Da Casal di Principe a Formia, passando per il Brasile.
Paolo De Chiara e Antonino Schilirò, nella terza puntata della seconda stagione di “30 minuti con…”, accendono i riflettori su un caso che non smette di far parlare: la presunta morte del boss Antonio Bardellino e il potere silenzioso che ancora aleggia nel Sud pontino.
Un viaggio dentro l’ombra, tra nomi che ritornano e segreti che non invecchiano. La terza puntata di “30 minuti con…”, condotta da Paolo De Chiara insieme ad Antonino Schilirò, ha portato sullo schermo una delle storie più misteriose della criminalità italiana: il caso Antonio Bardellino, il boss dei Casalesi dichiarato morto nel 1988 in Brasile, ma mai ritrovato.
Paola Villa, docente, ex sindaca di Formia e voce scomoda della politica locale, ha raccontato, con nomi, fatti e documenti, come la famiglia Bardellino abbia spostato il proprio asse economico e criminale nel Sud pontino, investendo in edilizia, discoteche, attività commerciali e immobiliari, fino a radicarsi nel tessuto sociale della città.
“I Bardellino non si nascondevano: ostentavano potere. Dal traffico di cocaina ai cantieri, avevano capito che col cemento si guadagna più che con la droga”, ha spiegato Villa nel corso della trasmissione.
L’ex sindaca ha ricordato come Antonio Bardellino, fondatore del clan dei Casalesi, legato a Buscetta e alla Cosa Nostra siciliana, avesse costruito un impero economico che univa criminalità e politica, lasciando un’eredità ancora viva nel territorio pontino. Oggi, i suoi eredi vivono e lavorano tra Formia e Minturno. “Molti si vantano ancora di quel cognome. Nessuno ha mai preso le distanze”, denuncia Villa.
Le inchieste, i silenzi, la paura
Durante la puntata, De Chiara e Schilirò hanno ripercorso le inchieste finite in prescrizione, le relazioni opache tra affari, politica e clan, e i legami tra il potere economico e la gestione del territorio.
La Villa ha ricordato le sue denunce da sindaca, le minacce ricevute, “persino un mazzo di fiori sull’auto”, e il clima di isolamento che ancora vive chi osa toccare certi nomi.
“Il problema non sono i criminali – ha detto Villa – ma chi dice di non esserlo e agisce come loro, nascosto dietro le istituzioni”.
Dai misteri di Bardellino alla libertà di stampa
Nel corso della puntata, solidarietà a Sigfrido Ranucci e alla redazione di Report, vittime di intimidazioni e sanzioni. “La stampa libera va sostenuta ogni giorno, non solo quando scoppiano le bombe”, ha ribadito De Chiara.
Il confronto si è poi allargato al caso Dell’Utri-Berlusconi, alle recenti strumentalizzazioni politiche delle sentenze, e al Decreto Sicurezza 2025, che concede nuovi poteri ai servizi segreti.
“Stanno rendendo legale ciò che prima si faceva di nascosto”, ha commentato Villa, definendo il provvedimento “una minaccia alla libertà e al diritto di protesta”.
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L’eredità di Ilaria Alpi e la voce dei giovani
Commovente anche il ricordo di Ilaria Alpi, la giornalista uccisa in Somalia nel 1994, che la stessa Villa aveva conosciuto pochi mesi prima della sua morte.
“Stava scoprendo i traffici di rifiuti e armi dai porti italiani verso l’Africa. E per questo l’hanno fatta tacere”.
La puntata si è chiusa con un messaggio di speranza rivolto alle nuove generazioni:
“I giovani – ha detto Villa – sono l’unica speranza rimasta. Ragionano, si informano, discutono. E non si bevono più le verità di Stato.”
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