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Bambole per pedofili in vendita online: la verità sui traffici pornografici e sessuali(zzanti)

Nelle didascalie delle foto degli oggetti in vendita la sessualizzazione e che sono vendute per scopi sessuali enfatizzati.

by Alessio Di Florio
5 Novembre 2025
in Attualità
Reading Time: 6 mins read
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Traffici e reti pedopornografici si nascondono nel dark web ma non solo. Perché sulle piattaforme di messaggistica e sui principali social esistono chat, gruppi, pagine su cui si radunano centinaia, a volte anche migliaia di soggetti che perpetrano e condividono le violenze, gli abusi, gli stupri più efferati. In questo un ruolo enorme, come abbiamo documentato e denunciato in tanti nostri approfondimenti, dossier, inchieste, è svolto dalle piattaforme pornografiche, dall’industria pornografica. Che dietro la legale apparenza, come dimostrano le innumerevoli denunce negli USA su PornHub, nasconde i crimini più efferati.

La pagina facebook Pornoverità da anni porta avanti un grandissimo impegno e lavoro di documentazione, denuncia e sensibilizzazione su questi temi. Su un noto portale di shopping online, la segnalazione ci è giunta nello scorso fine settimana, c’è almeno una sezione intera in cui si vendono bambole per pedofili, bambole sessualizzate con le fattezze di bambini, bambole a disposizione per gli stupratori e con didascalie fin troppo esplicite. Frasi che enfatizzano la sessualizzazione delle bambole e gli scopi sessuali per cui sono state costruite e vendute. Questo business già diversi anni fa è stato denunciato dagli animatori di Pornoverità con testimonianze.

«Meglio con una bambola che con un bambino vero». Così si giustificano i “sostenitori” del mercato delle sex baby dolls. Lungi come un tempo dall’essere solo un mercato di nicchia, da alcuni anni è ormai un mercato foriero di clienti e dai floridi profitti. Certo, l’ “evoluzione” negli anni c’è stata: non più sottile materiale plastico gonfiabile, ma vero silicone effetto pelle, snodabile, che crea fattezze nel viso e nello sguardo che ben poco spazio lascia all’immaginazione per essere scambiato per una persona vera. È un fatto altamente drammatico che il trend in crescita esponenziale nei riguardi di questo mercato sia la richiesta di bambole dall’aspetto di bambine e bambini.

Numerose associazioni umanitarie, conscie del pericolo non solo della loro diffusione, ma insito nella domanda stessa, cercano di bloccarne la produzione; eppure, vi sono addirittura noti accademici favorevoli al loro uso, soprattutto riguardo a una supposta funzione “catartica” che queste bambole avrebbero per “contrastare” gli appetiti distruttivi dei pedofili.

Catlin Roper, in un illuminante articolo apparso il 9 gennaio su ABC, riportando molte opinioni favorevoli e contrarie in merito (link in fondo al post, vale assolutamente la pena leggerlo) esprime preoccupazione per il fatto che vi siano addirittura persone “di cultura” favorevoli alla loro diffusione, proprio loro che dovrebbero essere le prime disgustate da chi sostiene questo supposto effetto “catartico” nel dramma della pedofilia. Infatti il punto, molto semplicemente è che non solo è drammatico anche solo concepire la costruzione di simili bambole, ma pure ignorare il dato di fatto scientifico più semplice del mondo: un qualsiasi stimolo per la nostra mente, più è riverberato, e più invade la mente stessa prendendone il comando. Numerosi studi scientifici (per es. https://www.aic.gov.au/publications/tandi/tandi570, ) lo confermano.

La verità è che la produzione delle baby dolls è appalto dell’industria pornografica, che sa bene quali sono i gusti principali dei loro clienti. Non per nulla la categoria “teen” è tra le più cliccate in assoluto, e in costante crescita. I colossi dell’industria pornografica conoscono bene la natura additiva della pornodipendenza, e che una volta esaurita l’eccitazione nel consumatore per il porno adulto, niente di più facile che per riprovare la stessa eccitazione i consumatori si rivolgano a video sempre più pericolosi. E dal video al silicone a quanto pare il passo può essere molto breve. Se dal video si può arrivare a passare a una bambola tangibile, cosa ci si deve aspettare poi? Ben lungi dall’essere soltanto uno “sfogo”, una bambola, di per sè ovviamente priva di emozioni e insensibile al dolore, non può che desensibilizzare il pedofilo al trauma che potrebbe un giorno causare a un bambino vero. E data la natura additiva insita nella pornografia si può soltanto immaginare che da una bambina di silicone si voglia poi provare ad abusare di bambini veri.

(Pornoverità, 8 maggio 2020)

La bambola di silicone permette di sfogare le fantasie più assurde. Cose che costerebbero la galera se messe in atto contro persone reali. Eppure, secondo loro, le fantasie non solo non fanno male, ma sfogarle fa pure bene.

