Il sipario si alza su uno dei processi più attesi dell’area vesuviana: quello nato dall’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e dalle indagini serrate dei Carabinieri di Castello di Cisterna, che hanno disvelato un sodalizio criminale radicato a Somma Vesuviana, capace di fondere vecchie e nuove logiche camorristiche.
Al centro dell’indagine c’è un’alleanza inedita e pericolosa: il clan De Bernardo, alcune figure dei Mazzarella e il gruppo guidato da Clemente Correale, giovane emergente che aveva costruito una sua micro–organizzazione criminale con metodi spregiudicati e linguaggi da piazza, tra tatuaggi simbolici e idolatria sui social network.
Il parco Fiordaliso: la roccaforte del clan e la base del sistema criminale
Il parco Fiordaliso rappresentava una vera e propria fortezza operativa, storicamente controllata dal clan De Bernardo e da cui si muovevano – secondo gli inquirenti – anche elementi vicini ai Mazzarella.
In questo scenario si inserisce Clemente Correale, che si era legato sentimentalmente a Ivana De Bernardo (estranea all’inchiesta) e che aveva costruito un suo manipolo di fedelissimi, perlopiù minorenni, che lo seguivano e lo celebravano sui social.
Un tratto comune: il tatuaggio del numero 22, un marchio identitario.
Nell’organizzazione trovava spazio anche una nota pregiudicata già coinvolta in procedimenti legati al clan D’Avino, e figure riconducibili ai Bova, cognome ricorrente nelle cronache giudiziarie locali.
Dopo un primo rinvio, il processo riprenderà il 17 dicembre 2024, con 21 imputati accusati a vario titolo.
La figura ritenuta al vertice è Giovanni De Bernardo, nome storico della malavita di Somma Vesuviana, considerato dagli investigatori un raccordo strategico tra il territorio locale e il potere criminale dei Mazzarella.
Le accuse: associazione mafiosa, estorsioni e controllo del territorio
Le contestazioni della DDA sono pesanti:
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associazione di tipo mafioso, aggravata dal metodo camorristico,
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gestione delle piazze di spaccio,
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racket delle estorsioni,
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imposizione del pizzo ai commercianti,
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ripartizione degli introiti illeciti.
Gli atti descrivono un sistema gerarchico, disciplinato da regole interne, capace di muoversi con coordinamento militare e violenza sistematica per mantenere il controllo di:
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aree strategiche del paese,
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attività commerciali,
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flussi economici illegali.
La camorra “dei paesani” contro la camorra “dei napoletani”
Somma Vesuviana si conferma un territorio conteso tra due anime della criminalità:
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la camorra storica, radicata nei legami familiari e nelle logiche dei cosiddetti “paesani”,
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e la camorra metropolitana, aggressiva e strutturata, espressione dei grandi clan napoletani.
Un crocevia criminale dove vecchi equilibri e nuove ambizioni si scontrano, rendendo il paese uno dei punti più delicati della geografia camorristica dell’hinterland vesuviano.





