«Vanno, vengono, ogni tanto si fermano» e «Per una vera, mille sono finte» cantava le nuvole il sommo Faber. Il poeta genovese si riferiva alle nuvole lassù in cielo ma queste sue parole sono adattissime a vere e (soprattutto) false nuvole di bufere e tempeste quaggiù in terra. E così bastano pochi giorni perché cada nell’oblio qualsiasi cosa, perda peso e consistenza. Anche se, in realtà, il reale peso sarebbe impossibile a scemare.
In questi ormai quasi cinque anni pieni abbiamo sempre cercato, e continueremo a farlo sempre e costantemente, di illuminare le zone grigie d’Abruzzo, le periferie (non solo fisiche, anzi soprattutto quelle non fisiche) di questa Regione, di raccontare persone, atti e fatti che hanno pochi riflettori. Continuiamo a ricordare Liliam Solomon, continueremo a sottolineare l’enorme presenza dei pedocrimini e tanto altro. Tra le vicende che dovrebbero scuotere le coscienze in difesa dell’infanzia e contro il marcio pedofilo il gruppo telegram denunciato da don Fortunato Di Noto e Meter, in cui ci sono messaggi dall’Abruzzo come abbiamo documentato la settimana scorsa, ennesimo caso di pedopornografia tra il Tronto e il Trigno. E le operazioni contro lo sfruttamento della prostituzione minorile, entrambe nella stessa città: Chieti.
Se abbiamo potuto inserire le due operazioni contro lo sfruttamento sessuale pedofilo lo abbiamo potuto fare perché c’è stato un collega che si è documentato e ha permesso di conoscere i fatti: Gianluca Lettieri di Il Centro. Se nei mesi scorsi i cittadini hanno potuto conoscere i dettagli delle motivazioni delle condanne contro i terroristi neofascisti arrestati nel 2014 è stato grazie a chi si è documentato e ha raccontato: Gianluca Lettieri di Il Centro.
Nella sua attività di giornalista d’inchiesta Lettieri ha raccontato varie volte anche quel che accade tra calcio e cronaca giudiziaria, tra sport e ben altro. Riguardo società e ultras. Nel 2019 ampio fu il racconto, documentato e particolareggiato, dell’operazione anti droga “Tallone d’Achille”, che coinvolse un gruppo ultras neroverde. Uno dei due gruppi, definito “scalino” dagli inquirenti perché aveva base a Chieti Scalo, era composto in prevalenza da appartenenti al mondo ultras chietino.
Poche settimane prima a Roma si tennero i funerali di Fabrizio “Diabolik” Piscitelli, capo ultras laziale assassinato nell’ambito di quel “Mondo di mezzo” della malavita romana di cui era protagonista assoluto. I funerali pubblici erano stati vietati per motivi di ordine e sicurezza pubblici, dovevano esserci solo esequie private. Così non fu e le immagini di quel giorno d’agosto di sei anni fa sono emblematiche di quel che accade. Tra i gruppi ultras che giunsero a Roma per omaggiare un loro Re ci fu anche un gruppo chietino.
Lettieri su Il Centro ha raccontato ripetutamente, nei mesi scorsi e anche nei giorni scorsi, alcune vicende relative alla società neroverde. Ad aprile fu affisso uno striscione in cui lui e tutta la redazione di Il Centro sono stati definiti “nemici della città” (il giornalista terrorista, marchio di fabbrica di determinati ambienti è sempre di moda), nei giorni scorsi Lettieri è stato ripetutamente attaccato, insultato e minacciato sul web arrivando fino a pubblicare il suo indirizzo di casa. Un modus operandi che, in altre epoche e in altre città, utilizzano solo mafie e affini. A metà degli anni ottanta a Palermo era attivo un Comitato antimafia composto da giovanissimi, ragazze e ragazzi che sfidavano apertamente il potere mafioso e avevano il coraggio di dire quel che non si voleva far dire (in quegli anni sul principale giornale regionale la parola mafia era bandita e fu rifiutata la pubblicazione del necrologio di chi aveva sacrificato la vita lottando contro la mafia). I loro indirizzi di casa furono pubblicati e messi alla berlina sulla principale testata giornalistica siciliana, un mezzo per dire “sappiamo dove siete”, il movente crediamo sia fin troppo evidente.
Esprimiamo, come redazione di WordNews.it e come Associazione Antimafia e Antiusura Dioghenes Aps, solidarietà al collega Gianluca Lettieri e a tutta la redazione di Il Centro. Ma, come nel nostro stile, crediamo che non basti la solidarietà del momento. E che non si deve permettere che queste nuove minacce diventino come le nuvole di Dé Andre. È necessario, vitale, prezioso, doveroso raccontare sempre più, raccontare ancora di più quel che tanti in questa regione vorrebbero che non si racconti, che continui la favola dell’isola felice bella linda e pulita. Jemo ‘nnanzi, come issarono su uno striscione i comitati aquilani nel post terremoto, anni di denuncia e di lotta, di impegno civile e di un Abruzzo mai domo. Realmente, autenticamente, con la schiena dritta. E non come ben altri, di fronte cui siamo stati, siamo ancora e saremo sempre con i riflettori accesi e le tastiere calde dall’altro lato della società.
Ad aprile, dopo che Il Centro denunciò lo striscione contro Lettieri, insorse su facebook “Ottantanove mai domi”, il principale gruppo ultras neroverde (per la cronaca nera e giudiziaria rimandiamo agli articoli di questi anni del collega Lettieri) attaccando, utilizzando parole sprezzanti contro il giornalista e la sua testata.