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Rita, la picciridda di Paolo Borsellino

by Redazione Web
26 Luglio 2020
in Mafie
Reading Time: 6 mins read
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Rita Atria: l'altra vittima di via d'Amelio. La picciridda di Paolo Borsellino. La figlia del capomafia di Partanna, in provincia di Trapani. 

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Dopo la morte violenta di suo padre, Vito Atria, e di suo fratello, Nicolò, esplode definitivamente la sua ribellione. Si oppone a quella maledetta mentalità mafiosa. Incontra il giudice Borsellino, "zio Paolo", e comincia a raccontare i segreti inconfessabili della sua famiglia. Il rapporto è intenso, profondo. Si fida dell'uomo e del magistrato. 

Rompe con la madre, definitivamente. Una rottura mai sanata, nemmeno dopo la sua tragica morte. Ufficialmente, Rita, il 26 luglio del 1992, a 17 anni, si lancia dalla finestra dell'abitazione, in località protetta. Viveva in regime di protezione.

Sua madre, Giovanna Cannova, odierà la figlia anche dopo la sua morte. Con un martello spaccherà per due volte la sua lapide, nel cimitero di Partanna. 

Sono passati 28 anni e il suo ricordo è ancora vivo, soprattutto, tra i giovani.   

Questa è la lettera scritta pochi giorni prima di "suicidarsi", a una settimana esatta dalla strage di via D'Amelio (dove persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Claudio Traina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli e Walter Eddie Cosina).

«Ora che è morto Borsellino, nessuno può capire che vuoto ha lasciato nella mia vita.

Tutti hanno paura, ma io l'unica cosa di cui ho paura è che lo Stato mafioso vincerà e quei poveri scemi che combattono contro i mulini a vento saranno uccisi.
 

Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattete la mafia che c'è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarci.
Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi ma io senza di te sono morta».

 

Dai diari di Rita Atria (materiale gentilmente concesso dall'associazione Antimafie "Rita Atria" – ritaatria.it):

È incomprensibile…

E' incomprensibile  come un sorriso ti possa affascinare, come due occhi ti possano far innamorare, come un silenzio ti possa far stare male, come una carezza ti possa far rabbrividire, come una voce invada il tuo cuore, come il desiderio di un uomo i sensi ti possa risvegliare… L'incomprensibile, l'inspiegabile, forse troppe domande per chi è ancora solo una piccola ragazzina.

 

È notte…

E' notte e nel cielo c'è soltanto silenzio
e un gran buio
la città intorno a me è ancora sveglia
e piena di luci
ascolto ma non sento
Quella città è troppo lontana da me
o forse io da lei
Comunque sia non sapere
qual è la mia città mi fa solo capire
quanto sia dolce il dolore
che ci lega ai suoi ricordi

 

Uno ed uno solo è il vero artefice…

Maestosi monumenti
grandi e dolci creature create da noi
dalla nostra immensa fantasia,
dalle nostre grandi mani
strumento di chissà quale magia
occhi che guardano al di là
di qualsiasi visione celestiale
una pietra scolpita o
una città incantata.
Grandi meriti e lodi per gli scultori
ma forse dimentichiamo un po' troppo
spesso che dei tanti autori
uno ed uno solo è il vero artefice.

 

Una sottile e cupa oscurità ti invade

Una sottile e cupa oscurità ti invade
però stavolta non è la paura che ti impedisce di vedere, è proprio la sera,
è proprio la poca luce della luna che ti fa spegnere.
Piano, piano, dolcemente quasi fino a farti morire dentro

 

Mio Dio, perché mi toglie sempre troppo presto ciò che amo…

Mio Dio,
perché mi togli sempre troppo presto ciò che amo.

Ti prego toglimi il cuore ma non farmi soffrire, non farmi tenere tra le mani ciò che non potrà mai essere mio.[…]

Sono quasi le 9 di sera, sono triste e demoralizzata forse perché non riesco più a sognare, nei miei occhi vedo tanto buio e tanta oscurità.

Non mi preoccupa il fatto che dovrò morire ma che non riuscirò mai ad essere amata da nessuno.

Non riuscirò mai ad essere felice e a realizzare i miei sogni. Vorrei tanto poter avere Nicola vicino a me, poter avere le sue carezze e i suoi abbracci, ne ho tanto bisogno, e, l'unica cosa che riesco a fare, è piangere, ma vorrei tanto il mio Nicola.

Nessuno potrà mai colmare il vuoto che c'è dentro di me, quel vuoto incolmabile che tutti, a poco a poco, hanno aumentato. Non ho più niente e nessuno, non possiedo altro che briciole. Non riesco a distinguere il bene dal male, tanto ormai è tutto così cupo e così squallido.

