«Dopo 20 o 30 anni, bisognerebbe avere il coraggio di arrendersi. Il tempo non è solo padre di verità, ma anche tempo di oblio», Carlo Nordio (Ministro della Giustizia)
In un’Italia che sembra voler archiviare la propria storia, un ministro della Giustizia invoca l’oblio. Chiede di lasciare cadere nel silenzio le verità mai accertate, i delitti di sangue senza giustizia, le ferite aperte delle stragi di mafia e di Stato.
Un appello travestito da pacificazione che suona come uno schiaffo alla memoria collettiva e al dolore di chi da decenni lotta per la verità.
Nel Paese di Falcone e Borsellino, dove le parole dovrebbero costruire giustizia e non coprirla, un simile invito pesa come un macigno.
Oblio: l’offesa al dolore
“Dimenticate”, dice chi non sa cosa significhi aver perso un figlio, un padre, un fratello, un giudice, un servitore dello Stato.
Dire “dimenticate” significa dire: “la verità non serve più”.
È una frase mostruosa, un insulto al dolore delle madri di Portella della Ginestra, dei sopravvissuti di Piazza Fontana, di chi vide esplodere il Rapido 904, di chi ancora oggi porta nel cuore il sangue di Capaci e Via D’Amelio.
L’oblio non è pace: è complicità con il silenzio.
È il modo più elegante per dire che la verità è scomoda, quindi va cancellata.
L’Agenda Rossa: un atto di resistenza morale
Eppure c’è un simbolo che resiste a questa deriva: l’Agenda Rossa di Paolo Borsellino.
Quel taccuino scomparso il 19 luglio 1992, dopo l’esplosione di Via D’Amelio, non è solo un oggetto. È un grido inciso nella storia.
Dentro c’erano nomi, appunti, verità non dette, collegamenti tra mafia, politica, servizi segreti deviati e pezzi infedeli dello Stato.
Era la bussola morale di un uomo che credeva nella giustizia come atto d’amore per la verità.
Oggi quell’agenda è un simbolo universale della memoria viva, un richiamo potente a resistere all’oblio.
Agenda Rossa 2025 – il progetto che tiene viva la memoria
Da questo spirito nasce l’Agenda Rossa – Edizione Speciale 2025, curata da Salvatore Borsellino e pubblicata da IOD Edizioni: un’opera monumentale che attraversa la storia italiana dal 1947 al 2024.
Sessantuno schede storiche ricostruiscono le stragi, gli omicidi politici, i depistaggi, i tradimenti istituzionali.
Da Portella della Ginestra a Ustica, da Peteano a Bologna, fino alle bombe del 1993 a Roma, Milano e Firenze: un filo di sangue che racconta una democrazia ferita.
Le parole si intrecciano con le immagini di Gaetano Porcasi, con le riflessioni di Saverio Lodato, che chiude il volume con un titolo che vibra come un giuramento:
“Se trentatré anni vi sembran pochi…”
Un monito a chi crede che il tempo basti a cancellare la verità.
Ricordare come atto rivoluzionario
In un Paese dove la versione ufficiale è spesso un travestimento della menzogna, ricordare diventa un atto rivoluzionario.
Ogni cittadino che conserva la memoria di Borsellino, Falcone, Impastato, Rostagno, Manca, compie un gesto politico nel senso più alto e puro: difendere la democrazia dal suo peggior nemico, la rimozione.
L’Agenda Rossa non è solo un libro, ma un percorso educativo per scuole, associazioni, studenti e giornalisti.
Un invito a studiare la storia, a coltivare la coscienza critica, a rifiutare la paura e l’indifferenza.
Contro la rimozione, per la verità
Chi invoca l’oblio non lo fa per pietà: lo fa per convenienza.
Perché ricordare significa scavare, collegare, svelare.
E chi teme la verità, teme la luce.
Noi scegliamo di ricordare, non per nostalgia ma per giustizia.
Perché la memoria è l’unico vaccino contro la menzogna.
Serve ai vivi, non ai morti.
Serve a salvare la democrazia, a proteggere il futuro, a impedire che la storia si ripeta con altri nomi, altri ministri, gli stessi silenzi.
La memoria come dovere civile
L’oblio è comodo, la memoria è faticosa.
Ma è nella fatica del ricordare che si costruisce la coscienza di un popolo.
E l’Agenda Rossa, ancora una volta, ci insegna che la memoria è resistenza.
Perché chi dimentica, muore due volte.
Chi ricorda, invece, tiene in vita la verità.

Agenda Rossa – Edizione Speciale 2025
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