Il ROS dei Carabinieri, su disposizione della Procura della Repubblica di Palermo, ha avviato un’operazione ad ampio raggio nell’ambito di un’inchiesta che scuote il mondo politico e imprenditoriale siciliano. Le accuse sono pesanti: associazione per delinquere, corruzione, turbata libertà degli incanti.
Una rete di presunti favori, appalti pilotati e relazioni occulte che avrebbe condizionato l’assegnazione di lavori pubblici e la gestione di fondi strategici nel territorio palermitano.
Le perquisizioni, disposte per evitare la dispersione delle prove dopo la notifica dell’invito a rendere interrogatorio, hanno coinvolto 18 indagati tra politici, funzionari e imprenditori.
I nomi degli indagati
Secondo quanto reso noto dalla Procura, tra i destinatari dell’atto figurano:
Antonio Abbonato, Ferdinando Aiello, Paolo Bordonaro, Alessandro Maria Caltagirone, Roberto Colletti, Salvatore Cuffaro, Marco Dammone, Giuseppa Di Mauro, Vito Fazzino, Antonio Iacono, Mauro Marchese, Sergio Mazzola, Carmelo Pace, Vito Raso, Francesco Saverio Romano, Paolo Emilio Russo, Giovanni Giuseppe Tomasino (detto Gigi) e Alessandro Vetro.
Tra questi spiccano due nomi noti:
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Salvatore Cuffaro, già presidente della Regione Siciliana, in passato condannato per favoreggiamento a Cosa nostra e oggi leader del movimento “Democrazia Cristiana Nuova”.
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Francesco Saverio Romano, ex ministro delle Politiche agricole e parlamentare, per il quale la Procura ha ricordato le garanzie previste dall’articolo 68 della Costituzione.
L’indagine, coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia, ipotizza un sistema organizzato finalizzato a condizionare gare pubbliche e a ottenere vantaggi indebiti attraverso accordi corruttivi e scambi di favori.
Il gruppo avrebbe agito con ruoli distinti e collegamenti trasversali tra imprenditoria, burocrazia e politica, secondo uno schema ben rodato: appalti “aggiustati”, favori professionali, e un intreccio di relazioni che avrebbe minato la libera concorrenza e la trasparenza amministrativa.
I reati contestati:
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Associazione per delinquere (art. 416 c.p.)
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Corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio (artt. 319, 319-bis e 321 c.p.)
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Corruzione per l’esercizio della funzione (artt. 81, 318 e 321 c.p.)
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Turbata libertà degli incanti (artt. 110 e 353 c.p.)
La Procura di Palermo ha sottolineato che, allo stato del procedimento, per tutti gli indagati vale il principio della presunzione di innocenza.
Le attività investigative, precisano gli inquirenti, sono in corso, e le perquisizioni mirano a consolidare un quadro probatorio che si preannuncia complesso e articolato.
Un nuovo terremoto politico?
Il coinvolgimento di figure istituzionali e nomi storici della politica siciliana apre un nuovo capitolo di ombre su corruzione e potere nell’Isola. La Sicilia torna al centro della cronaca giudiziaria per una vicenda che, se confermata, potrebbe rivelare un sistema radicato di scambi illeciti tra politica e affari.
La magistratura, ancora una volta, tenta di disinnescare il meccanismo dell’intreccio perverso tra potere e denaro, mentre l’opinione pubblica assiste all’ennesimo film già visto: inchieste, nomi eccellenti, e il solito copione di favori, appalti e corruzione.





