Pedofilia, parola ormai tabù persino nella cronaca e ancor di più nella società. Tabù il termine e rimosso, ancor di più tabù, il crimine. Nascosto, sottovalutato, silenziato. Nella complicità, nell’omertà, nella vigliaccheria, di puritani, benpensanti, complici.
Complicità e omertà vigliacca che di fronte ad un potente aumentano in maniera esponenziale. Cercando sempre di far passare le vittime come bugiardi o colpevoli e inventandosi di tutto per giustificare, minimizzare, negare le colpe degli abusatori.
Tolleranza zero sentiamo da anni anche dal Vaticano e dalla Conferenza Episcopale Italiana. Ma, dietro le parole, si nasconde sempre la stessa realtà. Emersa tre anni fa, in occasione del primo report della CEI. Ed emersa ancora di più quando, nelle scorse settimane, una dura reprimenda è arrivata alla CEI e alle Conferenze Episcopali locali dalla Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori.
Rete L’Abuso lo scorso 23 ottobre ha diffuso il secondo Report, inviato per conoscenza a tutti i Garanti regionali per l’infanzia. I numeri del report sulla pedofilia all’interno della Chiesa sono drammatici e squarciano ogni velo di ipocrisia e propaganda: 4.625 vittime e almeno 1.250 abusatori.
Una realtà che continua ad avanzare nella mancanza di strumenti per contrastare una pedofilia sempre più strutturale e affrontarla alla radice.
Questa la prima parte del report.
- Introduzione e parametri di indagine
Il presente report è stato realizzato analizzando due distinte serie di dati che tratteremo separatamente.
Nel primo caso quelli censiti direttamente dall’Osservatorio permanente della Rete L’ABUSO nei suoi quindici anni di attività, ottenuti attraverso i casi che abbiamo trattato direttamente; attraverso le vittime sopravvissute; grazie alla documentazione che abbiamo potuto reperire.
Report che parte dall’anno 2000 in quanto tranne la documentazione in possesso della Chiesa, il dato reperibile pubblicamente è praticamente nullo.
Nella prima esposizione parliamo di un dato circostanziato e dettagliato che tuttavia, stando a quelli restituiti dalle commissioni governative d’inchiesta effettuate nei vari paesi dell’Unione Europea, risulta in estremo difetto, soprattutto nel numero di vittime sopravvissute prodotte dai casi censiti. Sottolineiamo che in paesi come Francia, Spagna e via dicendo, sono state avviate commissioni d’inchiesta per meno di un centinaio di episodi.
Il “Caso italiano” invece, già nel 2019 contava più di 450 casi noti sul suolo italiano e non bastò da parte dell’Associazione una diffida al Garante per i Diritti dell’infanzia e al Governo, non bastò la successiva interrogazione parlamentare dell’Onorevole Matteo Mantero – entrambe ancora senza risposta – Così ci trovammo costretti a rivolgersi agli Organi Sovrannazionali di Garanzia, nel caso, il Comitato per i diritti dell’infanzia e dall’adolescenza delle Nazioni Unite che poco dopo, il 28 febbraio 2019 ravvisò la gravità della situazione dello Stato membro raccomandando all’Italia di;
(CRC/c/ita/co/5-6) Sfruttamento e abuso sessuale
- Accoglie favorevolmente il piano nazionale per la prevenzione e la lotta contro gli abusi e lo sfruttamento sessuale dei bambini 2015-2017 e la rivitalizzazione dell’Osservatorio per contrastare la pedofilia e la pornografia infantile, il Comitato è preoccupato per i numerosi casi di bambini vittime di abusi sessuali da parte di personale religioso della Chiesa Cattolica nel territorio dello Stato Membro e per il basso numero di indagini criminali e azioni penali da parte della magistratura italiana. Con riferimento alle sue precedenti raccomandazioni (CRC / C / ITA / CO / 3-4, par. 75) e al commento generale n. 13 (2011) sul diritto del bambino alla libertà e contro tutte le forme di violenza nei suoi confronti e prendendo atto dell’Obiettivo 16.2 per lo Sviluppo Sostenibile, il Comitato raccomanda all’Italia di:
