Le denunce di Gennaro Ciliberto: «corruzione, clan e lavori difettosi»
Tutto comincia nel 2011, quando Gennaro Ciliberto, ex manager e oggi testimone di giustizia, decide di parlare. Le sue denunce, documentate e circostanziate, raccontano di una rete criminale tra dirigenti di Autostrade per l’Italia (Aspi) e affiliati al clan D’Alessandro, camorra stabiese.
«Milioni di euro, appalti pilotati, materiali scadenti e soprattutto barriere difettose»: è questo il mix letale che avrebbe messo in pericolo la vita di migliaia di automobilisti. Le sue rivelazioni consentirono di evitare disastri. Ma non bastarono a prevenire il massacro di Acqualonga, lungo l’A16, dove un pullman di pellegrini precipitò nel vuoto: la barriera non resse all’urto. La giustizia ha parlato: condanne definitive per i vertici di Aspi.
Le parole del testimone di giustizia
«Dopo anni in cui ho visto come di realizzavano le opere in ambito autostradale e visionato centinaia di appalti, posso affermare che purtroppo c’è un modus operandi che predilige la velocità nella realizzazione delle opere, il basso costo e l’assenza di controlli» – afferma il testimone di giustizia -. «Poi c’è la rete di corruzione che è il vero collante fra infedeli funzionari e imprenditori che sanno bene che Autostrada è una gallina dalle uova d’oro. Posso affermare che si rubava e si continua a rubare a discapito della sicurezza e della qualità delle opere. I capitolati sono fermi ad prezzi in lire hanno solo cambiato la conversione».
«Io ho denunciato per primo il vero giro di mazzette ed infiltrazione della camorra nelle opere autostradali, ma il risultato è stato quello di essere stato fatto fuori da ogni incarico in ambito appalti. Ho chiesto più volte ai vari amministratori delegati di ASPI un incontro ma hanno sempre rifiutato. Ho evitato stragi come quella di Acqualonga e Genova. Purtroppo questa nazione non premia chi si oppone al sistema della corruzione».

Lo spettro del Ponte Morandi: stessi meccanismi, stessi silenzi
Le stesse logiche — «collusioni, falsificazioni, negligenze colpevoli» — si ritroveranno anni dopo nel crollo del Ponte Morandi di Genova. Stessi attori, stesso sistema, ma esiti ancora più tragici: 43 morti. Il processo è ancora in corso, ma il legame tra le due vicende è evidente.
Ciliberto, nel frattempo, ha continuato a denunciare. Protetto da 14 anni sotto il programma speciale testimoni di giustizia, ha consegnato alla DIA e a numerose procure d’Italia documenti, registrazioni, nomi e date.

Il cavalcavia di Ferentino: una strage sfiorata
Proprio il cavalcavia di Ferentino, al centro delle nuove chiusure, è uno degli episodi chiave nelle denunce di Ciliberto. Durante il collaudo notturno, la struttura crollò parzialmente. «I vertici di Autostrade, presenti quella notte, insabbiarono tutto. Vennero falsificati i verbali. Ma le carte raccontano una verità diversa: la Procura di Roma, nel 2013, lo dichiarò “a rischio crollo”».
Il casello A1 di Ferentino fu chiuso per mesi. I giornali titolavano: “Casello sotto inchiesta per vizi costruttivi”. Diversi dirigenti furono rinviati a giudizio, ma il processo si prescrisse. Eppure, i periti confermarono le accuse: quel cavalcavia era pericoloso.
2025: nuove chiusure, vecchi dubbi
Oggi, a distanza di anni, Autostrade per l’Italia ha annunciato la chiusura del tratto A1 all’altezza di Ferentino per quattro giorni. Motivo ufficiale: manutenzione straordinaria del cavalcavia.
Ma la coincidenza con la storia pregressa solleva legittimi interrogativi. C’è ancora un rischio strutturale? O si tratta solo di una verifica di routine?
Aspi ha comunicato di aver effettuato controlli con istituti indipendenti di ingegneria, escludendo problemi statici. La documentazione sarebbe già stata consegnata alla magistratura. Ma il sospetto resta: un’opera nata male può davvero diventare sicura?
Durante i giorni di chiusura, per chi arriva da Roma, sono consigliate le uscite di Frosinone o Anagni, mentre per chi viaggia in direzione opposta è indicato l’ingresso dallo svincolo di Frosinone.


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