A volte ti vedo, Gramsci,
seduto tra i sogni spezzati,
mentre sfogli parole come foglie
nel vento d’inverno.
Hai mani piccole e un’anima vasta,
più larga del tempo che ti ha tradito.
Hai occhi che scrutano il buio
cercando una luce possibile.
Non hai potuto correre,
ma hai corso nelle idee.
Non hai potuto gridare,
ma hai urlato dentro le lettere.
E oggi, in questo mondo che inciampa,
la tua voce – dolce, sferzante –
ci chiama a costruire l’alba
con mattoni di pensiero e coraggio.
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