(a) Adottare, con il coinvolgimento attivo dei bambini, un nuovo piano nazionale per prevenire e combattere l’abuso e lo sfruttamento sessuale dei bambini e assicurarne l’uniforme implementazione su tutto il suo territorio e a tutti i livelli di governo;
(b) Istituire una commissione d’inchiesta indipendente e imparziale per esaminare tutti i casi di abuso sessuale di bambini da parte di personale religioso della Chiesa Cattolica;
(c) Garantire l’indagine trasparente ed efficace di tutti i casi di violenza sessuale presumibilmente commessi da personale religioso della Chiesa Cattolica, il perseguimento dei presunti autori, l’adeguata punizione penale di coloro che sono stati giudicati colpevoli, e il risarcimento e la riabilitazione delle vittime minorenni, comprese coloro che sono diventate adulte;
(d) Stabilire canali sensibili ai bambini, per i bambini e altri, per riferire sulle violenze subite;
(e) Proteggere i bambini da ulteriori abusi, tra l’altro assicurando che alle persone condannate per abuso di minori sia impedito e dissuaso il contatto con i bambini, in particolare a livello professionale;
(f) Intraprendere tutti gli sforzi nei confronti della Santa Sede per rimuovere gli ostacoli all’efficacia dei procedimenti penali contro il personale religioso della Chiesa Cattolica sospettato di violenza su minori, in particolare nei Patti Lateranensi rivisti nel 1985, per combattere l’impunità di tali atti;
(g) Rendere obbligatorio per tutti, anche per il personale religioso della Chiesa Cattolica, la segnalazione di qualsiasi caso di presunta violenza su minori alle autorità competenti dello Stato Membro;
(h) Modificare la legislazione che attua la Convenzione di Lanzarote in modo da garantire che non escluda il volontariato, compreso il personale religioso della Chiesa Cattolica, dai suoi strumenti di prevenzione e protezione.”
In quella sede, alla domanda della Commissione su quali strategie preventive e di soccorso alle vittime avesse attuato o preveda l’Italia rispetto a quella che era l’accusa che Rete L’ABUSO avanzava all’Onu, la dott.ssa Concetta Potito (della Delegazione Italiana) faceva scena muta, riuscendo ad argomentare unicamente quali fossero le pene inflitte a chi abusa cioè, dopo, che il crimine è stato commesso!
Ad oggi l’Italia non ha ancora attuato nessuna delle raccomandazioni oggetto delle preoccupazioni del Comitato per i Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, per quanto ne sappiamo non rispose neppure alle Nazioni Unite, come chiesto in seduta ed entro 48 ore dal Prof. Jorge Cardona Llorenz (della Commissione per i diritti dell’infanzia ONU).
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Parte prima – Dato censito dall’Osservatorio permanente della Rete L’ABUSO
Al 1° ottobre 2025, la situazione in Italia è la seguente;
Si contano tra sacerdoti e indotto laico 1.250 casi di cui 1.106 risultano sacerdoti.
Le vittime prodotte note risultano 4.625, di cui 4.395 per mano di sacerdoti, 9 per mano di suore, 91 per mano di catechisti, 76 dell’indotto laico, 54 di scout.
Delle 4.625 vittime sopravvissute, 2.414 sono nella disponibilità dell’associazione, delle restanti 2.211 non è stato possibile acquisire nessun dato, tranne quello che le cataloga come sopravvissuti.
L’incidenza percentuale dei soli sacerdoti è pari al 3,57%, 1.106 su un totale di 31.000 sacerdoti attualmente attivi in Italia. Il dato percentuale che rileviamo è molto alto per essere quello che si ravvisa “spontaneamente”. Percentuali del < 3% vengono in genere ravvisate a seguito di inchieste governative e non con un censimento o una raccolta di casi.
Il sommerso della chiesa, ovvero i casi noti e mai denunciati all’Autorità giudiziaria italiana – spesso a causa dei termini prescrittivi maturati dalla vittima nell’attesa di un esito dai tribunali canonici – è di 839 casi su 1106 (dato sempre riferito ai soli sacerdoti).
 
			 
                                 
			 
                                 
                                







 
							 
							