Basta con il silenzio: il mondo si rechi a Gaza. Vediamo se avete il coraggio di ammazzarci tutti
Non bastano più le fiaccolate. Non bastano più i post indignati, le bandiere alle finestre, le marce silenziose che scivolano nel nulla. Non servono più le proteste, le lacrime da divano, le petizioni. Gaza muore. E il mondo guarda.
Ma adesso basta. È ora di partire. Tutti. Ora.
C’è un punto oltre il quale il silenzio non è più complicità: è collaborazionismo. C’è un momento in cui l’indifferenza diventa un’arma. Siamo oltre. Siamo nel tempo della vergogna assoluta, dove i bambini vengono massacrati in diretta mondiale.
Non possiamo più chiedere la pace a chi bombarda. La pace va pretesa. Con il corpo. Con la presenza. Con la follia bella della disobbedienza civile.
Bisogna gettare il proprio corpo nella lotta. Quella vera. Milioni di persone. Milioni di corpi vivi. Milioni di occhi che guardano. Milioni di mani che scavano sotto le macerie.
Andiamo a Gaza. Fisicamente. Occupiamo le strade, le tende. Vediamo se hanno il coraggio di bombardarci tutti.
Se davvero la scelta dei potenti è cancellare un popolo, allora ci mettiamo in mezzo noi. Giornalisti, artisti, studenti, contadini, insegnanti, disoccupati, amanti della giustizia, anime libere.
Tutti. In carne e ossa. Non più in streaming.
Volete ammazzare Gaza? Allora ammazzateci tutti.
Uno per uno. Davanti alle telecamere del mondo.
E sarà la vostra condanna eterna.
O si sta con la vita o si sta con il massacro.
O si parte o si resta complici.
O si urla o si muore di silenzio.
Il mondo intero si rechi a Gaza. Ora. Non per portare carità.
Ma per resistere, per accendere la scintilla che può cambiare la storia.
Hai il coraggio di andare a Gaza?
Hai il coraggio di dire: “ammazzate anche me”?
Allora è tempo di farlo.
E che la storia vi giudichi.
“Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.”





