Sembra non essere passato il tempo in Sicilia, eppure siamo arrivati al 2025. Era il 22 gennaio 2011 quando la Corte di Cassazione confermava la condanna a 7 anni per favoreggiamento a cosa nostra. Nelle motivazioni la corte aveva scritto di aver provato
“l’accordo politico-mafioso tra il capo-mandamento Giuseppe Guttadauro e l’uomo politico Salvatore Cuffaro, e la consapevolezza di quest’ultimo di agevolare l’associazione mafiosa, inserendo nella lista elettorale per le elezioni siciliane del 2001 persone gradite ai boss e rivelando, in più occasioni, a personaggi mafiosi l’esistenza di indagini in corso nei loro confronti”.
E arriviamo ad oggi, precisamente a novembre di quest’anno, quando notizia delle prime pagine è stata l’indagine a carico di Totò, “Vasa Vasa”, Cuffaro. Un impianto accusatorio importante dei pm di Palermo, interrogatori fatti dal GIP e a ieri la decisione: arresti domiciliari.
Infatti:
“Alla luce delle considerazioni svolte in punto di esigenze cautelari, in ordine al tipo di contributo prestato, al grado di pericolosità e alle attività tuttora svolte, tenuto conto dell’epoca di commissione dei fatti in provvisorio addebito, si reputa adeguato applicare: a CUFFARO Salvatore, IACONO Antonio e COLLETTI Roberto, la misura cautelare degli arresti domiciliari, senza dispositivo elettronico di controllo, non emergendo particolari esigenze tali da imporre il costante monitoraggio, ma con assoluto divieto di comunicazione, così da escludere qualsiasi possibilità di mantenere contatti con altri coindagati o con soggetti terzi, comunque appartenenti alla pubblica amministrazione e all’imprenditoria; le sanzioni edittali dei reati in contestazione, nonché la già formulata prognosi negativa circa la futura condotta degli indagati inducono, poi, a escludere la concedibilità del beneficio della sospensione condizionale della pena”
Secondo l’impianto accusatorio Cuffaro sarebbe a capo di un’associazione criminosa, infatti i magistrati palermitani ritengono Cuffaro:
“nel ruolo di vertice dell’associazione, implicato anche nella diretta commissione dei reati scopo del sodalizio criminale – derivatagli anche dalla propria militanza politica di lungo corso e, in particolare, dall’aver ricoperto, fra i tanti ruoli in seno all’amministrazione regionale, la carica di Presidente della Regione dal 2001 al 2008 – e, dopo aver costituito il sodalizio, metteva a disposizione le proprie entrature e la sua rete di conoscenze al fine di commettere un numero indeterminato di reati – incidendo sugli esiti di concorsi, gare di appalto e procedure amministrative in modo da favorire gli imprenditori, e comunque i soggetti corruttori”. Il tutto con l’obiettivo di “consolidare un comitato di affari occulto in grado di infiltrarsi e incidere sulle attività di indirizzo politico-amministrative della Regione Siciliana e catalizzare il consenso elettorale del maggior numero dei cittadini”.
L’inchiesta riguarda un possibile giro di nomine e appalti pilotati nella sanità ma non solo. Viene ritenuta, dai pm, una organizzazione
“in grado di infiltrarsi e di incidere sulle attività di indirizzo politico-amministrativo della Regione Sicilia e catalizzare il consenso elettorale del maggior numero dei cittadini”
A Cuffaro, inoltre, gli viene contestata pure la corruzione. Il fatto riguarderebbe, secondo i pm, l’aver fatto fatto da tramite, insieme a Pace, per una mazzetta consegnata da un imprenditore, Alessandro Vetro (procuratore speciale della S.M. S.R.L. e Amministratore Unico della M.G.V. Costruzioni S.r.l.) e destinata a Giovanni Tomasino, Direttore del Consorzio di Bonifica della Sicilia Occidentale.
Per quanto riguarda la possibile associazione il GIP scrive:
“Nell’ambito dell’associazione, ad avviso della Procura, sarebbe stato possibile distinguere il ruolo di vertice, attribuibile a CUFFARO; quello di organizzatore, riferibile a PACE, in quanto impegnato nell’organizzazione di rapporti tra privati e funzionari pubblici; RASO e ABBONATO sarebbero, invece, stati meri partecipi, sempre a disposizione per la realizzazione del programma criminoso.
Si ritiene, tuttavia, che gli elementi illustrati non siano idonei, almeno allo stato, a consentire la configurabilità del reato in contestazione.”“In definitiva, pertanto, per tutti gli indagati, la richiesta cautelare va rigettata in relazione al capo 6 (l’associazione, ndr).”
Per gli altri indagati, invece, la misura cautelare riguarda per:
“Mauro Marchese e Marco Dammone la misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, prescrivendo loro, per l’effetto, di presentarsi tre volte a settimana presso l’Autorità di P.S. territorialmente competente in relazione al luogo di abitazione, con le 285 modalità da individuare di concerto con le autorità preposte al controllo, congiuntamente alla misura cautelare interdittiva del divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali e uffici direttivi di persone giuridiche per la durata di un anno;
Vito Raso la misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, prescrivendogli, per l’effetto, di presentarsi ogni giorno – esclusi i festivi – presso l’Autorità di P.S. territorialmente competente in relazione al luogo di abitazione, con le modalità da individuare di concerto con le autorità preposte al controllo.”
Gli altri, tra cui il deputato regionale capogruppo della DC all’ARS Carmelo Pace e il deputato di NOI Moderato Francesco Saverio Romano, restano indagati a piede libero.
Totò Cuffaro al vertice di quella che sarebbe un’associazione criminosa?





