Mauro Esposito, testimone di giustizia. E’ stato premiato come Testimone del nostro Tempo alla IV edizione del premio nazionale Lea Garofalo. Quanto è importante oggi parlare di queste tematiche nelle scuole?
E’ di fondamentale importanza. I giovani sembrano essere molto più interessati e mostrano molta più sensibilità degli adulti sui temi della legalità. La solidarietà che ricevo dai ragazzi a me arriva in modo più autentico.
Cosa significa oggi essere un testimone di giustizia soprattutto in terra di ‘ndrangheta?
E’ molto complicato. Chi denuncia purtroppo rimane solo, abbandonato molto spesso dalla società civile che non capendo preferisce allontanarsi e anche dallo Stato che invece sfrutta la vittima promettendogli di rispettare e far rispettare leggi che tutelano i diritti di chi ha deciso di denunciare, ma poi sparisce. Il problema è che lo Stato è un entità astratta che non si riesce a identificare in un preciso soggetto, quindi tutti riescono a giustificare la loro assenza ritenendosi estranei alla tua vicenda che dovrebbe essere trattata e curata da qualcun altro che nessuno riesce mai a identificare.
La vita del Testimone di Giustizia è davvero dura e in continua salita, piena di ansie e incertezze a cui si aggiunge anche molto spesso la paura.
Da tempo, ormai, denunciamo che il testimone di giustizia è poco ascoltato e poco protetto. E’ così anche per lei?
Ovviamente si!!!! In verità alcuni ti ascoltano ma finisce li. Nessuno decide di prendere in considerazione la tua situazione e risolverla. Il Testimone di Giustizia deve sempre giustificare che la sua integrità morale non è mai venuta meno e il suo livello di “purezza” non è mai stato richiesto a nessuna carica dello Stato. Neanche al Presidente della Repubblica. Ma nel momento che comunque riesci a dimostrare di non avere alcuna macchia ti bloccano su aspetti burocratici davvero incredibili che si moltiplicano man mano che dimostri l’assurdità dei precedenti. E’ una battaglia senza fine. Denunciare la ‘ndrangheta è stata una passeggiata di salute in confronto.
Ad oggi qual è il suo rapporto con chi dovrebbe ascoltarla e proteggerla? Parlo di commissione antimafia, servizio centrale di protezione, commissione ex art.10
Purtroppo la Commissione antimafia non sono mai riuscito a incontrarla nonostante abbia in più occasioni richiesto e palesato la mia necessità di essere sentito. Credo che sia un diritto che non dovrebbe mai essere negato, magari porterebbe a un nulla di fatto, ma darebbe la possibilità alla vittima, a questa vittima, di chiarire aspetti che le sole sentenze non sono in grado di chiarire. Io sono certo che nessun componente della Commissione Antimafia sappia che io sono stato condannato in sede civile con una legge di Mussolini abrogata 16 anni prima e che i vincitori di questa causa 6 mesi dopo sono stati arrestati. Io credo che altresì nessuno di loro sappia che i “reati fini” per i quali i miei estorsori sono stati assolti derivano da difetti di imputazione e errori di procedimento.
Questi aspetti sarebbe bene che venissero chiariti e mostrati con atti ai componenti della Commissione Antimafia e forse gli uffici preposti alla nostra tutela e al risarcimento dei danni sarebbero più garantiti nello svolgimento del loro lavoro.
Perché, secondo lei, il testimone di giustizia è sempre lasciato da solo?
Non sono in grado di chiarirlo. Comunque ricordiamoci che dopo la Procura della Repubblica le Forze dell’ordine e la magistratura Giudicante, che svolgono a mio avviso un lavoro eccellente, tutto passa negli uffici ministeriali e prefettizi dove troppo spesso ci scontriamo con il burocrate del caso che come in ogni altra occasione che contrappone cittadino e P.A. genera delle complicazioni e delle lungaggini ingiustificate e prive di ogni senso. Ci vorrebbe una riforma della legge Bassanini per riequilibrare le forze all’interno della macchina pubblica. Poi credo che anche parte della politica non abbia tutto quell’interesse a tutelare una manciata piccola di persone che tutto sommato non garantiscono chissà quale vantaggio alla loro causa (in termini di voti)
Cosa servirebbe oggi per sconfiggere le mafie? Sempre se ci sia la volontà
Servirebbe una maggior coscienza collettiva e un maggior coinvolgimento di tutte le parti sociali. Purtroppo non vedo mai nessuno scioperare per questi temi. Se tutti quelli che ci stimano e che ce lo dimostrano nelle nostre comparsate pubbliche, scendessero in piazza insieme a noi e organizzassimo una manifestazione pubblica nazionale forse anche la politica capirebbe che questo è un argomento importante e che interessa molti cittadini che domani andando a votare potrebbero essere persuasi da un interessamento di quella o dell’altra parte.