Credevo che il tempo potesse guarire tutte le ferite. Invece no. Il tempo le apre sempre più fino ad ucciderti, lentamente.

Quando finirà quest'incubo?

 

Attendere chi. O cosa?

Attendere chi. O cosa?
Forse una speranza
l'illusione di cambiare ciò che ti circonda
talmente complicato perché sai che mai
ciò che è stato rubato ti potrà essere restituito
puoi gridare, piangere, soffrire,
ma nessuno ascolterà, nessuno ti capirà
anzi ti giudicherà.

 

E' una lunga sera

E' una lunga sera e nel cielo ci sono milioni di stelle, una più affascinate dell'altra, in ognuna c'è un piccolo segreto, ognuna ha un lungo viaggio da compiere, e una di esser, proprio la più piccola, la più lucente, la più lontana, sta compiendo per me il più lento ed il più lungo dei viaggi, per arrivare in un luogo chiamato infinito, proprio lì sono i miei due grandi amori, proprio lì nell'infinito un giorno potrò riabbracciare le mie stelle. Quelle stelle che avranno il potere di illuminare l'immensità del cielo e che nessuno potrà più spegnere mai.

 

Il Tema all'esame di maturità

TEMA
La morte del giudice Falcone ripropone in termini drammatici il problema della mafia. Il candidato esprima le sue idee sul fenomeno e sui possibili rimedi per eliminare tale piaga.

SVOLGIMENTO
La morte di una qualsiasi altra persona sarebbe apparsa scontata davanti ai nostri occhi, saremmo rimasti quasi impassibili davanti a quel fenomeno naturale che è la morte del giudice Falcone, per chi aveva riposto in lui fiducia, speranza, la speranza di un mondo nuovo, pulito, onesto, era un esempio di grandissimo coraggio, un esempio da seguire. Con lui è morta l'immagine dell'uomo che combatteva con armi lecite contro chi ti colpisce alle spalle, ti pugnala e ne è fiero. Mi chiedo per quanto tempo ancora si parlerà della sua morte, forse un mese, un anno, ma in tutto questo tempo solo pochi avranno la forza di continuare a lottare. Giudici, magistrati, collaboratori della giustizia, pentiti di mafia, oggi più che mai hanno paura, perché sentono dentro di essi che nessuno potrà proteggerli, nessuno se parlano troppo potrà salvarli da qualcosa che chiamano mafia.
Ma in verità dovranno proteggersi unicamente dai loro amici: onorevoli, avvocati, magistrati, uomini e donne che agli occhi altrui hanno un'immagine di alto prestigio sociale e che mai nessuno riuscirà a smascherare. Ascoltiamo, vediamo, facciamo ciò che ci comandano, alcuni per soldi, altri per paura, magari perché tuo padre volgarmente parlando è un boss e tu come lui sarai il capo di una grande organizzazione, il capo di uomini che basterà che tu schiocchi un dito e faranno ciò che vorrai.
Ti serviranno, ti aiuteranno a fare soldi senza tener conto di nulla e di niente, non esiste in loro cuore, e tanto meno anima. La loro vera madre è la mafia, un modo di essere comprensibile a pochi.
Ecco, con la morte di Falcone quegli uomini ci hanno voluto dire che loro vinceranno sempre, che sono i più forti, che hanno il potere di uccidere chiunque. Un segnale che è arrivato frastornante e pauroso. I primi effetti si stanno facendo vedere immediatamente, i primi pentiti ritireranno le loro dichiarazioni, c'e chi ha paura come Contorno, che accusa la giustizia di dargli poca protezione. Ma cosa possono fare ministri, polizia, carabinieri? Se domandi protezione, te la danno, ma ti accorgi che non hanno mezzi per rassicurare la tua incolumità, manca personale, mancano macchine blindate, mancano le leggi che ti assicurino che nessuno scoprirà dove sei. Non possono darti un'altra identità, scappi dalla mafia che ha tutto ciò che vuole, per rifugiarti nella giustizia che non ha le armi per lottare.
L'unica speranza è non arrendersi mai. Finché giudici come Falcone, Paolo Borsellino e tanti come loro vivranno, non bisogna arrendersi mai, e la giustizia e la verità vivrà contro tutto e tutti. L'unico sistema per eliminare tale piaga è rendere coscienti i ragazzi che vivono tra la mafia che al di fuori c'è un altro mondo fatto di cose semplici, ma belle, di purezza, un mondo dove sei trattato per ciò che sei, non perché sei figlio di questa o di quella persona, o perché hai pagato un pizzo per farti fare quel favore. Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare. Forse se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo.

 

Rita Atria
Erice, 5 giugno 1992

uploads/images/image_750x422_5f1b3e1dcda0e.jpg

2020-07-26 08:26:53

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