“Il titolo nasce da una constatazione, in Italia, negli ultimi decenni, una parte, un pezzo importante di “stato buono”, si è contrapposto in determinate fasi storiche anche molto efficacemente contro l’antistato, contro il potere mafioso e in generale, contro quel coacervo di poteri che hanno cercato, in alcuni casi con successo, in altri meno, di sovvertire i più basici principi costituzionali repubblicani del nostro paese. Il fulcro di questo libro, lo si nota anche dal nome del cosiddetto “prefattore”, di colui che ha scritto la prefazione, è quello di Giancarlo Caselli, credo di poter dire senza margine di smentita, rappresenta uno degli emblemi più importanti ed eloquenti, della attività antimafia in sede giudiziaria anche e soprattutto a lui e ai suoi sodali, pensavamo quando abbiamo riflettuto su questo titolo, e anche vero, le guerre molto spesso, vengono vinte o perse anche a causa dei tradimenti. Ce lo insegna la storia, E’ purtroppo, questa storia, questa guerra dei trent’anni, tra lo stato buono e la mafia, ha visto purtroppo, nelle retrovie, quando siamo stati fortunati o addirittura in prima linea molto spesso, l’opera inquietante e piena di ombre, di determinati uomini che dovevano giocare nella nostra squadra, e invece, non si capiva bene a che interessi riconducessero le loro attività. Noi abbiamo certo di spiegarlo nel libro, nella maniera più dettagliata possibile.”
Questo il primo pensiero di Stefano Baudino, giornalista e scrittore e coautore insieme ad Heiner Koenig, documentarista antimafia ed antiterrorismo del libro “StatoMafia La Guerra dei Trent’Anni“. Koenig ha esordito, dopo che gli abbiamo chiesto se avessero pensato di trasporre il libro in un documentario, dicendo che
“ci sono varie idee con riferimento ad un eventuale diversificazione futura di questo impegno, secondo me la difficoltà di questo ipotetico successivo percorso, è riuscire a vedere un attimo, come questo eventuale documentario, che sarebbe estremamente importante secondo me, c’era già un’idea di Stefano a priori, bisogna vedere come questo documentario, può essere trasposto, come può essere organizzato e soprattutto occorre trovare il terminale giusto, perché la trasposizione di un testo di questo genere che tra l’altro si è chiuso con un testo di 302 pagine, originariamente era un po’ più lungo, perché abbiamo approfondito in maniera penetrante il periodo trentennale di questa guerra sporca, ovviamente, trasporlo in un documentario è qualcosa che sicuramente avrebbe un’efficacia forse maggiore a livello esterno e lì bisogna vedere come organizzarlo, ovviamente l’idea c’è, vedremo con chi soprattutto se si potrà fare una cosa del genere”.
Con gli autori, inoltre, si è parlato dei temi che caratterizzano il libro, e quindi il periodo della procura di Palermo con procuratore il Gian Carlo Caselli, arrivato a Palermo il 15 gennaio 1993, giorno dell’arresto di Totò Riina, e di tutti i processi sia politici, con imputati e condanne importanti, sia mafiosi, con l’aver decimato il gotha di cosa nostra e, a maggior ragione, l’ala stragista.
La prefazione del libro è stata curata da Gian Carlo Caselli e Antonio Ingroia, pubblicato per PiperFirst





