Partiamo dai rossoneri: dopo aver subito la sconfitta di misura a Rotterdam, nel ritorno a San Siro si stavano creando le giuste premesse per ottenere il pass agli ottavi, ma dopo il vantaggio firmato Gimenez e una partita messa in discesa, Theo Hernandez al 51’ rovina tutto e si becca il secondo giallo per simulazione. Ogni certezza viene smarrita, Conceicao toglie Gimenez per inserire Bartesaghi con Felix rimasto in campo a girovagare nel nulla cosmico. Il baricentro si abbassa e il pareggio del Feyenoord è servito. 1-1 e rossoneri eliminati.
Reijnders e Pulisic, i migliori della stagione, relegati a coprire tutti i buchi lasciati da un sistema di gioco che sembra tanto ricordare il Milan di Leonardo 4 2 e fantasia. Serve equilibrio e prese di posizione, in primis da un pacchetto dirigenziale confusionario e privo di linee guida.
Conceicao si gioca la conferma per l’estate e questi ultimi tre mesi saranno decisivi per le sorti del mondo rossonero.
A pochi km da Milano è andata in scena un’altra disfatta, quella dell’Atalanta, che crolla inesorabilmente sotto i colpi del Club Bruges. Tre ripartenze letali nel primo tempo mettono alle corde i bergamaschi. I 30 tiri totali e le cinque occasioni sprecate, sono il chiaro esempio di una squadra sfortunata e incapace di esaltarsi dietro nell’uomo contro uomo, che tanto ha dato benefici in questi anni. Le assenze di Hien, Kossonou e Scalvini, si sono rivelate decisive. Non basta Lookman, entrato a partita in corso e autore dell’unico goal della Dea. Lo stesso nigeriano a mezz’ora dalla fine, si fa neutralizzare dal dischetto l’opportunità di riaprire il discorso qualificazione.
A fine partita, Gasperini in conferenza stampa se la prende proprio col suo fuoriclasse per aver tirato il rigore quando nelle gerarchie e nelle medie realizzative dagli undici metri è abbastanza indietro. Non è tardata la replica di Lookman, molto infastidito dalle parole del suo allenatore.
Adesso senza impegni infrasettimanali, l’Atalanta può e deve rincorrere il sogno scudetto, lontano 5 punti a 13 giornate dalla conclusione.
Dopo la brillante vittoria di domenica sera allo Stadium contro l’Inter, esce pure la Juventus. I bianconeri nella trasferta olandese di Eindhoven, vengono travolti sul piano tecnico e fisico nei secondi 45 minuti. Al vantaggio dell’ex interista Perisic al 53’ risponde Weah con una bella conclusione da fuori 10 minuti più tardi. Il PSV si riporta avanti con Saibari e la Juve viene sempre più schiacciata nella propria area di rigore subendo varie occasioni da goal. La partita finisce 2-1 al 90’. I tempi supplementari oltre al palo clamoroso di Vlahovic, portano il 3-1 con Flamingo e la Juventus abbandona la coppa dalle grandi orecchie.
I cambi operati da Thiago Motta hanno lasciato perplessità:
- Inspiegabile la sostituzione di Locatelli, con il seguente spostamento di Cambiaso ancora indietro di condizione in mediana
- Thuram, uno dei giocatori più in palla al momento, è entrato soltanto al 77’ dopo aver disputato un ottimo match contro i nerazzurri
- Koopmeiners ha giocato quasi 80 minuti, nonostante fosse debilitato dalla febbre avuta fino a poche ore prima
- Kelly entrato al posto dello sfortunato Veiga, ha commesso parecchi svarioni difensivi mostrando diverse lacune nel pacchetto arretrato
- L’ingresso di Vlahovic al 90′ fa presagire lo stesso destino riservato a Danilo e Fagioli a gennaio, cioè una cessione inevitabile durante la prossima estate
Adesso l’obiettivo rimasto è la qualificazione in Champions, fondamentale per le casse del club e per la continuazione di un progetto tecnico cominciato neanche un anno fa e da concretizzarsi nel giro di tre anni.
Il calcio italiano rappresentato da ben 5 squadre inizialmente, è rimasto aggrappato alla sola presenza dell’Inter agli ottavi di finale. Troppo poco viste le premesse.
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