“Mi stupisce che una persona intelligente come Elly Schlein non capisca che questa riforma gioverebbe anche a loro, nel momento in cui andassero al governo”.
Potrebbero sembrare parole di qualcuno che si oppone alla riforma della giustizia, o qualche moderato che magari non è così tanto d’accordo. Ma queste parole sono del ministro Carlo Nordio, ideatore e sostenitore di questa riforma (o così sembrerebbe). Queste parole le ha rilasciate in una intervista al Corriere della Sera e, in fin dei conti, ammette la realtà dei fatti: la riforma serve ad avere un potere sempre più forte e immune al controllo democratico e della magistratura. Ma non è solo lui.
Il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, che tanto era contento alla pronuncia di “approvata” al quarto passaggio arrivato in Senato della riforma, ha fatto diverse dichiarazioni più o meno contrarie. In un’intervista a Repubblica ha dichiarato:
“Giorgia non vorrebbe mai un assoggettamento dei pm al governo, che pure in altri Stati c’è. Se qualcuno anche solo lo prospettasse, in futuro, sarei ferocemente contrario”
E già qui è importante ricordare queste parole per un eventuale prossimo passaggio. Ma non finisce qui. Infatti prosegue con “la parte meno importante della riforma è proprio la separazione delle carriere”. Quindi, traducendo, stiamo provando a cambiare la Costituzione per un passaggio che è meno importante. Ma ancora non è finita.
Alla vigilia dell’approvazione definitiva del disegno di legge, all’uscito di palazzo Madama e interpellato dai giornalisti, La Russa ha risposto:
“Io personalmente sono stato tra gli artefici della separazione delle funzioni, che non separava le carriere ma rendeva, com’è tutt’ora, difficile il passaggio da una carriera all’altra. Per cui è giusta la separazione delle carriere ma forse il gioco non valeva la candela. Mentre invece l’aspetto dei due Csm è un tentativo, vediamo se riesce, di ridurre il peso delle correnti, non so se riesce”.
Quindi torniamo al punto di prima: già così come è adesso è giusto ed era il suo obiettivo. Ma allora cambiamo la Costituzione per un qualcosa che sia già giusto adesso e che per un’altra è un tentativo e si deve vedere come andrà? Addirittura afferma che si sta dando “troppa importanza a questa riforma”. E allora perché la state facendo?
Ma non sono solo loro due, il guardasigilli e il Presidente del Senato, dubbiosi sulla riforma.
Già a marzo il sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro, aveva mostrato le sue perplessità sulla riforma in una intervista a Il Foglio ed era stato pubblicato pure un audio.
“Dare ai pubblici ministeri un proprio Csm è un errore strategico che, per eterogenesi dei fini, si rivolterà contro”,
ha dichiarato il sottosegretario.
“I pm, prima di divorare i politici, andranno a divorare i giudici. L’unica cosa figa della riforma è il sorteggio dei togati al Csm, basta”.
Per il sottosegretario di Fratelli d’Italia,
“c’è un rischio nel doppio Csm. O si va fino in fondo e si porta il pm sotto l’esecutivo, come avviene in tanti Paesi, oppure gli si toglie il potere di impulso sulle indagini”.
Delmastro, secondo il giornale, appare poco convinto anche su un altro punto fondamentale della riforma costituzionale pensata dal ministro della Giustizia del suo governo, ovvero l’istituzione di un’Alta corte disciplinare. E non solo. Sempre durante il colloquio ha anche aggiunto:
“Nella mia persona convivono entrambe le pulsioni, sia quella garantista che quella giustizialista, a corrente alternata secondo le necessità”.
Proverà poi a smentire ma, come dicevamo, verrà pubblicato l’audio che lo incastra.
Ci sarebbero altre dichiarazioni di esponenti di maggioranza e governo che sono perplessi su questa riforma, ma ci limitiamo a pubblicare queste che sono già abbastanza importanti perché vengono da chi si pensa sia l’ideatore della riforma, dal ministro e dal Presidente del Senato.
Questa riforma è stato il cavallo di battaglia politico, negli ultimi 30 anni, di Silvio Berlusconi e di Forza Italia e rientrerebbe in un accordo più ampio nella maggioranza per governare insieme:
- riforma della giustizia a Forza Italia;
- premierato a Fratelli d’Italia;
- autonomia differenziata alla Lega.
Calcolando che le ultime due sono ferme, una bloccata dalla Corte Costituzionale e l’altra arenata in Parlamento, solo quella sulla giustizia è stata portata avanti. Qualora dovesse passare il SI è l’unico cavallo di battaglia delle grandi riforme che sia stato portato al termine dal governo; qualora passasse il NO nessuna delle grandi riforme del governo Meloni, gridate e risuonate in campagna elettorale, troverebbe la luce. E allora, per non fare brutta figura, pur essendo contrari alcuni esponenti di maggioranza si tacciono e votano a favore.
Nel frattempo la campagna referendaria è iniziata con i vari comitati per l’una e l’altra possibilità di voto in un referendum confermativo, e quindi senza quorum, e che porterà alla vittoria chiunque arrivi un voto avanti l’altro.
Ma la domanda rimane la stessa:
perché modificare la Costituzione per un falso problema se nemmeno tutti voi che l’avete ideata e creata ci credete?





