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Jois Pedone, tre mesi fa l’archiviazione del tribunale e la profanazione della tomba

Il ragazzo non si è ucciso, è stato ucciso, continua a denunciare con tenacia la famiglia. Ripercorriamo i tanti interrogativi senza risposta su quella notte e sulla setta satanica.

by Alessio Di Florio
21 Febbraio 2025
in Approfondimenti
Reading Time: 7 mins read
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Sono passati oltre tre mesi dall’archiviazione come “suicidio” della morte di Jois Pedone disposta dalla Gup del Tribunale di Vasto Anna Maria Capuozzo. Nelle settimane successive, quando in città si era a conoscenza che la famiglia aveva interessato le redazioni delle trasmissioni televisive “Chi l’ha visto?” e “Quarto Grado” e non si sarebbe arresa la tomba è stata profanata da “ignoti”. In questi giorni sono tre mesi dalla notte in cui è stata compiuta la profanazione.

Solo novanta giorni ma, ancora una volta, Vasto sembra essersi dimenticata di Jois Pedone, pare essersi voltata dall’altra parte di fronte le grida di dolore, indignazione, la lotta della famiglia per avere piena giustizia e conoscere l’intera verità.

Jois Pedone non può essersi ucciso, è stato ucciso, ribadisce costantemente la famiglia. E tanti, troppi, sono gli interrogativi su quella notte, sulla runa della Z incisa sul collo di Jois Pedone, sull’auto su cui era salito quella sera, sulle tre persone che sono state viste all’ingresso del porto di Vasto, su fatti intimidatori e minacciosi successivi, sulla profanazione della tomba, sulla setta al cui interno potrebbe essere nato una sorta di rito e da lì è stata spezzata la vita del ragazzo.

La profanazione della tomba è avvenuta in una settimana particolare per il mondo satanista, i giorni in cui viene venerata la “Dea Regina dell’Inferno”, e in cui ci fu una particolare fase lunare. Esattamente come la notte in cui la vita di Jois fu spezzata. “I figli della luna”, era il nome della chat telegram a cui Jois era stato iscritto e che fa riferimento a tal mondo occulto. Lilith è la «luna dei Tarocchi, dea dell’Oscurità che invita nel suo Mondo». Settantadue ore dopo il «Giorno della Grande Madre», la «Dea Regina dell’Inferno» Lilith appunto, il calendario satanista riporta la venerazione del demone Crocell che i satanisti associano all’acqua che addirittura lui potrebbe riscaldare. Duca del Jinnestan, un grande settore principale dell’inferno, Crocell governerebbe ben 48 legioni di demoni.

Nei giorni della morte di Jois Pedone secondo il calcolo delle fasi lunari c’era la «massima potenza per poter esprimere un rituale particolare» e «Il punto in cui è stato calato il corpo in acqua può essere considerato quasi un altare» riportò «Chi l’ha visto?» nell’ottobre 2022.

La profanazione della tomba è uno degli atti, intimidatori, avvenuti contro la famiglia Pedone denunciati nel corso della puntata di «Okkio, oltre la cronaca», andata in onda il 16 gennaio sul canale televisivo Super J e condotta da Paola Peluso, dal titolo «Il caso di Vasto. Jois Pedone ucciso dalla luna?». Il campanello di casa suonato alle 4 del mattino, la nonna riferisce di aver visto un uomo e che è stato lasciato un segno tipo un drago, telefonate minatorie già nelle settimane successive alla morte di Jois in cui si imitava il verso della civetta, una civetta morta con un filo di erba al collo trovata sulla tomba di una familiare nelle ore in cui Jois era all’obitorio. Gesti che rievocano simboli intimidatori tipici delle mafie denuncia lo zio Gaspare Pedone. Lì dove è stato trovato Jois il padre trovò un ciondolo, una «pietra energetica» nuova.

Chi può averla persa è la domanda posta dallo zio di Jois durante la trasmissione. Chi frequentava Jois «ama le pietre energetiche, sono molto appassionati» aggiunge lo zio.

