L’appartamento di largo Donnaregina n. 25, piano 1, noto per essere stato la dimora dello storico capo clan Giuseppe Misso, detto O’Nasone, è stato confiscato dalla Procura di Napoli e affidato al Comune.
L’area di Donnaregina, nel cuore di Napoli, è da sempre considerata un feudo del Clan Misso. Una zona in cui la camorra ha intrecciato per decenni potere, affari e paura.
Proprio questa storia è tornata alla ribalta grazie al libro in uscita nel 2025, “Donnaregina – Il requiem di una storia di camorra”, scritto da Teresa Ciabatti. Il volume ricostruisce la parabola criminale di Giuseppe Misso, figura centrale della camorra napoletana.
Secondo una nota, “Teresa Ciabatti ha intrapreso il percorso con l’ex super boss su consiglio dell’amico e scrittore Roberto Saviano, che ha intravisto in lei la possibilità di uno sguardo diverso rispetto a quello di chi da sempre si occupa di camorra”.
L’ombra del clan sull’occupazione abusiva
Ma c’è un aspetto che, forse, la scrittrice ignora.
Parenti stretti del suo interlocutore occupano abusivamente da oltre trent’anni un immobile in vico Donnaregina.
L’occupazione illegale è resa possibile proprio da quel cognome, Misso, che ancora oggi incute timore nei vicoli di Napoli.
A vivere stabilmente in quella casa sono Umberto Misso, fratello di Giuseppe e cofondatore dello storico clan, insieme alla moglie Carmela Dorio. Con loro, i figli Michelangelo, Celeste, Giuseppe ed Emiliano Zapata Misso, che risultano residenti nello stesso stabile dal 2003 ad oggi.
I precedenti penali e la continuità criminale
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Umberto Misso: cofondatore, insieme al fratello Giuseppe, del clan Misso. Figura di vertice nella camorra storica della Sanità.
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Emiliano Zapata Misso: condannato in via definitiva a 9 anni per concorso nell’omicidio di Tommaso Previtera (1999).
Nel 2017 aveva iniziato un percorso di collaborazione con la giustizia, interrotto pochi mesi dopo. Durante una perquisizione nella sua abitazione, furono trovate molotov, benzina e una pistola a salve modificata.
L’uomo si giustificò dichiarando di sentirsi in pericolo per le minacce subite. Oggi beneficia di permessi premio.
La camorra toscana: l’operazione “Golden Whale”
Il 18 ottobre 2022, i Carabinieri e la Guardia di Finanza di Lucca hanno eseguito l’operazione “Golden Whale”, arrestando 14 persone nel Comune di Viareggio.
Tutti gli indagati risultano legati al Clan Misso del rione Sanità, confermando che il gruppo è ancora attivo e operativo anche in Toscana.
La camorra in Toscana non è un fenomeno nuovo: nel corso degli anni, molti collaboratori di giustizia hanno trovato rifugio nella regione, favorendo radicamenti criminali e attività di riciclaggio.
Dietro la facciata delle imprese legali, numerose aziende sono in realtà controllate o infiltrate da ambienti camorristici, che utilizzano il business legale per ripulire denaro proveniente da droga, estorsioni e usura.
Una denuncia che riapre il dibattito sulla gestione dei beni confiscati
La vicenda di vico Donnaregina rilancia un interrogativo scomodo: come è possibile che immobili confiscati ai clan o di proprietà pubblica siano ancora occupati da nuclei familiari legati alla criminalità organizzata?
Una domanda che chiama in causa non solo le istituzioni, ma anche la responsabilità civile e politica di chi, nel cuore di Napoli, continua a voltarsi dall’altra parte.





