C’è un istante – quello in cui la porta della galleria si apre e la folla si lascia travolgere dal colore – in cui l’arte smette di essere oggetto e diventa accadimento.
È ciò che è successo ieri, 27 novembre, quando Feat.House ha inaugurato BadGirls, la nuova personale di Max Ferrigno, non curata da Laura Milani. Una scelta, questa, che è già dichiarazione politica: la cura non ha bisogno di un titolo, ma di uno sguardo che sa farsi responsabilità.
Torino, con i suoi cieli che sembra sempre promettano un temporale, ha risposto con una partecipazione ampia e trasversale: addetti ai lavori, collezionisti, curiosi, community. Tutti attratti da quelle donne che non chiedono scusa, né permesso.
Le BadGirls: quando l’identità prende fuoco
Le tele di Ferrigno sono un terremoto di colori acidi, saturi, sbilanciati come certe scelte di vita.
Le protagoniste sono donne tatuate, ribelli, autonome. Donne che rompono la gabbia del possibile e la trasformano in una pista d’atterraggio per una nuova identità.
I tatuaggi non sono ornamento, ma manifesto: libertà, resistenza, indipendenza.
Sono mappe di sopravvivenza, cicatrici che diventano epica.
Sono la memoria della battaglia e la bellezza della ferita che ha smesso di sanguinare.
Ferrigno le osserva, le ascolta, le lascia parlare.
«Percepire il desiderio di capire la mia narrazione – racconta – mi rende felice. È lì che il mio lavoro diventa limpido».
Basta questo per capire che ogni sua tela è un’azione, non un gesto estetico.
Una mostra “non curata”: la scelta che ribalta il sistema
Laura Milani, imprenditrice e manager culturale, ha deciso di non curare la mostra.
Un paradosso che è, in realtà, un rovesciamento del paradigma: la cura come gesto quotidiano, come responsabilità, come vulnerabilità.
«Le BadGirls – dice Milani – mostrano come i momenti di svolta siano attimi in cui il coraggio si fa largo. E all’improvviso, cambia tutto».
In un mondo che ancora fatica a concepire la fragilità come parte integrante della forza, queste parole cadono come una moneta d’oro nel silenzio.
Tra Tarantino, Rodriguez e Luc Besson: l’epica pop delle ribelli
Dentro BadGirls c’è un universo che respira cinema.
Le eroine di Ferrigno sembrano arrivate dritte da un set di Tarantino o Robert Rodriguez: pulp, ironiche, drammatiche, pericolosamente vive.
E poi c’è Nikita.
La donna che uccide per esistere, che cade e risorge senza chiedere distrazioni.
Una matrice che Ferrigno assorbe e rilancia con una sensibilità tutta sua, sospesa tra l’eroismo e la vertigine emotiva.
Non manca un respiro sudamericano, evidente soprattutto nel ciclo Sinibaldi: un sincretismo che ribalta la sacralità e sfiora la Santa Muerte, trasformando la donna botticelliana in un’icona di battaglia.
Il collezionismo torinese risponde: “Sì, vogliamo questo rischio”
Torino ha sempre avuto il passo dei visionari.
Anche questa volta non delude.
I collezionisti rispondono con entusiasmo a un’artista che non addolcisce il mondo ma lo apre, lo lacera, lo illumina senza pietà.
Le BadGirls entrano nelle case private con la stessa energia con cui scardinano gli stereotipi: senza bussare.
Feat.House: dove l’arte incontra l’impresa e genera possibilità
Feat.House si conferma uno dei luoghi più fertili della città: un laboratorio culturale, un Social Business Club, la casa del Venture Building, uno spazio dove l’arte non è mai sola e il pensiero non resta mai fermo.
Un progetto sostenuto dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, che continua a investire in traiettorie culturali capaci di essere, al tempo stesso, comunitarie e audaci.
Non si esce da BadGirls come si entra. Si esce con un brivido. Con una domanda negli occhi. Con quella sensazione, sottile e urgente, che il mondo non aspetti altro che un tuo passo avanti.
Le donne di Ferrigno non ci guardano: ci sfidano.
E mentre lo fanno, ci sussurrano una verità semplice e feroce:
La libertà non è mai stata una carezza. È una cicatrice che decide di brillare.





