Sembra che il tempo non sia passato nella vita politica siciliana. C’è chi viene condannato, si fa il carcere, sta in silenzio, esce dal carcere e torna a dettare la vita politica siciliana. In questo breve racconto rientra perfettamente la vita politica di Totò Cuffaro, diventato famoso grazie alla foto con un vassoio di cannoli alla pronuncia della sua condanna, condannato per favoreggiamento a cosa nostra, si è fatto il carcere “con dignità” come lui stesso dice e “a pagare sono stato solo io”. È vero, ha scontato la sua pena ed è sempre stato in silenzio, ma sarebbero troppe le domande da rivolgergli in merito a quella condanna, una su tutte chi fosse la talpa romana.
Ma, tornando ai giorni nostri, sembravano vere le parole da lui dette all’uscita dal carcere “farò il missionario in Africa” e all’inizio lo fece. Solo che poi per chi è stato al potere, soprattutto chi come lui, torna la voglia e quindi arriva in Sicilia, viene riabilitato e inizia a dettare la vita politica siciliana, dalla Regione al Sindaco di Palermo all’accordo con la Lega per le nazionali. Ed è così, che in questo trambusto, i magistrati di Palermo ritengono Cuffaro
“nel ruolo di vertice dell’associazione, implicato anche nella diretta commissione dei reati scopo del sodalizio criminale – derivatagli anche dalla propria militanza politica di lungo corso e, in particolare, dall’aver ricoperto, fra i tanti ruoli in seno all’amministrazione regionale, la carica di Presidente della Regione dal 2001 al 2008 – e, dopo aver costituito il sodalizio, metteva a disposizione le proprie entrature e la sua rete di conoscenze al fine di commettere un numero indeterminato di reati – incidendo sugli esiti di concorsi, gare di appalto e procedure amministrative in modo da favorire gli imprenditori, e comunque i soggetti corruttori”. Il tutto con l’obiettivo di “consolidare un comitato di affari occulto in grado di infiltrarsi e incidere sulle attività di indirizzo politico-amministrative della Regione Siciliana e catalizzare il consenso elettorale del maggior numero dei cittadini”.
L’inchiesta riguarda un possibile giro di nomine e appalti pilotati nella sanità ma non solo. Viene ritenuta, dai pm, una organizzazione
“in grado di infiltrarsi e di incidere sulle attività di indirizzo politico-amministrativo della Regione Sicilia e catalizzare il consenso elettorale del maggior numero dei cittadini”
A Cuffaro, inoltre, gli viene contestata pure la corruzione. Il fatto riguarderebbe, secondo i pm, l’aver fatto fatto da tramite, insieme a Pace, per una mazzetta consegnata da un imprenditore, Alessandro Vetro (procuratore speciale della S.M. S.R.L. e Amministratore Unico della M.G.V. Costruzioni S.r.l.) e destinata a Giovanni Tomasino, Direttore del Consorzio di Bonifica della Sicilia Occidentale.
In totale sono 18 gli indagati e tra questi c’è Carmelo Pace, deputato all’ARS e delfino di Cuffaro, “membro di spicco del sodalizio” e da ruolo di “organizzatore” all’interno dell’associazione
“coadiuvava l’organizzazione dei complessi rapporti corruttivi con privati, enti e imprese, intrattenendo continui contatti con funzionari pubblici e con gli interlocutori politici, sia in sedi istituzionali che al di fuori”.
Ad essere indagato è anche Francesco Saverio Romano, attuale deputato e coordinatore di Noi Moderati, già sottosegretario di Stato al Ministero del lavoro e delle politiche sociali da aprile 2005 a maggio 2006 e Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali da marzo a novembre 2011, entrambi governo Berlusconi.
Sul caso interviene Antonello Cracolici, presidente della commissione antimafia all’ARS:
“Non appena riceveremo gli atti dell’inchiesta avvieremo un’indagine della commissione Antimafia. Ma va detto con molta onestà che al di là delle indagini che abbiamo fatto e che faremo c’è un dato incontrovertibile: ciò che emerge in questa Regione era già scritto. Il passato sta ogni giorno mangiando un pezzo di futuro.”
Sulla questione è intervenuto pure Romano, con diversi post e video sui suoi social e con una conferenza stampa. Per ultimo ha scritto:
“Non è un errore, è un orrore giudiziario.
Oggi ho voluto parlare apertamente, guardando negli occhi le persone e i giornalisti, per raccontare una verità che non può essere taciuta.
Hanno inciso nella mia vita, in quella della mia famiglia e della mia comunità, con una vicenda che grida vergogna. Non c’è nulla nelle carte che mi riguardi, eppure mi ritrovo in un fango mediatico che ferisce e disonora.
Ho pieno rispetto per la magistratura, ma chiedo che si ristabilisca la verità e la giustizia. Perché quando un’ingiustizia colpisce così, non è solo un errore: è un orrore.”
Per Cuffaro:
“Stamani mi hanno notificato un avviso di garanzia e hanno effettuato perquisizioni nella mia abitazione e in ufficio. Ho fornito ai carabinieri la massima collaborazione e sono sereno rispetto ai fatti che mi sono stati contestati, per alcuni dei quali non conosco né le vicende né le persone. Sono fiducioso nel lavoro degli organi inquirenti e pronto a chiarire la mia posizione”.





