Il 19 luglio di 33 anni fa, del 1992, vennero fatti saltare in aria il giudice Paolo Borsellino insieme agli agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina. L’unico sopravvissuto fu l’autista Antonio Vullo.
Presente, tra gli altri, l’avvocato di molti familiari vittime di mafia, tra cui di Salvatore Borsellino, Fabio Repici.
Ha preso parte all’incontro del 18 luglio organizzato a Villa Trabia, da Antimafia2000, dal titolo “Strage Borsellino. Tutta la verità! Stato-mafia; massoneria deviata, servizi segreti, eversione nera.”
Il 19 luglio, presente in via d’Amelio, lo abbiamo intervistato.
“È il primo documento che viene fuori, un documento giudiziario sulle prime indagini sulla strage di Capaci, che porta la firma di Paolo Borsellino e che dimostra in modo documentale che Paolo Borsellino, dal 23 maggio 1992 al 19 luglio del 1992 quando venne ucciso in questa strada insieme a cinque poliziotti, aveva un pensiero unico e cioè quello di trovare la verità sulla strage in cui era stato ucciso, insieme a Francesca Morvillo e ad altri tre poliziotti, il suo amico e collega Giovanni Falcone.
Questo documento è venuto fuori a distanza di 33 anni dalla strage e questo dimostra la gravità di quanto avvenuto fino a epoca recente. Non è pensabile che debba essere stato Salvatore Borsellino e la sua difesa a cercare documenti che servono a ricostruire ciò che è accaduto trent’anni fa e però è quello che per il momento è necessario fare, tanto più alla luce dello spirito del tempo.”
Sono queste le parole dell’avvocato Repici in merito al documento che ha ritrovato. A seguire parla della commissione antimafia e di altro.
19 luglio
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