Cos’è la sanità pubblica? Quale la sua funzione? Perché esiste? Quale il suo ruolo sociale e perché è previsto che lo Stato e le sue articolazioni territoriali dovrebbero gestirla? Sono domande dalle risposte apparentemente scontate, ovvie, lapalissiane. Sulla carta, nella teoria teorica della dottrina e dell’accademia. Poi si cala nella realtà e assalgono dubbi, interrogativi e la differenza tra il dire e il fare, che una volta la saggezza popolare voleva fossero divisi da un mare, appare più abissale degli oceani.
Quanto accade ogni giorno nella sanità pubblica, quali calvari e difficoltà devono affrontare i malati e le loro famiglie è cronaca quotidiana. Come già sottolineato e testimoniato in nostri precedenti articoli la realtà reale è che a volte, troppo spesso, nonostante la professionalità, l’umanità e la totale dedizione del personale medico e para-medico, non si sa se si riesce a curare una persona ma, stazione dopo stazione della Via Crucis, si ammalano anche i familiari.
In tutto questo pazienti e familiari si ritrovano anche a dover quotidianamente svolgere gimcane tra insidie e giudizi di cui sarebbe giusto e sacrosanto fare a meno, dal buttarla nella caciara politica da sfere più o meno alte al pietismo, alla “comprensione” che non solo comprende ma insinua dubbi persino sulla psiche e la mente. In questo mese di novembre che si sta concludendo, dopo che una paziente oncologica del lancianese, ha reso noto cosa le sta accadendo, cosa sta subendo dalla fu sanità pubblica, nella terra tra il Tronto e il Trigno accade pure questo.
Un anno fa l’Agenas (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) pubblicò una sonora bocciatura per la sanità pubblica della provincia di Chieti: tra le ultime in Italia per presa in carico dei pazienti. Tra i parametri valutati dall’Agenas c’è la presa in carico dei pazienti nelle Asl, a partire dal 118 e dall’assistenza domiciliare. Secondo quanto ripreso da Milena Gabanelli sul Corriere della Sera, per questo parametro, tra le peggiori tre in Italia c’è la Asl Lanciano-Vasto-Chieti.
Nelle stesse settimane abbiamo ricevuto la segnalazione di una paziente del vastese, diabetica da quasi trent’anni, che aveva avuto difficoltà nella fornitura di presidi preziosi e fondamentali. «Ormai da tempo, subisce disagi per una fornitura dei sensori e di altri presidi per diabetici limitata rispetto al passato – abbiamo raccontato l’11 novembre dell’anno scorso – Varie volte è stata costretta, ha dichiarato, a tornare più volte. E, rispetto al passato, ogni volta vengono forniti in un numero minore. Diminuzione dovuta, è la risposta ricevuta, perché sono molto minori nel distretto a cui si rivolge le forniture che giungono».
«Una situazione questa che crea disagi alla signora, costretta ad appoggiarsi alla famiglia o a rinunciare ad ore di lavoro – abbiamo sottolineato oltre un anno fa – I pazienti diabetici hanno necessità vitale di monitoraggio costante e continuo, non è possibile rinviare o saltare una fornitura senza mettere a rischio grave la salute e la vita. Un mancato monitoraggio dell’insulina può impedire di registrare picchi o diminuzioni così gravi che i danni possono essere permanenti e gravi o portare anche alla fine dei propri giorni».
Una situazione, purtroppo comune a molti, che pone domande ineludibili, interrogativi pesanti: «La paziente che ci ha scritto ha una rete familiare che la supporta, con innumerevoli disagi lavorativi e non solo. E una persona anziana che non ha familiari in casa? Una persona sola? Come potrebbe fronteggiare una situazione di cui sicuramente non è lei ad avere responsabilità. Nei giorni scorsi, in occasione dell’ultima fornitura, in sala d’attesa c’era anche il marito di una paziente diabetica e oncologica. Una situazione grave la cui gestione quotidiana già è difficilissima con una rete familiare. Se la signora non avesse nessun familiare cosa accadrebbe?»
Un anno dopo registriamo nuovi ritardi, quasi tre settimane sullo stesso fronte, sempre nella fornitura di sensori per il monitoraggio per pazienti diabetici.
Il 30 ottobre scorso i pazienti, o i loro familiari, che si sono recati nel distretto sanitario di Casalbordino sono tornati a casa senza fornitura dei sensori “free style”. La settimana dopo, perdurando la situazione, abbiamo contatto la Asl Lanciano – Vasto – Chieti. «Ne sono stati acquistati 700 come ogni mese, arrivano domani» la risposta ricevuta.
A Casalbordino la distribuzione avviene due volte a settimana, il martedì mattina e il giovedì pomeriggio. Nella giornata del 13 novembre i pazienti, o loro familiari, che si sono recati presso il distretto hanno avuto comunicazione che erano giunti i presidi nel vastese e la distribuzione era in corso nei vari distretti. Calendario di distribuzione alla mano, quindi, solo nella giornata del 18 novembre è stata possibile la distribuzione ai pazienti. Ovvero 19 giorni dopo, quasi tre settimane.