Ma si può definire soltanto “fantasia” quello che si fa in solitudine guardando certi video? Intervistando tanti pedofili e stupratori ora in galera, viene fuori che nella totalità dei casi hanno infuocato, coltivato e infine messo in atto le loro “fantasie” con la pornografia, passando negli anni dalla softcore alla hardocore più estrema, fino al sadomadochismo e alla pedofilia. Se il mercato della pedopornografia è conteso a suon di bitcoin ed in continua espansione ci sarà un perché. E se i casi di stupro e violenza contro i bambini è in continuo aumento non sarà certo a causa dei pesticidi nei cibi.

Non è umanità quella. Non è l’uomo, e non è la donna. Nessuno da bambino era così. E chi tra di noi ha subito violenza e abuso da piccolo sa quanto terribile sia stato, una ferita che rimarrà sempre aperta, una cicatrice che rimarrà sempre visibile. Tali sono le violenze perpetrate a ragazze e ragazzi, bambini e bambini. Perché c’è chi diventa carnefice allora, a livelli da mettere in atto le più folli perversioni?

Ted Bundy, uno dei più noti stupratori e serial killer degli Stati Uniti, prima di morire sulla sedia elettrica, ha voluto farsi intervistare, e fra le sue parole risuona più di tutte quella frase: “…ho potuto vivere in carcere a stretto contatto con persone che hanno fatto le cose che ho fatto io, e posso dire che in ogni caso, senza alcuna eccezione, tutti abbiamo fatto massiccio uso di pornografia hardcore”.

Potete fare quello che volete con quelle bambole, dicono alla casa di appuntamenti con le Sex Dolls che hanno aperto a Torino. Boom di appuntamenti, certo. E tra le bambole in silicone che vengono offerte, pure una che ha le fattezze di una donna incinta.

Tutto puoi fare con quelle bambole. Ma è assai probabile che siano a disposizione per il peggio che persone pervertite non possono fare nella realtà. E molto probabilmente unicamente per non incorrere in guai legali. “Ogni fantasia”, certo, così pubblicizzano. Pure con quella bambola incinta, anche prenderla a pugni, picchiarla sul pancione, e inutile aggiungere altro.

Che mente può avere una persona che vuole picchiare una donna incinta? Che mente può avere una persona che va in un bordello di bambole per poter prendere a pugni e calci una bambola di silicone che ha le stesse fattezze che potrebbe avere la sua ragazza, sua moglie, sua figlia o le sue amiche? E cosa ci dobbiamo aspettare da persone che chiedono che le fattezze di quelle bambole somiglino il più possibile a quelle di una bambina?

In tutta Europa, e non solo, sorgono come funghi case d’appuntamenti di sex dolls come quella appena aperta a Torino. E non sono che la trasposizione nella realtà di quello che causa la pornografia, soprattutto nelle menti più deboli: ridurre l’altra persona come un oggetto, e quello che è peggio, rendersi sordi alla sofferenza che gli si causa. Perché è questo che fa la pornografia: rende sordi alla sofferenza dell’altra persona; alla sofferenza di una moglie che si sente degradata dalla pornodipendenza del marito, o il marito della moglie, alla sofferenza di una ragazza, o di un ragazzo, che non si sente accettata dal suo partner perché non somiglia alle ragazze o ai ragazzi dei video porno, alle sofferenze dei figli che vedono che i genitori non si vogliono più bene (le statistiche negli USA dicono che oltre il 50% dei divorzi è causato dalla pornodipendenza di uno dei partner), e sordi alle sofferenze delle ragazze e dei ragazzi che vengono sfruttati nella pornografia come carne da macello: quasi tutti usano droghe e alcol, molte ragazze vengono stuprate per renderle “docili” nei video, molti moriranno a una giovanissima età per gli abusi e i traumi subiti.

Quelli che vanno in quei bordelli dicono che così non fanno male a nessuno, sono soltanto bambole. E allora vorremmo chiedere a ognuno di loro: ma perché vuoi che somiglino così tanto ad esseri umani, a donne incinte o a bambini?

(Pornoverità, 10 settembre 2018)

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Vicedirettore WordNews.it - È nato ad Atessa (Chieti), nel 1984. Attivista e volontario di varie associazioni e movimenti culturali, ambientalisti, pacifisti e di lotta alle mafie. Collaboratore della redazione abruzzese di Pressenza e di TeleJato.it. Ha collaborato con Adista, Primadanoi, Terre di Frontiera, Unimondo, Libera Informazione, Popoff Quotidiano e SocialPress. Ha curato, per oltre dieci anni, il sito personale del giornalista e regista RAI Stefano Mencherini, dove è stata curata la diffusione e la pubblicizzazione del documentario d’inchiesta «Schiavi. Le rotte di nuove forme di sfruttamento», con il quale è stata portata avanti la “Campagna di sensibilizzazione per l’informazione sociale”, in collaborazione con MeltingPot e Articolo21, e per la creazione di un Laboratorio permanente di inchiesta e documentari sociali in RAI, nata per rompere la censura televisiva del documentario d’inchiesta “Mare Nostrum”. Articoli su tematiche sociali e culturali sono stati pubblicati dal mensile Vasto Domani. Per contatti: redazione@wordnews.it

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