La dodicesima edizione del Rapporto Bes 2024 – pubblicata dall’Istat il 13 novembre 2025 – mette in fila dieci anni di indicatori (2014-2024) restituendo un’immagine nitida: l’Italia cammina, ma non insieme. E mentre alcuni ambiti migliorano, si allargano crepe profonde tra territori, generazioni, livelli di istruzione e condizioni sociali.
Il quadro generale è un mosaico instabile: solo 47 indicatori su 137 migliorano in modo significativo, 36 peggiorano e 54 restano fermi, a dimostrazione che il benessere cresce a velocità diverse e non sempre nella direzione giusta.
Lavoro, servizi, istruzione: progressi lenti, ritardi storici
Il dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita porta a casa 7 indicatori in miglioramento, ma ne vede 5 peggiorare. La Qualità dei servizi si divide esattamente a metà tra crescite e arretramenti, mentre in Istruzione e formazione migliora circa la metà degli indicatori.
Sono invece più critici i domini Sicurezza e Politica e istituzioni, dove si registra la quota più alta di indicatori in peggioramento nell’ultimo anno.
Eppure, paradossalmente, tutti gli indicatori di Sicurezza migliorano su base nazionale: accade perché peggiorano invece percezione, fiducia, qualità della vita democratica.
Preoccupano poi le Relazioni sociali, dove 4 indicatori su 9 calano: un segnale di isolamento crescente e fragilità dei legami comunitari.
Italia divisa: le regioni che corrono e quelle che restano indietro
Il Bes conferma una frattura profonda: Nord e Centro (tranne il Lazio) superano la media italiana in almeno il 60% degli indicatori. Trento, Bolzano, Veneto e Friuli-Venezia Giulia superano addirittura il 70%.
Il Mezzogiorno, invece, replica lo stesso schema degli ultimi anni: quasi tutti gli indicatori sono peggiori della media nazionale. Campania e Puglia registrano i valori più critici, con oltre 7 indicatori su 10 sotto la media italiana.
Domini come Salute, Istruzione, Lavoro, Benessere economico, Relazioni sociali e Qualità dei servizi delineano una geografia netta: Centro-Nord avanti, Sud indietro.
Situazione più mista in:
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Paesaggio e patrimonio culturale
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Innovazione, ricerca e creatività
Qui anche regioni del Centro-Nord mostrano fragilità rilevanti.
Nel dominio Sicurezza, invece, emerge una dinamica diversa: soffrono soprattutto le grandi aree metropolitane. In testa il Lazio, ma anche Toscana, Lombardia, Campania ed Emilia-Romagna. Dove c’è maggiore urbanizzazione, cala la percezione di sicurezza.
Nel confronto con la media Ue27, l’Italia appare in affanno soprattutto sul fronte del lavoro:
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Occupazione totale: 67,1% (Italia) vs 75,8% (Ue27)
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Occupazione femminile: 57,4% (Italia) vs 70,8% (Ue27)
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Part-time involontario: 8,5% (Italia) vs 3,2% (Ue27)
Sull’istruzione il quadro è anche peggiore:
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Laureati 25-34 anni: 31,6% (Italia) vs 44,1% (Ue27)
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Diplomati 25-64 anni: 66,7% (Italia) vs 80,5% (Ue27)
Nel capitolo Innovazione e ricerca l’Italia continua a investire troppo poco:
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Investimento in R&S: 1,37% del PIL (Italia) vs 2,22% (Ue27)
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Professioni STEM: 26,7% (Italia) vs 34,1% (Ue27)
Sul piano economico, l’Italia è più esposta:
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Rischio povertà: 18,9% (Italia) vs 16,2% (Ue27)
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Disuguaglianza del reddito: 5,5% (Italia) vs 4,7% (Ue27)
Ci sono però punti di forza:
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Sovraccarico del costo dell’abitazione inferiore alla media europea
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Minore deprivazione materiale e sociale
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Migliori condizioni su salute e sicurezza
La speranza di vita è tra le più alte d’Europa (84,1 anni), la mortalità evitabile è inferiore alla media Ue, e il tasso di omicidi è tra i più bassi del continente.
Il Rapporto Bes 2024 racconta un’Italia resiliente, ma diseguale. Un Paese che migliora, ma non per tutti. Le fragilità nei servizi, nella qualità del lavoro, nell’istruzione, nella capacità innovativa continuano a frenare la crescita complessiva e ad amplificare i divari territoriali.
Il benessere equo e sostenibile – quello vero – resta ancora un traguardo lontano.
E la sfida è una sola: trasformare gli indicatori in scelte politiche reali.
Fonte: https://www.istat.it/wp-content/uploads/2025/11/Bes-2024-Ebook.pdf



