Ognuno sta solo sul cuor della terra,
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.
La trasmissione televisiva “Presa Diretta”, nella puntata intitolata “L’era della solitudine”, si è interessata di scavare nel profondo del fenomeno del Kodokushi in Giappone, dove migliaia di persone muoiono in isolamento. Il programma ha posto inoltre la sua attenzione sulle “Gomi-Yashiki”, abitazioni piene di rifiuti, sui servizi offerti dagli Host club e l’aumento delle app di incontri, creati per dare l’illusione di non essere più soli. Inoltre, ha portato alla luce l’aumento del numero di anziani che commettono reati per trovare compagnia in carcere.
Il Giappone resta il caso più rappresentativo quando si parla di solitudine sociale e dei suoi effetti più eccessivi, come le malattie mentali e, per ultimo, il suicidio. I giapponesi lo chiamano Hikikomori: la manifestazione più estrema della solitudine e isolamento sociale. Il termine fa riferimento sia alla condizione che alle persone che la vivono. Hikikomori significa letteralmente “stare in disparte, isolarsi”. Si è interessati dalla condizione quando ci si isola nella propria casa per un periodo di almeno 6 mesi. Nessuna partecipazione attiva alla vita sociale, scolastica e lavorativa, con rilevante danno funzionale e cognitivo causato dall’auto-segregazione. L’insorgenza del problema si ha dalla tarda adolescenza all’età adulta e permane, il più delle volte, per mesi, a volte decenni. Si stima che in Giappone siano circa 2 milioni gli hikikomori, ma il fenomeno è in larga espansione, oltrepassando confini e nazioni, approdando anche in Italia.
La solitudine: la malattia del millennio, un problema in crescita.
Nella società moderna, lo stato di solitudine è sempre più preponderante. Dati recenti dimostrano che è allarmante il numero di soggetti che riferiscono di essere sempre più soli, in particolare i giovani adulti.
Statistiche preoccupanti:
- Secondo un sondaggio condotto nel 2023 dall’Istituto Superiore di Sanità in Italia, il 28% degli adulti ha riferito di sentirsi troppo “spesso” o “sempre” solo, con un aumento del 7% rispetto al 2018.
- Uno studio dell’Università di Manchester ha rilevato che il 40% dei giovani tra i 16 e i 24 anni si sente solo “molto spesso”, rispetto al 29% di dieci anni fa.
- Negli Stati Uniti, un rapporto del 2021 della Cigna ha evidenziato che il 61% degli americani si sente solo, con un incremento del 7% dal 2018.
È significativo come siano i giovani “nativi digitali” particolarmente colpiti dal senso di solitudine, rispetto ai coetanei di generazioni precedenti. Nell’era della rivoluzione digitale, dove le distanze si accorciano ed il tempo sembra non finire mai, sono paradossalmente e costantemente connessi nel mondo, ma in completa solitudine. Tuttavia, nonostante la quantità, a volte anche sproporzionata, di amici sui social media e followers, i giovani manifestano l’assenza di legami concreti nella vita reale.
Il quadro che ne viene fuori non è dei più rosei, ed è persino osservabile e prevedibile che il non porre la giusta attenzione al riguardo porterebbe a un disfacimento della società, in considerazione del fatto che sono sempre più numerosi i nuclei monocomponenti. I fattori che scatenano una reclusione sociale sono molteplici. La frammentazione della famiglia tradizionale ha sicuramente un impatto rilevante sul fenomeno. La vita nelle grandi città, che può a lungo andare diventare anonima e sviluppare un senso di alienazione, e la pressione professionale giocano anch’esse un ruolo cruciale.
Tutto questo non solo influisce negativamente sull’aspetto emotivo, ma ha un grave impatto anche sulla salute fisica e mentale. La cronicità delle condizioni di isolamento può indubbiamente sviluppare problematiche di tipo depressivo e ansioso, senza escludere patologie a carico dell’apparato cardiovascolare, e il repentino declino cognitivo in persone più anziane. Fattori aggravanti come la pandemia COVID-19, il lockdown e il distanziamento sociale hanno esacerbato il problema.
Il caso del Giappone ha portato alla luce un problema non semplice, pluri-radicato tra cultura e società, la cui soluzione richiede l’interessamento dello Stato, della collettività e del singolo individuo.
Promuovere l’interazione faccia a faccia:
- Creare spazi comunitari e opportunità di incontro
- Incoraggiare il volontariato e l’impegno civico
- Educare all’importanza delle relazioni sociali
Sono gli approcci necessari per cercare per lo meno di arginare il problema. Riconoscere che non si è soli nella solitudine può rappresentare il primo passo verso la costruzione di legami più significativi e un autentico senso di appartenenza. Questo processo implica non solo la comprensione delle proprie emozioni, ma anche l’apertura verso gli altri, cercando connessioni genuine che vadano oltre le interazioni superficiali.