Strage di Sant’Anna di Stazzema: la sentenza che ha restituito giustizia dopo sessant’anni
Il 12 agosto 1944, nel piccolo paese toscano di Sant’Anna di Stazzema, si consumò uno degli eccidi più efferati della Seconda guerra mondiale in Italia: 560 civili inermi, tra cui oltre 100 bambini, furono barbaramente uccisi dalle truppe naziste delle SS Panzergrenadier Division “Reichsführer-SS”.
Nel 2002, dopo il rinvenimento dei fascicoli contenuti nel cosiddetto “armadio della vergogna”, si aprì il processo presso il Tribunale Militare di La Spezia. La sentenza definitiva, pronunciata nel 2005 e confermata in appello nel 2006, ha riconosciuto la piena responsabilità penale di dieci ex militari delle SS, tutti condannati all’ergastolo in contumacia.
Tra questi:
-
Gerhard Sommer (capitano),
-
Alfred Schöneberg,
-
Georg Rauch,
-
Alfred Concina,
-
Karl Gropler,
-
Horst Richter,
-
Heinz Fritz Lauterbach,
-
Ludwig Göring,
-
Alfred Mathias Concina,
-
Werner Bruhns.
La Corte ha scritto con chiarezza che si trattò di “una strage deliberata e pianificata”, senza alcuna motivazione militare immediata, ma inserita in una logica di terrore e punizione collettiva contro la popolazione civile. Il Tribunale ha accertato che l’azione delle SS fu “compiuta con estrema ferocia, senza pietà, con la consapevolezza di colpire civili inermi, anziani, donne e bambini”.
La motivazione della sentenza precisa che:
“Il comportamento degli imputati […] non può essere in alcun modo giustificato da ordini superiori, configurandosi invece come adesione personale a un contesto criminale ideologicamente motivato”.
Il processo ha avuto una portata storica e simbolica enorme, pur non portando all’incarcerazione di nessuno degli imputati, mai estradati dalla Germania. Tuttavia, è stato un momento cruciale per la memoria collettiva: ha permesso di ascoltare le testimonianze dirette dei sopravvissuti, di ricostruire i fatti in modo documentato e autorevole, e soprattutto di riconoscere ufficialmente la responsabilità criminale di chi aveva agito con disumana violenza.
La parte civile – costituita da associazioni delle vittime, ANPI e familiari – ha avuto un ruolo decisivo nel tenere viva la memoria e nel pretendere giustizia per un orrore troppo a lungo ignorato.
Oggi, Sant’Anna di Stazzema è un luogo sacro della memoria. E questa sentenza ne è il pilastro giuridico e morale. Perché non può esserci riconciliazione senza verità, né pace senza giustizia.





