Un attacco (o un incidente) al simbolo della solidarietà
Ad Isernia, la bandiera palestinese esposta presso l’ex lavatoio, luogo simbolico che negli ultimi anni si è trasformato in spazio di incontro e riflessione civile, è stata trovata strappata. Un fatto che ha subito destato indignazione, interpretato da molti come un gesto inaudito e offensivo verso la città e il suo spirito di solidarietà.
Non si esclude, tuttavia, che possa essere stato anche il cattivo tempo a danneggiarla, vista la fragilità del tessuto esposto alle intemperie. Ma ciò non cambia la sostanza: il drappo è stato immediatamente riposizionato, riaffermando il valore del simbolo.
Che si sia trattato di un atto deliberato o di un incidente causato dal vento, resta il segno forte della risposta: la bandiera è stata rialzata, come atto di resistenza civile e riaffermazione del diritto alla memoria.
L’ex lavatoio non è solo un edificio storico: è un luogo di memoria collettiva, un punto di riferimento per iniziative culturali e civili. Toccarlo significa intaccare il senso stesso di comunità.
L’episodio avviene mentre a Gaza continua un massacro quotidiano: bambini, donne e civili innocenti pagano il prezzo di un genocidio. In tante città italiane ed europee, la bandiera palestinese sventola come simbolo di vicinanza al popolo martoriato.
A Isernia, invece, il drappo è stato trovato a terra, ma subito riposizionato. Un gesto che diventa segnale di resistenza: anche quando cade, la bandiera si rialza.
Se fosse stata la mano di ignoti, si tratterebbe di un tentativo di spegnere un messaggio di solidarietà. Se fosse stato il maltempo, sarebbe comunque un incidente capace di colpire la sensibilità di chi si riconosce in quel simbolo.
In ogni caso, la risposta è stata netta: la bandiera è tornata al suo posto, più visibile e più forte di prima.
La bandiera potrà cadere, per mano di qualcuno o per forza del vento, ma non sarà mai cancellata la sua forza simbolica. Ogni volta, troverà mani e cuori pronti a riposizionarla e a farla sventolare di nuovo.