Dalla nota del PDL Molise
C’è un evento che da anni resiste al vuoto culturale, che mette in relazione persone, storie, vissuti, generazioni e che ha come teatro il centro storico di Isernia. Si chiama Magnastoria, e anche quest’anno – grazie all’impegno dell’associazione Preistoris e del suo frontman instancabile Emilio Izzo – ha fatto il pieno di presenze e vitalità.
Una cena collettiva che si snoda in una tavolata popolare continua, simbolo di un’identità urbana che non si piega al degrado e all’apatia. Un momento corale, dove a parlare sono i volti, i piatti, i racconti, i brindisi e le relazioni.
Ma quest’anno, il piatto forte non è stato solo quello servito a tavola.
In mezzo alla festa, tra un bicchiere di vino e un applauso, spunta uno striscione pro Gaza. Un messaggio semplice e diretto: solidarietà a un popolo massacrato, nel silenzio complice di molte istituzioni e governi, incluso quello italiano. Un gesto che, in un Paese ormai anestetizzato dalla propaganda bellicista e dalla retorica securitaria, suona come un pugno allo stomaco. Un grido civile in mezzo al convivio.
Eppure, anziché aprire un dibattito serio su questo tema, su Gaza, sulla complicità del governo Meloni con l’apartheid israeliano, le polemiche si sono riversate, come al solito, nel fango sterile dei social.
Il bersaglio? Non lo striscione, non il tema, non il messaggio. Bensì Emilio Izzo, attaccato in modo personale, gratuito, infangato da una plebaglia di commentatori da tastiera che si ergono a “sociologi della domenica”, ma che non riescono a sollevare il dibattito un centimetro oltre la bega paesana.
Si accusa Izzo di cercare visibilità. Di fare “teatrino”. Di cavalcare i problemi con le autorizzazioni. Ma i fatti – quelli veri – dicono altro: le difficoltà organizzative erano reali e sollevate dal Comitato di Sicurezza Prefettizio, non dal Comune. Problemi poi risolti, grazie anche alla collaborazione delle istituzioni. Piuttosto, sarebbe ora di evitare il solito teatrino last minute: se si conoscono i problemi tecnici da anni, perché arrivarci sempre in zona Cesarini?
A fare da sfondo, però, c’è un clima più ampio, più inquietante. Quello di un governo post-fascista che reprime, ostacola, silenzia, sabota ogni forma di socialità dal basso, ogni spazio di dissenso, ogni atto di umanità che sfugge al controllo.
Chi solleva la questione Gaza viene bollato come disturbatore. Chi prova a organizzare eventi popolari è costretto a slalom tra cavilli e minacce. Non è un caso. È una strategia politica.
Izzo, in questo contesto, è solo l’ultima figura finita sotto tiro per il solo fatto di mettere la faccia, il tempo, l’energia in progetti collettivi. Se deciderà di parlare apertamente delle minacce e delle intimidazioni ricevute, sarà bene ascoltarlo. Ma anche se non lo farà, il segnale c’è, forte e chiaro: chi crea socialità oggi è un problema politico.
Come altri volontari – ad esempio quelli che difendono gli spazi dell’ex lavatoio – anche Izzo rappresenta una linea di resistenza urbana. Una di quelle esperienze che andrebbero difese, sostenute, replicate. Non demolite con le calunnie e le allusioni.
Perché in fondo è proprio questo il punto: Magnastoria è uno spazio politico, anche se non si presenta come tale. È lo spazio dell’umanità, della socialità, della solidarietà. Ed è questo che fa paura a chi vorrebbe una città piatta, muta, divisa, governabile con due ordinanze e una diretta Facebook.
Isernia non ha bisogno di polemiche. Ha bisogno di coraggio. Di partecipazione. Di contenuti. E lo striscione per Gaza – in un’Italia che fornisce armi a Israele – è stato un contenuto coraggioso, nonostante tutto.
Chi ha a cuore la città, l’associazionismo, i diritti umani e la libertà di espressione dovrebbe partire da lì, non dagli insulti.
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