Gli atti intimidatori, sottolineano all’inviata di Super J lo zio e la mamma di Jois Pedone, che finora sono stati minimizzati e non valutati da chi di dovere.  

Animali morti, spesso sgozzati, sono inviati dalle mafie a scopo intimidatorio, minacce per imporre il silenzio e l’omertà. La civetta, a sua volta, è legata anche ad altri simbolismi della tradizione popolare e non solo, anche esoterica e satanica. Durante il medioevo la civetta era considerata legata alle streghe, era credenza diffusa che fossero tra i demoni che utilizzavano per i loro malvagi sortilegi. Antiche tradizioni ebraiche raffiguravano il demone Lilith affiancato da due civette, nel cristianesimo antico la civetta era considerata l’incarnazione di Satana. Lilith, «Dea Regina dell’Inferno e di questo Mondo», che come abbiamo riportato anche all’inizio di quest’articolo viene venerata dai satanisti nei giorni in cui è stata profanata nel novembre scorso la tomba di Jois Pedone.  

Sul collo di Jois Pedone la Z appare impressa con qualcosa di rovente, forse arroventato durante un falò in spiaggia quella notte. Un pescatore segnalò un falò quella notte ma per gli inquirenti non ci fu nessun falò quella notte, almeno non nei pressi del punto in cui il corpo di Jois Pedone venne ritrovato. Punto in cui, però, lo zio Gaspare ha trovato resti di legni bruciati.

Durante le indagini emergono i nomi di alcuni gruppi Telegram a cui Jois era iscritto: “Comunità stregonesca italiana”, “Unione satanisti italiani gruppo ufficiale”, “Figli della luna” (dal 25 giugno 2022, cancellata e sparita dopo la morte di Jois), “Tarocchi&Incantesimi”, “The name of Satan”, “La Libreria Esoterica” e “In Romine Excelsi Channel”. Abbiamo provato a cercare questi canali ma non risultano rintracciabili ad eccezione di “The name of Satan”, nome di sette gruppi diversi.

Tra i vari interrogativi ci sono anche quelli legati alla presenza di un’auto nera nei pressi dell’abitazione della famiglia, su cui Jois sale per poi tornare poco dopo, e la presenza di tre uomini all’ingresso dell’area portuale di Punta Penna nel momento in cui Jois scende dal taxi per dirigersi verso la spiaggia. I tre uomini all’ingresso dell’area portuale, ha riferito il tassista in ogni occasione in questi ormai quasi due anni, si trovavano di fronte il citofono. Due sembra stiano facendo finta di suonare, un terzo volge lo sguardo verso il taxi e Jois Pedone.  Ma a piedi non c’era nessuna necessità di citofonare per entrare nell’area portuale.

«A chi dà fastidio la memoria di Jois Pedone? Chi vuole cercare di intimidire la ricerca della verità?» l’interrogativo che abbiamo posto ripetutamente dopo la profanazione della tomba. Cosa rappresentava la Z marchiata sul collo di Jois Pedone? Cosa simboleggia? Perché il ragazzo aveva quel simbolo? Chi l’ha inciso? Chi era la “sacerdotessa”? Come e perché Jois Pedone ci era entrato in contatto? Quanti altri ragazzi sono entrati in contatto con lei? È di Vasto, è del territorio o è di altro luogo d’Italia? Perché e cosa implicava il “patto di sangue”? Jois Pedone era entrato in contatto con una setta, si era imbattuto nel satanismo organizzato. Come? Dove? Quante altre persone a Vasto e dintorni ci sono entrati in contatto? Come opera e cosa realizza questa setta? Come lega le persone, cosa modifica nelle loro vite e cosa obbliga a fare? È una sola o sono più di una? Locali o da altri territori con contatti e ramificazioni a Vasto e dintorni?

