Appuntamento alle 15:00 davanti la facoltà di giurisprudenza a Palermo; partenza alle 15:30 gridando a gran voce
“Resistenza libera”.
Un fiume di gente, circa un migliaio, sfilano tra le strade di Palermo per ricordare quei morti che 32 anni fa segnarono l’inizio di un biennio tragico per il nostro Paese. Tanti, nelle inutili commemorazioni, nemmeno ricordano i loro nomi: sono i giudici Giovanni Falcone e Francesca Morvillo sua moglie; gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani (addirittura ancora oggi al tg2 sbagliano nome).
Prima di partire un flash mob per ricordare le manganellate dell’anno scorso, proprio il 23 maggio, con la scritta in un cartello:
“Pres Meloni i vostri manganelli non garantiscono ordine pubblico ma sono abusi di potere”.
Da lì il via al corteo.
Sono diversi gli interventi fatti al microfono dove si chiede la fine delle guerre, del genocidio; la richiesta di verità e giustizia per la strage di Capaci, contro tutte queste susseguirsi di riforme che minano il lavoro di chi giornalmente lotta le mafie. Ad un certo punto si aggrega per qualche minuto al corteo la segretaria del Pd Elly Schlein, giusto il tempo per qualche foto, video e per una becera propaganda social; infatti la ritroveremo sotto l’albero Falcone per il minuto di silenzio. Si contiua a sfilare, urlano
“fuori la mafia dallo Stato” “fuori lo Stato dalla mafia”,
in effetti sarebbe più giusto. Si canta , si urla e continuano gli interventi. Si arriva all’incrocio di via Notarbartolo dove l’anno scorso è successo tutto ma quest’anno, per fortuna, non si trova nessun cordone e nessun agente in tenuta antisommossa.
Qui l’intervento di Jamil El Sadi, di OurVoice e tra gli organizzatori del corteo:
“In dodici mesi non c’è stato nessuno da parte delle istituzioni che è stato in grado di dirci perchè (il riferimento è alla manganellate dell’anno scorso), eppure abbiamo saputo da Repubblica, con un articolo di febbraio 2024, che a dare l’input di fermare il corteo sia stata la Fondazione Falcone e il sindaco Lagalla. Se questo dovesse essere vero, sarebbe il più grande tradimento alla memoria dei martiri della strage di Capaci”.
E da lì l’intonazione “Vergogna, vergogna”. Il corteo avanza lentamente verso l’albero Falcone; ad un certo punto si scioglie e arriva a qualche decina di metri dal palco montato e da dove Maria Falcone e l’ex magistrato Pietro Grasso leggono i nomi dei morti delle due stragi seguito dal silenzio.
Appena finito subito si alza un coro:
“Noi Dell’Utri, Cuffaro, Lagalla e Schifani non li vogliamo” “Fuori la mafia dallo Stato”.
Di tutto canto la risposta di Maria Falcone dal palco è:
“Sta arrivando un corteo molto movimentato. Quello che non capiscono è che il nostro unico obiettivo è ricordare Giovanni Falcone: chi è qua deve solo chinarsi alla memoria di chi è morto 32 anni fa”.
Tra l’altro lei non poteva dire altrimenti ma i giovani non ci stanno: vogliono verità e giustizia senza “Ipocrisie di Stato”.
foto di Antonino Schilirò
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