«Io so. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Milano, di Brescia e di Bologna…»
— Pier Paolo Pasolini
Quelle parole – pronunciate da Mara Ferraro – contenute nel suo articolo profetico “Io so”, aprono la quarta puntata della seconda stagione di “30 minuti con…”, condotta da Paolo De Chiara con la presenza in studio di Antonino Schilirò.
Un episodio denso, esplosivo, che affonda le mani nella verità negata della Repubblica italiana: l’ombra di Gladio, i legami tra la ‘ndrangheta, la loggia P2, i servizi segreti deviati, e la lunga scia di sangue che va da Piazza Fontana a Via D’Amelio.
Ospite della puntata, Michelangelo Di Stefano, ex consulente della Commissione Parlamentare Antimafia, autore del saggio “Il treno del sole. I cinque anarchici. L’ombra di Gladio” (Città del Sole Edizioni).
Un testo che ricostruisce trent’anni di golpe, depistaggi e complicità istituzionali.
Nel corso della puntata, Di Stefano lega i nomi e i luoghi della nostra storia recente, Pasolini, Aldo Moro, la Banda della Magliana, la Falange Armata, in un’unica, inquietante cornice: lo Stato parallelo.
“Il periodo eversivo italiano non finisce con le bombe del ’92, ma con la strage dei carabinieri Fava e Garofalo nel 1994. È lì che la Falange Armata lascia il suo ultimo sigillo. E nessuno vuole ancora vedere”.
Il collegamento con Pier Paolo Pasolini non è solo simbolico. Il poeta e regista, massacrato nel 1975, aveva intuito il sistema di poteri invisibili che manovrava l’Italia tra la Guerra Fredda e gli anni delle stragi.
Di Stefano collega la morte di Pasolini alle reti clandestine NATO, al misterioso gruppo “Anello” e alle interferenze dei servizi segreti italiani e americani.
Un omicidio politico (orchestrato dalle menti raffinatissime di questo Paese “orribilmente sporco”) mascherato da delitto comune, dove ogni dettaglio, dal furto della pellicola di Salò al sabotaggio delle linee telefoniche, disegna una trama più grande.
Aldo Moro, Falcone, Borsellino: la Repubblica sotto ricatto
Durante la trasmissione, il giornalista e conduttore Paolo De Chiara e il co-conduttore Antonino Schilirò affrontano anche la verità mutilata delle stragi di Stato.
Dal sequestro Moro ai delitti politici del 1978, fino ai massacri di Capaci e via D’Amelio, emerge una costante: la mano invisibile del potere deviato, che utilizza il terrorismo come strumento di controllo geopolitico.
“Non possiamo più credere che Via D’Amelio sia una questione di appalti. È un’offesa all’intelligenza del Paese”.
La puntata si chiude con le parole di Mara Ferraro, che dà voce ai versi di Pasolini tratti da Le ceneri di Gramsci e La religione del mio tempo.
Un omaggio poetico che diventa atto politico. Il finale è un monito civile: in un Paese dove le verità restano chiuse nei cassetti, la cultura, l’informazione libera e il giornalismo d’inchiesta restano le uniche armi per difendere la democrazia.
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Un viaggio dentro la verità negata della Repubblica Italiana, tra storia, indagini e poesia civile.