Non è la prima volta che a Vasto si fa riferimento a possibili presenze di satanisti, sette e celebrazioni di messe nere e sataniche. Era il 2012 quando in un palazzo furono trovate tracce che apparvero ad alcuni di messe nere ed altri riti satanisti. La circostanza fu smentita ma alcuni segni apparvero più che inquietanti. E si pose la domanda, fatta cadere come troppi interrogativi su quel che accade in una sorta di ventre oscuro e nascosto della società abruzzese, sulla presenza di sette e affiliati. Tanti fatti sono avvenuti negli anni, ne abbiamo ricostruiti alcuni lo scorso 11 dicembre, in Abruzzo. Quante potrebbero essere le sette sataniche in questa regione? Quante le persone legate? Come agiscono? Sono esclusivamente locali o agiscono personaggi ed organizzazioni anche di fuori regione? Chi e come? E come entrano in contatto con persone in Abruzzo e con quali conseguenze nelle loro vite?

La profanazione della tomba è avvenuta in una maniera che certo non può essere opera di un vandalo del momento. Appare uno sfregio compiuto in maniera organizzata, con tecniche precise. Perché? Chi ha compiuto questo crimine? Chi gli esecutori e chi i mandanti? A chi dà fastidio che si parli di Jois Pedone e che si continui a ribadire la certezza che non si è suicidato? Chi vuol cercare di intimidire, ma non ci riuscirà come già ribadito pubblicamente, la famiglia? Chi vuol far tacere tutto? Perché? Sono gli stessi che due anni fa minacciarono la famiglia? Sono i “satanisti” con cui Jois Pedone è entrato in contatto?

A tutte queste domande si aggiungono quelle su cosa accaduto quella notte. Quale motivo, reale, ha spinto Jois Pedone a recarsi a Punta Penna a quell’ora? Con chi? Per cosa? E come poteva un ragazzo da solo legarsi la zavorra alla caviglia? E come poteva legarsi un grosso zaino se il tassista che l’ha portato a Punta Penna sostiene che non ne aveva con sé? Chi ha partecipato al falò sulla spiaggia di Punta Penna di cui sono state trovate tracce? La Z fu marchiata quella notte? A simboleggiare cosa? Perché quel falò quella notte e a cosa e chi è legato?

Sono queste sono alcune delle tante ombre ed interrogativi sulla morte di Jois Pedone, ucciso ribadisce sempre la famiglia, e su cosa è accaduto in questi anni. Se molti sembrano aver dimenticato e si stanno girando dall’altra parte noi no. E torniamo a ribadire tutto quanto documentato, denunciato, sollevato. In quest’articolo abbiamo ripercorso alcuni dei tanti dubbi, delle opacità persistenti. Nel nostro archivio è possibile rintracciare gli altri articoli in cui abbiamo cercato di ricostruire e approfondire. E continueremo a farlo.

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Vicedirettore WordNews.it - È nato ad Atessa (Chieti), nel 1984. Attivista e volontario di varie associazioni e movimenti culturali, ambientalisti, pacifisti e di lotta alle mafie. Collaboratore della redazione abruzzese di Pressenza e di TeleJato.it. Ha collaborato con Adista, Primadanoi, Terre di Frontiera, Unimondo, Libera Informazione, Popoff Quotidiano e SocialPress. Ha curato, per oltre dieci anni, il sito personale del giornalista e regista RAI Stefano Mencherini, dove è stata curata la diffusione e la pubblicizzazione del documentario d’inchiesta «Schiavi. Le rotte di nuove forme di sfruttamento», con il quale è stata portata avanti la “Campagna di sensibilizzazione per l’informazione sociale”, in collaborazione con MeltingPot e Articolo21, e per la creazione di un Laboratorio permanente di inchiesta e documentari sociali in RAI, nata per rompere la censura televisiva del documentario d’inchiesta “Mare Nostrum”. Articoli su tematiche sociali e culturali sono stati pubblicati dal mensile Vasto Domani. Per contatti: redazione@wordnews.it

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