Accade ancora, troppo spesso. Accade anche mentre il calendario prova a ricordarci, ogni 25 novembre, che la violenza sulle donne non è un’ombra lontana, ma una presenza testarda che abita le nostre strade, le nostre case, i nostri silenzi. Questa volta succede a Isernia, dove una giovane donna è stata trovata segregata in casa dal compagno, controllata a vista e privata della libertà. È stata liberata grazie all’intervento rapido e coordinato delle forze dell’ordine. Un intervento che, letteralmente, le ha restituito l’aria.
La richiesta d’aiuto e l’intervento d’urgenza
La miccia si accende con una telefonata al 112: un familiare della ragazza non riesce più a mettersi in contatto con lei da giorni. Teme il peggio. Non è allarmismo: è intuito, è affetto, è quella voce che dice “qualcosa non va”. I Carabinieri della Sezione Operativa della Compagnia di Isernia, insieme ai colleghi della Radiomobile e alle Volanti della Questura, intervengono subito nell’abitazione indicata.
Dentro quell’appartamento, nel cuore della città, trovano ciò che nessuno dovrebbe mai vedere: la giovane segregata, impossibilitata ad allontanarsi, controllata da un familiare dell’indagato incaricato, secondo la ricostruzione, di impedirle la fuga. Lei aveva espresso il desiderio di tornare dalla madre, in un’altra regione. Per qualcuno, questo era un “crimine” imperdonabile.
La liberazione e il racconto della violenza
L’arresto del compagno spezza la catena che la teneva prigioniera. Una prigione non fatta di sbarre, ma di coercizione morale, intimidazioni, violenze. Liberata, la giovane trova finalmente la forza di raccontare. Ai Carabinieri confida innumerevoli episodi di violenza fisica e morale, subiti durante il periodo di convivenza. Una storia che somiglia a troppe altre: escalation, isolamento, controllo, paura.
Ma questa volta, almeno, il finale cambia: lei è al sicuro.
La donna è stata affidata alle cure di un centro antiviolenza, dove riceverà protezione, sostegno psicologico, e quel filo di normalità che la violenza aveva reciso.

L’arresto del compagno e il ruolo delle istituzioni
Il 40enne isernino è stato arrestato per maltrattamenti in famiglia e condotto presso la casa circondariale di Isernia, a disposizione della Procura della Repubblica. Come sempre, è doveroso ricordarlo: il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e l’indagato è da considerarsi non colpevole fino a sentenza definitiva.
L’episodio conferma il lavoro silenzioso ma costante del Comando Provinciale dei Carabinieri di Isernia, impegnato ogni giorno nella tutela delle vittime di violenza. Un impegno fatto di ascolto, presenza sul territorio, personale specializzato e una rete di Stazioni capillari.
È un lavoro che non fa rumore, ma salva vite.
E soprattutto ricorda una verità che dobbiamo ripeterci fino allo sfinimento: la violenza non è un fatto privato. È un reato. E denunciare, o chiedere aiuto, può fare la differenza tra vivere e non tornare più indietro.
Perché questa storia ci riguarda
Questo intervento arriva a ridosso della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, quasi come un monito: non basta una ricorrenza, non basta un fiore, non basta un post indignato. Servono istituzioni presenti, cittadini che non girano la testa, reti di protezione che funzionano.
E, soprattutto, serve credere alle donne quando chiedono aiuto. Perché dietro ogni porta chiusa potrebbe esserci una storia così. E dietro ogni intervento come questo, la possibilità, fragile ma potentissima, di ricominciare a respirare.





