Il nuovo ecosistema dell’informazione: dalla centralità della TV al primato della Rete
Per la prima volta, la televisione non è più la principale fonte di informazione per gli italiani. Lo certifica la Relazione annuale 2025 dell’AGCOM, presentata al Senato dal presidente Giacomo Lasorella. Il dato che segna la svolta: il 52,4% dei cittadini si informa sul web, attraverso motori di ricerca, siti di testate giornalistiche, social media e app.
Eppure, la fiducia dei cittadini resta saldamente ancorata ai mezzi tradizionali: TV, radio e carta stampata continuano a essere considerati più affidabili rispetto a social network e piattaforme. Questo squilibrio tra consumo e fiducia è il cuore di una sfida epocale: come tutelare e valorizzare l’informazione professionale in un mercato dominato da logiche algoritmiche e clickbait.
Ricavi dei media: oltre 12 miliardi, ma crescono solo i giganti
Nel 2024, le entrate complessive del comparto media superano i 12 miliardi di euro, con un incremento del +3,2% rispetto al 2023. Ma il trend è fortemente disomogeneo:
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Contenuti a pagamento: +4,3% (grazie alla TV online).
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Ricavi pubblicitari: +2,6% (bene la TV, in crescita anche la radio).
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Fondi pubblici: +1,7% (canone Rai in testa).
La televisione è il traino assoluto, con 8,8 miliardi di euro (+7,3%), e assorbe il 72,8% degli introiti del sistema. Aumenta soprattutto la TV a pagamento (+11,2%), mentre la TV in chiaro cresce del 4,5%. Il resto dei media si divide le briciole: editoria quotidiana e periodica al 21,8%, radio al 5,4%.
L’avanzata inarrestabile delle piattaforme globali: pubblicità online a +250%
Dal 2016 al 2023, i ricavi pubblicitari delle piattaforme digitali sono cresciuti del +250%, passando da 2 miliardi a oltre 7 miliardi di euro. Attori come Alphabet (Google), Meta (Facebook), Amazon e Netflix dominano il Sistema Integrato delle Comunicazioni (SIC) e mettono in ombra i soggetti storici (RAI, Mediaset, Cairo, Sky, Discovery).
Ma il sistema è ancora zoppo: non esiste una metodologia condivisa per misurare gli ascolti digitali. L’AGCOM chiede a gran voce una riforma del sistema di rilevazione, per garantire trasparenza e parità competitiva.
La carta resiste ma si assottiglia: crisi strutturale per i quotidiani
Nel 2024, la diffusione media giornaliera a pagamento (cartaceo + digitale) scende a 1,7 milioni di copie, segnando un calo del 6,7%. Ma non tutto è perduto: circa 11,2 milioni di persone leggono almeno un quotidiano al giorno.
Il problema è economico: la crisi dei ricavi pubblicitari e della distribuzione colpisce soprattutto le testate locali, fondamentali per la tenuta democratica dei territori.
L’intelligenza artificiale tra informazione e disinformazione: la grande sfida etica
La Relazione dedica ampio spazio ai rischi derivanti dall’uso dell’intelligenza artificiale e dei sistemi generativi. Tra i principali pericoli:
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Deepfake e contenuti manipolati,
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propaganda algoritmica,
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diffusione virale della disinformazione.
L’AGCOM auspica l’integrazione del nuovo AI Act europeo nel quadro normativo italiano e l’introduzione di regole chiare per garantire trasparenza, accountability e tracciabilità nei contenuti generati da AI.
Pluralismo, minori e disabilità: le altre battaglie dell’AGCOM
Tra gli altri temi centrali della Relazione:
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Tutela dei minori nel digitale e contrasto al cyberbullismo;
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Accessibilità per le persone con disabilità, in attuazione della Direttiva Europea sui servizi audiovisivi;
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Pluralismo linguistico e culturale;
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Parità di genere e inclusione nei media.
Questi aspetti, pur meno “numerici”, restano cruciali per la qualità democratica dell’informazione.
La Relazione AGCOM 2025 non è solo un report, è uno specchio del nostro tempo. Un ecosistema in continua evoluzione, attraversato da discontinuità tecnologiche, disparità economiche e urgenze regolatorie.
La sfida è duplice:
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Governare l’innovazione senza frenarla.
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Proteggere la qualità e la credibilità dell’informazione professionale, vero presidio democratico.
Come ha sottolineato Lasorella:
“Serve una visione strategica condivisa tra istituzioni, operatori e cittadini. La libertà d’informazione non si difende da sola”.