SOMMA VESUVIANA – Il nome di Tommaso Rea, tabaccaio di professione ma più noto per la sua intensa attività sui social media, tra dirette, post e vignette satiriche, torna al centro del dibattito politico e civico locale. Questa volta non si tratta solo di politica bensì di rapporti controversi e legami che sollevano più di una domanda.
Rea è stato segretario del partito “Svolta Popolare”, la stessa forza politica che ha sostenuto Salvatore Di Sarno, attuale sindaco di Somma Vesuviana, al suo secondo mandato. Eppure, fino a pochi anni fa, Rea si mostrava ferocemente critico nei confronti dello stesso Di Sarno: lo attaccava pubblicamente, con post polemici e vignette che miravano a ridicolizzare le scelte del primo cittadino. Poi, il ribaltone: Rea sale sul palco accanto a Di Sarno, partecipa attivamente alla campagna elettorale. Si riallinea.
Ma ciò che più inquieta è l’altro legame che Tommaso Rea non ha mai nascosto: la sua amicizia con Fiore D’Avino, ex boss di camorra ed ex collaboratore di giustizia, oggi agli arresti domiciliari e ancora imputato in un procedimento penale che coinvolge un testimone di giustizia di Somma Vesuviana.
“Lo sento tutti i giorni da anni”, ha dichiarato Rea parlando del suo rapporto con D’Avino.
E sebbene la legge lo consenta – con delle precise autorizzazioni – la questione solleva dubbi legittimi. Soprattutto politici.
È lecito domandarsi: Fiore D’Avino è stato messo al corrente delle decisioni interne di Svolta Popolare? Ha avuto un ruolo, diretto o indiretto, nella recente campagna elettorale del Sindaco Di Sarno? Cosa rappresenta davvero la figura di Tommaso Rea nel panorama politico locale?
Le domande diventano ancora più pressanti se si considera che il figlio di D’Avino ha partecipato attivamente ai festeggiamenti per la prima elezione di Di Sarno, comparendo pubblicamente e sui social, in prima fila. Un dettaglio non da poco, se si considera il passato criminale del padre e le informative dei Carabinieri che hanno bloccato un tentativo di rientro stabile di Fiore D’Avino a Somma Vesuviana.
Testimoni e collaboratori: due mondi diversi
È doveroso ribadire una distinzione netta: il collaboratore di giustizia – spesso definito “pentito” – è un ex criminale, parte attiva dell’organizzazione mafiosa, che decide di collaborare in cambio di benefici. Diversa e opposta, è la figura del testimone di giustizia, incensurato e estraneo alla criminalità organizzata, che denuncia a rischio della propria vita e spesso subisce isolamento e ritorsioni.
E proprio un testimone di giustizia risulta parte lesa nel procedimento che vede Fiore D’Avino imputato. Un caso che rimette al centro il tema della legalità, delle ambiguità nei rapporti sociali e politici e della trasparenza, in un territorio ancora segnato da pesanti ombre camorristiche.
Ognuno è libero di scegliersi le proprie amicizie, si dirà. Ma quando si ricopre un ruolo pubblico, come quello di segretario di un partito o di supporter politico attivo, ogni legame può diventare un segnale pericoloso. Possiamo porre l’accento su questa questione?
Tommaso Rea ha scelto l’amicizia di un ex boss condannato per crimini gravi, oggi sotto processo e detenuto ai domiciliari. Una scelta personale. Ma che in un contesto fragile come quello vesuviano, non può essere derubricata a semplice faccenda privata. Per la cronaca Tommaso Rea, dopo il ribaltone politico che ha visto azzerare la giunta portando alcuni avversari di Di Sarno nella maggioranza, ha cambiato nuovamente idea e continua la sua critica sui social nei confronti del primo cittadino.
 
			 
                                 
			 
                                 
                                







 
							


 
							