Non è un buon momento per l’umanità nel suo insieme. Le notizie che ogni giorno provengono dal mondo, dal nostro Paese e dalle realtà locali, raccontano un quadro cupo, disilluso, frammentato. Non lo è per molti governanti, non lo è per i popoli di tante nazioni, sempre meno cittadini e sempre più sudditi.
E non lo è, soprattutto, per le nuove generazioni, private di valori autentici e bombardate da cattivi maestri che predicano l’apparenza, il potere, il successo facile.
Il denaro e il profitto, a diversi livelli, sembrano essere diventati l’unico metro con cui si regolano i rapporti tra gli esseri umani. L’interesse personale prevale con arroganza sul bene collettivo, e la politica — quella che dovrebbe essere servizio, visione, impegno civile — si è trasformata, in troppi casi, in un grande acquitrinio dove si praticano ogni forma di illecito, clientelismo e corruzione.
Siamo immersi in una società dove la povertà educativa e la dispersione scolastica dilagano, specialmente nel Sud Italia, nel silenzio colpevole delle istituzioni pubbliche. È un disegno preciso, non una coincidenza: un popolo ignorante, privo di spirito critico, è un popolo più facile da controllare, da manipolare, da ridurre al silenzio.
L’analisi, pur stringata, è deprimente, ma proprio per questo motivo diventa urgente reagire. Occorre moltiplicare l’impegno nelle scuole, nei luoghi della formazione e della cultura, perché lì — e solo lì — si costruisce la coscienza civile.
Le ragazze e i ragazzi devono comprendere che esiste un orizzonte diverso, fatto di libertà, partecipazione, giustizia sociale e umanità condivisa.
Devono capire che quel futuro non si eredita, si costruisce. E che il loro compito, oggi, è quello di diventarne i protagonisti.





