L’Ecuador sta vivendo un anno travagliato per la democrazia e le istanze sociali, mesi giunti dopo gli anni del golpe giudiziario contro il presidente Rafael Correa. Il mese scorso il secondo turno delle elezioni ha designato il nuovo presidente.
Cosa sta accadendo nello Stato latinoamericano non sembra interessare nel fu BelPaese, totale silenzio su quanto accaduto e sta accadendo. Quella zona del mondo è visto solo come meta esotica per borghesi vacanze o come magazzino fornitore di banane e altre merci. Uno sguardo neocolonialista, capitalista, razzista, occhi solo e soltanto rapaci del resto del mondo. L’America Centrale è uno dei luoghi del mondo in cui dall’Europa Occidentale (Italia in vetta) le “brave persone” borghesi di buona famiglia si sentono autorizzati a perpetrare di tutto disconoscendo dignità, diritti, umanità, turismo pedofilo in primis.
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Area del mondo che gli Usa continuano a considerare “cortile di casa” in cui manovrare, massacrare, devastare, cercare di rovesciare ogni processo democratico. Manovre e golpe a cui l’Europa occidentale non è estranea. È accaduto fin troppe volte in passato, sta accadendo in Ecuador dal 2018. Quando il presidente legittimo Rafael Correa fu colpito da un golpe giudiziario iniziato con l’arresto del vicepresidente Jorge Glas. In Ecuador sono aumentate le violenze, sullo scenario sociale sono comparse favorite e sostenute organizzazioni mafiose mentre corruzione e narcotraffico dilagano.
Questo il quadro che abbiamo denunciato in un nostro articolo del 15 maggio scorso, disponibile qui https://www.wordnews.it/ecuador-in-parlamento-giudizio-politico-contro-il-narcogoverno-golpista, con la pubblicazione di una videointervista curata del Movimento Internazionalista Bolivariano (MIB) al leader indigeno Angel Tipatuna.
Nei giorni scorsi il MIB è tornato a raccontare cosa sta accadendo in Ecuador. “Ecuador, una nuova democratura” il titolo della videointervista a Jury Cardenas, coordinatrice del Centro-Sud del Movimiento Revolución Ciudadana (RC), movimento politico ecuadoriano, e Gabriel Caisalentin, attivista sociale ecuadoriano che riproponiamo nella copertina di questo articolo.
