La Giornata della “Memoria e dell’Impegno contro le mafie” anche quest’anno è finita in archivio, passata dopo essere annegata come copione vuole e pretende in un oceano di retorica, belle parole, discorsi e tutto quel che ad ogni occasione comandata domina. In attesa di diventare tutti partigiani il 25 aprile, poi tutti Peppino Impastato, tutti Aldo Moro, tutti Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rita Atria, Carlo Alberto Dalla Chiesa, donne vittime di violenza maschile (ma guai a definirla tale, va etichettata “violenza di genere” per non scontentare l’onorata società) si torna alla quotidianità, alle meschinità, compromessi, cerchi magici, giochetti, imbrogli e piccoli e grandi pre-potentati.
Ma l’impegno contro le mafie, il fresco profumo di cui parlava Giovanni Falcone contro il puzzo del compromesso, della politica politicante, delle organizzazioni criminali e di ogni squallida consorteria non può fermarsi ad un solo giorno. C’è chi si accontenta, e punta solo alla vetrina e all’auto promozione (quanto è attuale il pensiero di don Lorenzo Milani che non si deve far carriera sulle spalle dei poveri) e chi ideali e impegni cerca con passione, costanza e generosità di farlo ogni giorno.
Antonino Caponnetto diceva che la mafia teme più la scuola della giustizia, Gesualdo Bufalino che la mafia può essere sconfitto da un esercito di maestri elementari. Sulla scuola abbiamo passerelle inutili e autocelebranti, incapacità croniche e costanti di far funzionare anche servizi essenziali e che troppo spesso l’istruzione e la cultura sono mortificati in questo Paese da mediocri politicanti c’è una lezione fondamentale.
Premesso questo c’è una lezione fondamentale che questi pensieri ci ricordano: le organizzazioni criminali vanno sconfitte nella società, costruendo alternative, impedendo che siano l’alternativa, liberando quel che soffocano, scacciando via ogni sopraffazione con la solidarietà, la civiltà, l’umanità, l’impegno costante, la generosità, il non lasciare nessuno indietro e anzi costruendo una società in cui i più deboli, emarginati, fragili hanno gli stessi diritti dei privilegiati, non sono scartati ma stanno al centro.
A Vasto il 21 marzo è stato reso noto che tutto questo accadrà in una villa confiscata ai Casamonica. La notizia del sequestro, diventata di dominio pubblico dopo il sopralluogo dell’Amministrazione Comunale Menna con il coadiutore della procedura Salvatori del maggio di due anni fa, fu l’ennesima conferma di quel che denunciamo e documentiamo da anni: certi clan sono presenti, agiscono e sono protagonisti criminali del nostro territorio. I Casamonica, così come le tante famiglie con cui sono imparentate o affini, ci sono. Con tutto quel che comporta. Lo gridiamo da anni, lo andiamo ripetendo, non ci accontentiamo di frasette il 21 marzo o in altre occasioni comandate. Ma è un grido troppo spesso nel deserto.
L’immobile sequestrato ai Casamonica diventerà una casa per chi vive ai margini della società, sarà liberato e restituito alla società, pezzi dello Stato fanno fino in fondo quel che dovrebbe essere sempre il loro ruolo.
«Voglio condividere con voi un’iniziativa che mi sta particolarmente a cuore: a Vasto, un immobile confiscato alla criminalità organizzata diventerà una casa per chi vive ai margini della società. Un luogo che, invece di rappresentare illegalità e sopraffazione, sarà un simbolo di rinascita, dignità e inclusione sociale – ha dichiarato l’assessora alle politiche sociali Anna Bosco – L’immobile è stato destinato al progetto Housing First, un modello innovativo che offre non solo un tetto, ma un vero percorso di reinserimento per persone in difficoltà. Perché la casa non è un punto di arrivo, ma il primo passo per ricostruire la propria vita».
«Restituire alla collettività ciò che la criminalità aveva sottratto è un atto di giustizia e di speranza per il futuro – la riflessione dell’assessora alle politiche sociali Anna Bosco – ogni piccolo passo verso la legalità e la solidarietà è una vittoria per tutta la comunità».
«La destinazione di questo bene rappresenta un chiaro segnale dell’impegno della nostra amministrazione nel restituire alla comunità ciò che era stato sottratto illegalmente» ha dichiarato il sindaco di Vasto Francesco Menna.