In sintesi :
• Negli ultimi dieci anni nell’UE sono state registrate oltre 83 000 vittime della tratta;
• La tratta a scopo di sfruttamento sessuale rimane la forma principale di tratta;
• I casi di tratta a scopo di sfruttamento lavorativo sono aumentati dal 2019 (+70,5%), eguagliando il numero di vittime registrate per sfruttamento sessuale nel 2022;
• L’aumento della tratta a scopo di sfruttamento lavorativo nell’UE ha portato a un aumento delle vittime di sesso maschile;
• Il numero di vittime provenienti da paesi terzi è triplicato.
La Commissione europea afferma che la tratta di esseri umani è un crimine spesso nascosto che richiede una legislazione mirata e azioni operative per proteggere le vittime e assicurare i responsabili alla giustizia. La nuova direttiva UE contro la tratta di esseri umani deve essere recepita dagli Stati membri entro il 15 luglio 2026. La cooperazione operativa tra i paesi dell’UE prosegue con il sostegno di agenzie dell’UE quali Europol ed Eurojus e Frontex. Ma proprio i dati di Frontex non interessano all’Italia. Se fossero stati letti la Camera avrebbe approvato la mozione che assicura il rinnovo automatico del memorandum con Tripoli? Leggere e riflettere sono voci verbali che non fanno parte del lessico dell’arroganza del potere che giunge a salvaguardare i criminali persino giustificando il proprio “lavoro” in beffa ai diritti umani e alle istituzioni che ne assicurano il rispetto. Perché?
Il motivo si legge nella mozione (approvata lo scorso 15 ottobre con 153 voti favorevoli, 112 contrari e 9 astensioni) in cui è scritto che viene considerato «uno strumento indispensabile per proseguire la strategia nazionale di contrasto ai trafficanti di immigrati e di prevenzioni delle partenze dalla Libia».
La Libia continua a essere nel Mediterraneo centrale il principale punto di partenza e, al contrario delle altre rotte, ha registrato una crescita nelle partenze del 50 per cento, rispetto al 2024. Anche a settembre, secondo il report di Unhcr, è stato il primo paese di partenza, con circa l’88 per cento di tutti gli arrivi via mare in Italia.
Dalla Libia continuano ad arrivare persone e dalla Cirenaica, la regione dell’est governata dal generale Haftar, i flussi verso Creta sono aumentati del 280 per cento.
Una società giusta non riserva a categorie “diverse” (immigrati, rifugiati, esiliati) diritti limitati contenuti in uno statuto di “diversa umanità”. Disconoscere per categorie considerate diverse diritti limitati significa violare diritti umani in nome di un esplicito rigetto di principi di civiltà enunciati nelle Costituzioni degli ordinamenti democratici. I governi che ostentano pubblicamente insensibilità sociale e inumanità spacciate per misure securitarie, soluzioni necessarie per il bene collettivo echeggiano le farneticazioni del Mein Kampf in cui Hitler sosteneva il dover essere crudeli con la coscienza pulita, la mostruosa strategia assetata di consensi per realizzare politiche disumane.
Una società giusta dovrebbe finalmente porre fine a visti e respingimenti ma favorire la libera circolazione di tutti gli esseri umani anche se il colore della pelle è diverso e il credo è diverso.
Una società giusta riconosce a tutti gli stessi diritti e le stesse opportunità.
Se poi la stessa società giusta ama richiamare le radici cristiane allora si prenda cura di chi soffre fame e soprusi e non di chi di quei soprusi è l’artefice.
I decisori anziché riempirsi la bocca di fatuità o oracolizzare chissà quali mirabolanti manovre, possono, dare prova concreta di amore per il Bene comune, che altro non è se non amore per il diverso da sé che fa sempre più fatica a tollerare le logiche scellerate di chi ha il potere di condizionare il suo futuro.
Non c’è più spazio per autocelebrazioni di personale perfezione, ma necessità di scelte per salvare il nostro unico pianeta e poter abbracciare «un’esistenza carica di donazione» (don Tonino Bello) e dimostrare la vera umanità.


