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Era il 1991 quando l’industria cinematografica sfornò “Il silenzio degli innocenti”. Un film che turba gli animi, da aspetti anche terrificanti e che tolgono il sonno. 34 anni dopo siamo, invece, nel pieno di un’altra sceneggiatura, purtroppo non cinematografica, “Il silenzio dei colpevoli” di fronte “Le grida degli innocenti”.
Colpevoli perché chi tace, gira la testa dall’altra parte, minimizza, nega, sminuisce, non viene turbato minimamente e mantiene il sonno come nulla fosse è complice, omertosamente complice. E quindi colpevole. Ma in questo Paese, in quest’Italia, è sport nazionale diffuso. Di fronte i più piccoli, i più indifesi, bambini anche neonati, è ancor più diffuso.
L’Italia è il Paese in cui la parola pedofilia è diventata persino tabù, in cui non si cita e chi lo fa viene isolato, delegittimato, attaccato, irriso, perseguitato. L’Italia è il Paese che ha una passione smodata per la Corona inglese, forse anche più degli stessi britannici. In occasione della recente visita di Re Carlo in Italia c’è persino chi ha ricordato l’ora esatta in cui nell’ultimo precedente la Regina Elisabetta offrì il te ad illustre ospite. Quando la Regina passò a miglior vita settimane intere furono dedicate in televisione, alla radio, sul web, sui giornaloni. Andrea, fratello di Re Carlo, è stato espulso dalla famiglia reale, continuano ad uscire email e circostanze della sua partecipazione al sistema Epstein. Di tutti quei riflettori non è rimasto praticamente nulla.
Questo è il Paese che celebra i giornalisti morti, dimenticandosi spesso dei vivi, e li fa santini, li piazza su laici altarini, se ne riempie la bocca. Ma ne dimentica tanto della loro vita. Oltre noi e pochissimi altri dall’anno in cui fu assassinata ad oggi nessuno ha ricordato, citato, ripubblicato, una delle ultime inchieste di Maria Grazia Cutuli, quella sul giro di pedofilia di altissimo livello che si celava dietro il “Mostro di Marcinelle”.
In queste settimane, tra meme sui social, battutine di ogni tipo di gente sconsolata, e articoli su cosa succederà e cosa fare – quasi fossero libretti di istruzioni e non articoli giornalistici – dal 12 novembre per continuare ad accedere ai siti porno. Sono anni, da quando si parla di creare barriere per l’accesso dei minori, che continua questa giostra. Così come trasversale è l’appoggio allo stupro a pagamento, alla prostituzione. Totem intoccabile di questa società ipocrita e benpensante. Intoccabile anche di fronte quel che emerge in altri Stati, alla realtà reale che emerge e grida. Dell’interesse di cosa accadrà dal 12 novembre neanche un milionesimo fu dedicato quando negli USA e in altri Stati emerse l’abisso dei traffici di violenze, abusi, stupri, morti, anche pedofili, di PornHub e altre piattaforme. Guai a toccarli, silenzio, omertà assoluta. In Francia, nella vicina Francia, invece addirittura le denunce di movimenti femministi giunse in Parlamento, che indagò sull’industria dello stupro online. Ribadiamo, anche pedofilo.
La settimana scorsa abbiamo pubblicato la denuncia del traffico di bambole pedofile vendute online. «Su un noto portale di shopping online, la segnalazione ci è giunta nello scorso fine settimana, c’è almeno una sezione intera in cui si vendono bambole per pedofili, bambole sessualizzate con le fattezze di bambini, bambole a disposizione per gli stupratori e con didascalie fin troppo esplicite. Frasi che enfatizzano la sessualizzazione delle bambole e gli scopi sessuali per cui sono state costruite e vendute» abbiamo riportato nell’articolo.
In tre articoli successivi abbiamo documentato come questi traffici, e la loro criminale pericolosità, vengono denunciate da tanti anni.
Eppure tutto prosegue nel silenzio, nel totale silenzio. Indifferenza completa, omertà assoluta. Nella vicina Francia, invece, c’è stata addirittura una denuncia penale. Promossa dall’Autorità per la Concorrenza e la Repressione delle Frodi (Dgccrf). «Dietro l’apparenza di un “giocattolo per adulti” si nasconde lo sfruttamento dell’infanzia.
