La giornata che costringe a guardarci allo specchio
Ci sono date che non si limitano a riempire un calendario. Alcune bussano alla porta, pretendono attenzione, chiedono responsabilità. La Giornata dei Diritti Umani è una di queste: un invito a misurare il mondo, e noi stessi, contro i principi che dovrebbero garantirci dignità, giustizia e libertà.
L’Università del Molise risponde a questo appello con un seminario che non è una cerimonia, ma un incontro di voci. Un crocevia di sguardi che provano, ciascuno a modo proprio, a raccontare cosa significhi oggi difendere i diritti fondamentali in un pianeta attraversato da guerre, disuguaglianze, crisi e migrazioni.
Un pomeriggio che unisce aule universitarie, testimonianze dal campo, riflessioni giuridiche e momenti di celebrazione delle culture del mondo. Tutto questo nel cuore del Campus Vazzieri, a Campobasso.
Il programma: quando le parole diventano impegno
A inaugurare la giornata, i saluti istituzionali della professoressa Giuliana Fiorentino, direttrice del Dipartimento di Scienze Umanistiche, Sociali e della Formazione, insieme al professor Giuliano Resce, delegato per l’Internazionalizzazione. Due interventi che richiamano il ruolo centrale dell’università nel formare cittadini consapevoli dei propri diritti e doveri.
L’introduzione è affidata a Faruk Barakat e Loris Veneziale, che guidano il pubblico dentro il senso profondo dell’iniziativa: un viaggio umano prima ancora che accademico.
Il diritto internazionale come scudo fragile ma necessario
Alle 17.00 prende la parola il professor Luigi Daniele, docente di Diritto Internazionale. Il suo intervento affronta il cuore del problema: quali strumenti reali abbiamo, oggi, per proteggere i diritti umani?
Tra trattati, convenzioni e limiti politici, emerge un quadro complesso: il diritto internazionale è l’argine più alto che abbiamo, ma è continuamente messo alla prova.
Cultural Intelligence e diritti umani: la sfida dell’intercultura
Alle 17.30 interviene il professor Marco Bitonti. Qui la prospettiva cambia: i diritti non sono soltanto norme, sono anche cultura. E nella complessità delle società multiculturali, la sfida non è solo riconoscerli, ma interpretarli. La Cultural Intelligence diventa una chiave di lettura essenziale: capire l’altro per difendere tutti.
Alle 18.00 la scrittrice Alice Ungaro porta l’attenzione su un tema spesso relegato a margine: i diritti dei bambini.
Conflitti, povertà, migrazioni, informazione distorta: l’infanzia resta la prima vittima delle crisi del nostro secolo. Una realtà che richiede responsabilità, empatia e scelte politiche non più rinviabili.
Testimonianze dal campo: la voce di chi non può più tacere
Alle 18.20 interviene l’attivista Raoufi Suleiman, con un intervento che non è solo un contributo, ma un richiamo morale. Racconti concreti, storie vissute, ferite e conquiste: una testimonianza che riporta la discussione dal piano teorico a quello umano.
La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani torna a parlare
Segue un momento solenne: la lettura degli articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Un gesto semplice, eppure potentissimo. Perché quei principi, scritti nel 1948, hanno ancora oggi la forza di un faro acceso in un mondo che troppo spesso sceglie l’oscurità.
Sfilata di abiti tradizionali: l’identità come bellezza e resistenza
La giornata si chiude con una sfilata dedicata alle culture del mondo: costumi, simboli, tradizioni, identità.
Un modo per ricordare che la diversità non è un ostacolo, ma un ponte; non una minaccia, ma un patrimonio condiviso.
A seguire, un momento musicale a cura dell’associazione Faro d’Oriente, che firma l’intera cornice culturale del seminario.
Campus Universitario Vazzieri, Aula Franco Modigliani – Via Francesco De Sanctis, Campobasso
Martedì 9 dicembre 2025
Dalle ore 16.30 alle 19.30
Questa giornata ci ricorda una verità semplice e scomoda: i diritti umani non si difendono da soli.
Serve studio.
Serve memoria.
Serve il coraggio di schierarsi, ogni giorno, contro ciò che li svuota e li calpesta.
L’Unimol, con questo seminario, lancia un messaggio limpido: non possiamo cambiare il mondo in un pomeriggio, ma possiamo cambiare lo sguardo con cui lo attraversiamo.
E, a volte, è da lì che iniziano le rivoluzioni silenziose.






