Irrompe, esonda e dilaga la violenza. Sulle infinite autostrade del web – a partire da telegram, tiktok e instagram in cui abbondano traffici e criminali di ogni tipo – e negli angoli più diversi delle città italiane. «La società si è assuefatta alla violenza – denunciò Anna Bosco, assessore alle politiche sociali del comune di Vasto oltre un anno fa quando in città la violenza entrò nel cortile di una scuola – di qui la necessità far emergere quel “sommerso di violenze” che spesso si consumano nel silenzio e solo in questo modo si può giungere alla denuncia, che costituisce il mezzo principale per smantellare questo universo celato. Inoltre l’umiliazione delle vittime, le immagini riprese con video sono uno scenario relativamente nuovo, che ha acquisito straordinaria rilevanza negli ultimi anni. I lividi passano, ma i filmati restano».
Maranza, baby gang, branco, sono termini che quasi quotidianamente raccontano episodi di cronaca. E l’età media si abbassa, sempre più sono coinvolti ragazzini alle soglie dell’adolescenza. Una generazione ferita da una parte dell’infanzia negli anni della pandemia, della didattica a distanza, del distanziamento sociale oggi sembra trovare nella violenza la sua espressione. Alcol, maleducazione, violenza, schiaffi, coltellini che sbucano improvvisi, sono la quotidianità di alcuni giovanissimi – nell’età della scuola secondaria di primo grado o al massimo dei primi anni della scuola secondaria di primo grado – anche nel centro e non solo di Vasto. Gruppi sparuti, pochi ragazzi, che preoccupano gli adulti e i loro coetanei. Sono una piccola minoranza ma la loro presenza è ben visibile. Ed interroga gli adulti, le istituzioni, la scuola. Questi ragazzini, poco più che bambini, rischiano di diventare i criminali di domani il timore espresso, con amarezza, un genitore vastese il cui figlio li ha visti in azione. Tornando a casa terrorizzato.
Vasto è una città ha visto, poco più di un anno fa, un branco entrare all’interno di un istituto tecnico per aggredire di fronte a centinaia di studenti sgomenti. «Occorre implementare misure di sicurezza più efficaci, ma soprattutto collaborare strettamente con le scuole per garantire un ambiente educativo sicuro» sottolineò l’allora assessore all’istruzione Anna Bosco.
Tante sono le segnalazioni anche nelle ultime settimane. Una signora anziana è stata travolta da ragazzini su bici elettriche, rischiando di ferirla in modo grave, in una piazza di Vasto. Nei dintorni di Palazzo D’Avalos c’è chi ha visto gruppi di ragazzine prendersi anche a schiaffi. Nei pressi del parcheggio multipiano ad un ragazzo è stato rubato un uovo di Pasqua trovato, poco dopo, calpestato e distrutto. Sono episodi che accadono nel cuore della città, ferito e danneggiato da bulli e vandali. Una ristoratrice, il cui locale si trova a due passi dalla residenza municipale, nelle scorse settimane dopo l’ennesimo atto vandalico tramite il suo legale, l’avvocato Francesco Bitritto, ha espresso tutto il suo scoramento ed esasperazione. E accadono nelle periferie, alle porte della città. Sono anni che i residenti del popoloso quartiere San Paolo, nota come zona 167, denunciano di sentirsi abbandonati, di vedere trascurata un’area importante della città. Non bastano alcune panchine, lasciate poi lì (frutto di progetti che a quanto pare dovevano essere così lunghi negli anni che i cittadini già non si ricordano quanti anni son passati dall’ultimo passo) e riparate solo dopo alcuni nostri articoli e forti rimostranze dei cittadini, non basta ricordarsene solo in occasioni particolari. E se in centro parliamo solo di stupida e vigliacca violenza qui si va anche oltre. Dal parchetto intitolato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino a diversi angoli irrompe lo spaccio, quasi alla luce del sole e fiorente, e non solo. I giovanissimi di oggi rischiano di diventare, senza prospettive e con solo la violenza davanti, i delinquenti di domani. Quando si aggiungono reati commessi alla luce, diffusione di droghe di ogni tipo, vi lasciamo immaginare quale futuro potrebbe arrivare. I giovani e giovanissimi non sono solo paroloni da mettersi in bocca ad intermittenza e convenienza, non sono “politiche” utili ad altro. Una politica che sia degna di esser tale, istituzioni che sono tali e non altro ascoltano ed intervengono, si preoccupano e non lasciano indietro nessuno, non trascurano e progettano realmente.
«A Vasto i nostri ragazzi devono sentirsi al sicuro: uscire in piazza, prendere un gelato, stare con gli amici senza paura dovrebbe essere normale e invece, gruppi di ragazzini conosciuti li bullizzano, li spaventano, a volte li aggrediscono, non è una ragazzata, è violenza e va fermata» è l’appello lanciato da un cittadino vastese nei giorni della Pasqua, rivolto soprattutto alle istituzioni locali. «Episodi di bullismo e comportamenti violenti destano preoccupazione e non possiamo ignorarli» ha sottolineato l’assessora Anna Bosco che ha raccolto, prendendo immediatamente posizione, la denuncia e il grido d’allarme. «Parlarne è fondamentale. Come amministratori, genitori, educatori e cittadini dobbiamo avere il coraggio di guardare in faccia il problema e costruire insieme risposte concrete. Ogni ragazzo ha il diritto di sentirsi al sicuro, sempre» ha sottolineato senz’indugio la delegata alle politiche sociali della giunta Menna. Impegni importanti, doverosi, da cui nessuno dovrebbe disertare, in una città in cui – come già abbiamo sottolineato nelle scorse settimane riferendoci proprio a palazzi e politicantesimo – su tanto tutti sanno ma nessuno parla, in cui tutti sanno tutto ma nessuno afferma di sapere, in cui impazzano il jukeboxismo, la strumentalità, il tirare a campare, il mollare sempre ogni incombenza ad altri, in cui vige il ponziopilatismo, l’amichettismo e tanto altro.
«Come Assessora alle Politiche Sociali del Comune di Vasto, voglio rassicurare le famiglie, la questione è già all’attenzione dell’Amministrazione e ci stiamo attivando concretamente per affrontarla – ha dichiarato la delegata della giunta Menna – credo fermamente che la sicurezza e la serenità dei nostri ragazzi non siano un dettaglio, ma una priorità assoluta: i luoghi della socialità, le piazze, i parchi, il centro storico, devono tornare ad essere spazi di libertà e incontro, non di paura».
«Serve la collaborazione di tutti, famiglie, scuole, servizi sociali, forze dell’ordine e, soprattutto, dei ragazzi stessi: fare rete è l’unica strada per prevenire, educare e intervenire – ha sottolineato la delegata alle politiche sociali e all’inclusione raccogliendo l’appello e l’allarme lanciato nei giorni scorsi – il Comune è pronto a fare la sua parte e lo faremo ascoltando, vigilando e costruendo risposte concrete».