Già nell’agosto del 2018 noi di Associazione Meter avevamo denunciato in Italia la vendita di queste bambole – denuncia l’associazione fondata e presieduta da don Fortunato Di Noto – Allora i media e le istituzioni scelsero il silenzio.
Quel silenzio ha permesso a pedofili italiani di acquistare perverse imitazioni dell’infanzia. Oggi la Francia agisce. Nel 2018 poteva farlo anche l’Italia, anticipando i tempi e dimostrando coraggio».
«In accordo con il procuratore è stata presentazione una segnalazione alla piattaforma, suggerendo al gruppo di attuare rapidamente le misure appropriate», ha dichiarato la Dgccrf, riporta Adn Kronos. Agenzia stampa citata e ripubblicata quotidianamente sulle notizie più diverse, anche leggere, anche di gossip. In questo caso, nulla o quasi.
Riporta l’agenzia stampa:
«Queste misure includono la rimozione delle pagine pertinenti dal sito web e dalla categoria di prodotto. Sul suo sito web, il quotidiano francese Le Parisien ha pubblicato la foto di una di queste bambole, raffigurante una bambina che tiene in mano un orsacchiotto, accompagnata da una descrizione esplicitamente sessuale. Le bambole sono alte 80 centimetri: “La pubblicità – scrive Le Parisien – è agghiacciante. Una bambola con le fattezze e il corpo di una bambina. Tra le sue braccia, un orsacchiotto di peluche. Accanto, questa sordida descrizione: ‘bambola del sesso (…) giocattolo per la masturbazione maschile con corpo erotico e vagina e ano realistici‘. Il tutto per 186,94 euro”.
“Ci sono persino commenti di acquirenti. Immaginate un bambino che naviga sul sito alla ricerca di una bambola; per caso, potrebbe imbattersi in questi prodotti”, ha sototlineato Alice Vilcot-Dutarte, portavoce della Dgccrf citata da Le Parisien. La Dgccrf ha anche rilevato l’assenza di “misure di filtraggio” che impediscano di fatto ai minori di accedere a contenuti che vendono bambole sessuali dall’aspetto adulto. “Queste segnalazioni riguardano il sito web e il marchio Shein, per i quali pratiche commerciali ingannevoli, false dichiarazioni e diverse altre violazioni di conformità sono già state ampiamente osservate e sanzionate”, si legge nella nota diffusa. “La distribuzione, tramite una rete di comunicazione elettronica, di materiale pedopornografico è punibile con una pena detentiva fino a sette anni e una multa di 100.000 euro”».
In conclusione dell’articolo dell’Adn Kronos si riporta che Shein, il colosso cinese dell’e-commerce su cui questo traffico di bambole pedofile avviene avrebbe rimosso tutto. Alle 20.25 di domenica 2 novembre abbiamo provato, il link di vendita ci risulta accessibile solo a maggiorenni (in realtà viene chiesta semplicemente l’età, un 16enne può cliccare che ha più di 18 anni e accede) ma pienamente funzionante.
L’Ansa – Agenzia stampa citata e ripubblicata quotidianamente sulle notizie più diverse, anche leggere, anche di gossip. In questo caso, nulla o quasi. – il 3 novembre ha pubblicato la notizia che analoga denuncia è stata presentata dalla stessa Autorità francese nei confronti anche di AliExpress e che le indagini si stanno estendo ad altre piattaforme di e-commerce. «La descrizione” e la “categorizzazione” di queste bambole sul sito “lasciano pochi dubbi sulla natura pedopornografica del contenuto”» ha denunciato l’authority riporta l’Ansa.
L’ultimo aggiornamento è di mercoledì 5 novembre: il governo francese ha avviato la procedura di sospensione di Shein. «Su istruzione del Primo Ministro, il governo avvia la procedura di sospensione di Shein, per il tempo necessario a permettere alla piattaforma di dimostrare alle autorità pubbliche che tutti i suoi contenuti siano finalmente conformi alle nostre leggi e regolamenti» si legge in una nota riportata dall’Adn Kronos.
