Ci sono artisti che non si limitano a mostrare: fanno respirare ciò che toccano. Luigi Stoisa è uno di questi. E la Galleria Raffaella De Chirico Arte Contemporanea ha scelto proprio lui per chiudere il 2025, con una mostra che già dal titolo sembra una supplica, un comando, un sussurro: Sentimi.
L’inaugurazione è fissata per martedì 2 dicembre, dalle 17 alle 20, nella sede milanese di Via Monte di Pietà 1A. Milano, con il suo passo veloce e il suo rumore costante, sarà costretta a fermarsi davanti alla materia che muta, vibra, s’inaridisce e poi riprende vita. Perché Stoisa non dipinge: ascolta la materia e le lascia fare ciò che vuole fare da millenni – cambiare.
Il catrame come cuore pulsante
Da metà anni Ottanta, Stoisa ha costruito una poetica che non ha paura dell’instabilità. Il suo materiale guida è il catrame, sostanza viva, nera, indisciplinata. Una materia che scivola, si ritira, si gonfia, si incrina. Una materia che non si lascia addomesticare.
Nelle opere esposte in Sentimi torna l’origine della sua ricerca: i dipinti materici, vibranti, duri come la vita, morbidi come una ferita appena aperta. Titoli che suggeriscono, punzecchiano, evocano mondi emotivi: Ti sento lontana, Ti amavo tanto. Parole che emergono dal nero come un richiamo da una stanza chiusa.
Qui il catrame non è un semplice elemento pittorico:
è presenza, è corpo, è linguaggio emotivo.
Diventa voce, lamento, memoria.
Accanto al catrame convivono olio e carboncino, e da questa convivenza nasce una tensione visuale che sembra il battito di un tormento. Le forme ridotte all’essenziale aprono spiragli di luce attraverso piccoli inserti di colore che graffiano il buio, come se cercassero di dire ancora qualcosa a qualcuno che non c’è.
Il cuore degli anni Ottanta, il cuore del dramma
La mostra si concentra sulle opere della fine degli anni Ottanta, il periodo in cui Stoisa mette in scena la materia come se fosse una voce che non vuole tacere. Questi lavori raccontano una relazione – forse amorosa, forse umana, forse universale – tramite la sola forza delle superfici.
Il nero domina, ma non comanda: lascia uno spazio minimo, essenziale, ai colori che irrompono come una frase detta a mezza voce.
È una storia d’amore che finisce, o forse che non è mai cominciata davvero.
Una storia di distanza, di rimpianto, di presenza liquida.
Chi è Luigi Stoisa
Nato nel 1958 a Selvaggio di Giaveno, in provincia di Torino, Stoisa vive e lavora nello stesso luogo in cui tutto è cominciato. Diplomato in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Torino, inizia negli anni Settanta a costruire una ricerca che diventerà inconfondibile.
Il suo debutto ufficiale arriva nel 1984 con una personale alla Galleria Tucci Russo, dove presenta Narciso: catrame e pittura insieme, un gesto che subito lo impone come una delle voci nuove più radicali della scena postmoderna italiana.
Ma la sua ricerca non è confinata alla tela:
attraversa scultura, terracotta, bronzo, installazioni, polimaterici, fino al disegno, che considera l’origine di ogni gesto, di ogni intuizione, di ogni desiderio artistico.
Sentimi non è una mostra da guardare: è una mostra da affrontare.
Da toccare con gli occhi, da ascoltare con la pelle.
Perché Stoisa non offre immagini: offre materia viva.
E quando la materia respira, nessuno può fingere di non sentirla.
Se Milano avrà voglia di ascoltare, questo dicembre si chiuderà con un respiro nuovo.
Nero, vibrante, ostinato.
Vivo.






