Da un lato c’è il telo conservato a Torino, venerato da milioni di fedeli come lenzuolo funebre di Gesù. Dall’altro un documento medievale che per secoli ha offerto alla Chiesa di Roma la giustificazione del suo potere temporale sull’Occidente. Entrambi hanno alimentato devozioni, contese e dibattiti accesi.
La Sindone tra scienza e fede
La Sindone rimane un enigma. Analisi al radiocarbonio effettuate nel 1988 la collocano tra il 1260 e il 1390, rendendola quindi un manufatto medievale. Studi recenti hanno aggiunto un tassello ulteriore: simulazioni condotte su sculture a bassorilievo hanno mostrato come l’immagine impressa sul lino sia compatibile più con un’opera d’arte realizzata artificialmente che con l’impronta di un corpo umano.
Eppure, nonostante queste evidenze, non mancano voci contrarie: alcuni contestano l’affidabilità delle analisi, parlano di contaminazioni del campione e rivendicano la possibilità che il telo possa essere autentico. Per molti credenti, la questione va oltre i dati: la Sindone non è solo un reperto da laboratorio, ma un segno di fede.
Lorenzo Valla e il falso della Donazione di Costantino
Se la Sindone divide ancora, un altro caso storico non lascia più spazio a dubbi. Nel 1440 l’umanista Lorenzo Valla smascherò la Donazione di Costantino, testo medievale che attribuiva all’imperatore romano la decisione di donare a papa Silvestro I i territori dell’Impero d’Occidente. Per secoli la Chiesa aveva utilizzato quel documento per legittimare la sua autorità politica e territoriale.
Valla, con un’analisi filologica e linguistica senza precedenti, dimostrò l’anacronismo delle espressioni latine contenute nel testo e ne fissò la datazione all’VIII secolo, secoli dopo la morte di Costantino. Il suo trattato, pubblicato nel 1517, divenne un’arma polemica contro Roma e fu subito percepito come pericoloso: tanto che, nel clima della Controriforma, fu inserito nell’Indice dei libri proibiti.
Fede, potere, verità
Sindone e Donazione di Costantino sono due storie lontane nel tempo ma unite da un filo comune: mostrano come la fede e il potere abbiano bisogno di segni e strumenti di legittimazione, anche a costo di produrre oggetti controversi o documenti falsi.
La differenza è che, mentre il falso della Donazione è ormai acquisito dalla storiografia, la Sindone continua a vivere in un limbo sospeso tra scienza e fede. Laddove Valla aveva sgretolato un mito politico con la forza del linguaggio, oggi la ricerca scientifica continua a interrogare un telo che, per milioni di persone, resta il simbolo tangibile del mistero della resurrezione.
La lezione che emerge è duplice: la ricerca della verità non può fermarsi davanti a ciò che appare intoccabile, ma la fede, quando è radicata, sopravvive anche alle smentite più nette.