattata dal XXIII Rapporto sulla sicurezza nelle scuole di Cittadinanzattiva, presentato dall’Osservatorio civico sulla sicurezza a scuola.
Un documento che non lascia scampo: l’Italia del PNRR e dei proclami sulla “scuola del futuro” continua ad affidare il presente dei suoi studenti a edifici vecchi, insicuri e spesso pericolosi.

Un patrimonio scolastico che invecchia e si sgretola

Nel nostro Paese, gli edifici scolastici statali attivi sono 39.351, ma quasi la metà (49%) è stata costruita prima del 1976, ovvero prima dell’introduzione delle norme antisismiche.
Soltanto 429 scuole sono state edificate dal 2018 a oggi: una goccia nel mare.
Al contrario, 5.793 scuole risultano “fantasma”: di esse non si conosce neppure l’anno di costruzione né i dati strutturali fondamentali.

Il quadro regionale è desolante: la Campania conta 1.325 edifici “senza età”, il Lazio 1.116, la Sicilia 692, la Calabria 479 e la Lombardia 406.
Un’eredità fragile e dimenticata, che si somma alla vetustà generale degli edifici e alla carenza cronica di manutenzione.

Solo il 37% degli edifici scolastici italiani è in possesso del certificato di agibilità, mentre il 59% ne è privo.
Ancora peggio va con la certificazione antincendio: appena il 34% delle scuole risulta a norma, mentre il 58% è ancora in attesa di adeguamento, rinviato per l’ennesima volta dal Governo al 31 dicembre 2027.

A completare il quadro, il collaudo statico risulta disponibile solo per un edificio su due.
Una situazione che rende drammaticamente concreto il rischio di nuovi crolli.

Settantuno crolli in un anno: un bollettino di guerra civile

Nel periodo compreso tra settembre 2024 e settembre 2025 si sono registrati 71 episodi di crollo all’interno o nei pressi di edifici scolastici.
Il dato segna un incremento rispetto all’anno precedente e conferma una tendenza ormai strutturale: la scuola italiana è un campo minato.

Tra i casi più gravi, cedimenti di tetti, controsoffitti, muri perimetrali, infissi e alberi nei cortili scolastici.
Nell’ultimo anno i crolli hanno provocato 19 feriti, tra studenti, operai e personale scolastico.
E se non si contano morti è solo per un caso fortunato, o per il fatto che spesso gli incidenti avvengono di notte o nei weekend.

Gli infortuni aumentano: 78.365 nel 2024

Secondo i dati INAIL citati dal Rapporto, nel 2024 si sono verificati 78.365 infortuni tra studenti, con un aumento di oltre 7.400 casi rispetto all’anno precedente.
Gli infortuni sono avvenuti durante le lezioni, in palestra, nei corridoi o nel tragitto casa-scuola, e hanno coinvolto soprattutto alunni sotto i 15 anni.
Le regioni più colpite sono Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, ma la crescita riguarda tutto il territorio nazionale.

Un fenomeno che, secondo Cittadinanzattiva, “denota la somma di comportamenti scorretti, arredi inadeguati, strutture obsolete e carenza di vigilanza per insufficienza di personale ATA”.

Amianto e barriere architettoniche: il veleno e l’esclusione

L’amianto continua a infestare centinaia di scuole italiane.
A Milano risultano ancora 89 edifici contaminati, a Genova 154, a Torino 66.
In totale, oltre 4.800 scuole sono state segnalate come esposte al rischio amianto, e solo la metà è stata bonificata.
Un ritardo che mette a rischio studenti e insegnanti, in violazione del diritto alla salute e della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia.

A questo si aggiunge la questione delle barriere architettoniche: solo il 41% delle scuole risulta pienamente accessibile agli alunni con disabilità motoria.
Nel Mezzogiorno la percentuale scende al 37%, con punte drammatiche in Campania e Liguria (solo il 30% di scuole accessibili).
Molti edifici mancano di ascensori, bagni a norma, rampe o segnali visivi e tattili per studenti con disabilità sensoriale.

Non bastano i muri che cadono: nelle aule italiane si soffoca d’estate e si gela d’inverno.
Solo il 7,4% delle scuole dispone di un impianto di ventilazione o condizionamento, e appena il 2,4% ha pannelli solari termici.
Nel frattempo, i vecchi impianti a gasolio e metano pesano sulle bollette pubbliche e sull’ambiente.
Il Rapporto chiede di investire in comunità energetiche e impianti sostenibili, per garantire scuole vivibili, aperte e sicure anche durante i periodi estivi.

Zone sismiche: 27.744 scuole a rischio

Quasi la metà delle scuole italiane – 27.744 su 60.030 sedi – si trovano in aree a elevata o media sismicità.
Le regioni più esposte sono Campania, Calabria, Sicilia, Abruzzo e Marche, dove si concentrano gli edifici costruiti prima del 1976.
Nonostante ciò, solo una minima parte degli istituti è stata realmente adeguata o migliorata dal punto di vista sismico.

Il PNRR ha rappresentato una boccata d’ossigeno, ma i risultati restano modesti.
Il Rapporto evidenzia ritardi diffusi nell’attuazione degli interventi per mense, palestre e nuove scuole, e teme che molte opere non saranno completate entro la scadenza del 2026.
La burocrazia, la mancanza di progettisti e l’incapacità amministrativa di molti enti locali stanno rallentando un’occasione storica.

Il decreto del 5 settembre 2025 ha cercato di introdurre flessibilità – consentendo il noleggio di strutture modulari e il trasporto temporaneo degli alunni – ma non risolve il problema di fondo: l’assenza di una strategia stabile e pluriennale per l’edilizia scolastica.

Le proposte di Cittadinanzattiva: non si può morire a scuola

Nelle conclusioni del XXIII Rapporto, l’organizzazione lancia un appello netto al Governo e alle Regioni:

  • Stanziare almeno 3 miliardi di euro ogni triennio per la sicurezza scolastica.

  • Ripristinare l’Osservatorio nazionale sull’edilizia scolastica, fermo da oltre due anni.

  • Rendere pubblici e aggiornati i dati dell’Anagrafe dell’edilizia scolastica.

  • Formare studenti e personale come “monitori civici della sicurezza”, per promuovere una cultura della prevenzione.

  • Premiare le scuole virtuose attraverso il Premio “Vito Scafidi”.

Un’azione collettiva, civile e politica, per restituire alla scuola la dignità che merita.

La memoria delle vittime: una ferita ancora aperta

Ogni anno, il Rapporto dedica una sezione alle vittime della scuola insicura.
Da San Giuliano di Puglia (2002, 27 bambini morti) a Rivoli (2008, la tragedia di Vito Scafidi), fino a L’Aquila (2009, la Casa dello Studente).
Nomi, volti, storie che ricordano che la sicurezza non è un optional.

Il Rapporto si chiude con una frase che dovrebbe essere scritta su ogni muro:

“Rendere le scuole sicure, accessibili, ecosostenibili e belle è un dovere civile, non un sogno da rinviare.”

L’Italia spende solo il 3,9% del PIL in istruzione, contro una media europea del 4,7%.
Finché i tetti continueranno a cadere e i governi continueranno a distrarre risorse verso armi e propaganda, la scuola resterà il simbolo di un Paese che non sa proteggere i propri figli.


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